giovedì 2 novembre 2017

Venti di verità - 8^ puntata - di Mauro Bertoli



Pochi minuti dopo arrivò sua madre.
« Cosa ti è successo?» gli chiese preoccupata mamma Serena, sedendosi a suo fianco.
Lui le raccontò la dinamica dell’infortunio subito in allenamento.
« Cavolo… che sfortuna tesoro mio… proprio ora che stavi reagendo. Dai, vedrai che non è nulla di grave».
Sua madre non sbagliò.
Il dottore, poco dopo aver effettuato i raggi alla caviglia, infiammata e gonfia, diede il verdetto.
« Per tua fortuna, ragazzo, non è rotta, è solamente una fortissima distorsione. Non potrai mettere il piede in campo per almeno un mese, poi lentamente potrai riprendere a camminare, senza ap­pesantire troppo il piede» aggiunse, serio.
Daniele guardò sua madre come per domandarsi se per lui fosse finita la stagione. La risposta glie la diede il medico.
« Se non erro la stagione finisce tra due mesi e mezzo, giusto? Se avrai pazienza potrai tornare a giocare in squadra per l’ultimo mese. Buona fortuna ragazzo».
Non ebbe altra soluzione che, con pazienza, osservare le partite in tribuna con i suoi amici.
La sua squadra gli diede grandi soddisfazioni: vinsero le successive partite, una in casa e una in trasferta, e pareggiarono la terza, nuovamente in trasferta.
In classifica settimana dopo settimana, distaccarono il Frantinate di cinque punti e videro il sogno della promozione sempre più vicino.
Settimana dopo settimana stette ben attento a non affaticare la caviglia. Salì sulle tribune per tifare la sua squadra e commentò ogni azione con Andrea, fino al fischio dell’arbitro che decretò il pari nella sfida più noiosa di quella stagione.
Pian piano, il giorno seguente, per colpa delle stampelle che il dottore gli aveva ordinato categoricamente di usare, ripercorse il solito tragitto che separava la fermata del bus dal liceo; appena arrivò davanti ai cancelli venne accolto con le solite grida.
In mezzo, i suoi amici più stretti, avevano preparato un altro striscione che recitava “solo una di­storsione poteva bloccare il tuo piede, ma torna presto e riconquista l’attacco. È LA CURVA CHE TE LO CHIEDE!”
Rilesse compiaciuto lo striscione, poi si fermò a parlare con loro. Mentre commentava nuovamente l’ultima partita con Andrea una mano lo toccò sulla spalla.
Era Celeste, una sua compagna di classe, che gli fece cenno di seguirla verso l’angolo dell’edificio scolastico.
Salutò il suo amico e, lentamente, girò l’angolo.
« Cos’hai Celeste? Perchè mi hai fatto venir qui?»
Celeste era una delle ragazze più belle della classe; alta e snella, capelli riccioli e ben curati, indos­sava sempre vestiti molto sensuali. Quel giorno portava una gonna particolarmente corta e, solo ora ci fece caso, pure un filo di lucidalabbra.
« Ma...»
« Non parlare Dany… quella stupida non ti merita. Sono mesi che fa la preziosa e ora sei libero, fi­nalmente».
Non riuscì a far mente locale e capire quello che da li a poco sarebbe accaduto, che lei lo tirò a se e gli diede un bacio in bocca.
Fu così improvviso che solo pochi istanti dopo riuscì a staccarsi e a reagire.
« Ma sei pazza, Celeste? Ma da quando ti piaccio?» le chiese, stupito e sconvolto allo stesso tem­po.
« Non ti è piaciuto il bacio? Non mi dire che non ti piaccio almeno un pochino...» disse, con voce melliflua e incantatrice, ma lui era tutto tranne che ammaliato.

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