Emozioni ieri, oggi, domani…. Le storie di una vita... Tutte da leggere...
martedì 24 aprile 2018
Signorina. 16° puntata di Silvia Bucchi.
Luca la condusse in un vicolo isolato.
" Non puoi condannarmi prima di avermi ascoltata." Il tono di Ilaria era glaciale mentre pronunciava quelle parole.
"Hai tentato di uccidere una persona e non hai avuto nemmeno il coraggio di essere sincera. Ho dovuto scoprire tutto da quella che fino a ieri consideravo una bambina viziata. Dovevi vedere con quanta soddisfazione mi dimostrava che non conoscevo affatto la persona di cui mi ero innamorato. La verità è solo questa: ignoro chi tu sia davvero." Il maggiordomo aveva decisamente perso la sua glaciale calma, a dimostrazione che nel suo corpo scorreva anche del sangue e non era solo l'umile servitore, spesso invisibile, del conte e delle sue ospiti.
"Ero solamente una sorella disperata, che aveva assistito per settimane all'agonia di una delle persone che più amava al mondo, dell'unico membro della sua famiglia che ancora le restava. Il tuo padrone è il responsabile di quanto è accaduto a mia sorella. E la cosa peggiore è che la società e la scienza lo difendono. Ho compreso il motivo per il quale hai deciso di non combattere per la nostra Patria. Lo hai fatto per tua madre. Quando si ama qualcuno si farebbe qualsiasi cosa per lui." Ilaria stava per andarsene, quando la voce del maggiordomo la fermò.
"Raccontami la storia di tua sorella." le chiese, con un tono leggermente più dolce, guidandola verso una panchina situata nelle vicinanze.
"I nostri genitori erano piuttosto benestanti: mio padre era un insegnante e mia madre una pasticcera. Io avevo seguito entrambe le loro passioni. Ero una maestra e aiutavo mia madre nel suo mestiere, quando avevo del tempo libero. Ero anche fidanzata, come ben sai. Ma la situazione di mia sorella Angela era decisamente diversa. Lei era speciale e spesso sembrava una bambina. Parlava con amici immaginari, viveva in un mondo tutto suo. In paese tutti si erano accorti di questo ma lo tolleravano, limitandosi a definirla solamente una persona stramba. Fino a quando non si trasferì vicino a noi una famiglia borghese, i Ferrari, che aveva un legame di amicizia con i Montedoro. Angela si conquistò rapidamente la loro antipatia. Ebbe un lieve litigio con il rampollo di quella famiglia, che era un bambino. Il destino volle che rimanessimo sole: una febbre ci privò dei nostri genitori. Persi il mio lavoro da maestra a causa dell'influenza dei Ferrari. Riuscirono a ridurre il numero dei clienti della pasticceria di mia madre e infine fecero rinchiudere Angela nel sanatorio mentale del loro amico Montedoro. Ci misero davvero poco a convincere i nostri compaesani del fatto che mia sorella fosse un pericolo per la collettività. Lei però era sempre stata innocua e parecchio dolce. Era capace di regalare piccoli frutti o dei fiori al fornaio o alla signora dell'emporio. Queste sue stranezze però furono tutte prove che Montedoro usò contro di lei per internarla. La sua vita divenne un vero inferno. In quel manicomio i malati venivano seviziati, legati, immersi prima in acqua gelida e poi in quella calda. Angela entrò in quella struttura piena di vita e finì per diventare una larva che vegetava su di una sedia a rotelle, con lo sguardo spento e perso nel vuoto. Al dolore di vederla in quello stato si aggiungeva anche la beffa del conte che mi spiegava i miglioramenti di Angela, che ogni giorno diventava più debole. Un anno dopo il suo ingresso in manicomio mia sorella morì. Montedoro definì la sua morte un effetto imprevisto della sua cura, che comunque aveva dato, a suo dire, degli ottimi risultati su mia sorella. Ho provato l'impulso di ucciderlo ma non ho premuto quel grilletto. Non sono come il conte. Non sono un'assassina." Gli occhi di Ilaria si riempirono di lacrime e Luca la abbracciò con forza. "Ti credo" le disse.
Il giorno dopo la pasticceria era quasi deserta e Ilaria ne approfittò per osservare con attenzione Rosa, la nuova aiutante. La ragazza era taciturna e sembrava sempre spaventata. Sembrava sempre alla ricerca di un posto dove rintanarsi e con il suo passo felpato, spesso riusciva a passare inosservata. La giovane però era sempre gentile con Ilaria, alla quale rivolgeva sempre un sorriso.
In quel momento in negozio entrò un uomo in uniforme. Era un Capitano dei Carabinieri. Si avvicinò a Ilaria e le rivolse la parola con una durezza che fece sussultare Rosa, che corse a nascondersi in cucina. "Signorina Moretti, sono il Capitano Fontana e vorrei scambiare qualche parola con lei."
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RispondiEliminaMi fa piacere che Luca e Ilaria si siano chiariti <3