Maria
si avvicinò al frigorifero e prese una lattina di Coca Cola che
aprì. Infilò la cannuccia, si avvicinò al tavolo da pranzo che era
nell’attiguo tinello, si mise seduta ed iniziò a bere con gli
occhi fissi sul manuale per superare i test di ingresso alla Facoltà
di Medicina.
Poco
dopo sua madre entrò in casa con enorme mazzo di fiori, girasoli per
la precisione. La donna raggiunse la figlia in tinello. e sorrise un
poco contrariata.
“Hai
appena finito di preparare la maturità e sei di nuovo con la testa
china sui libri? Tesoro mio dovresti essere al mare. Mi ricordo che
dopo la mia maturità, venti minuti dopo aver visto i quadri, ero
corsa subito ad Ostia per arrostirmi sotto al sole.” Sospirò
Tiziana.
Maria
si alzò e abbracciò sua madre. Tiziana aveva cresciuto sua figlia
praticamente da sola perché suo marito Marco era morto quando la
loro bambina aveva otto anni. Da allora senza mai lasciarsi andare
allo sconforto la signora De Luca aveva svolto il ruolo di madre e di
padre. Maria la amava anche per questo, perché era stata la sua
roccia in quei dieci anni senza il suo papà. E proprio per onorare
Marco De Luca che la ragazza aveva preso la decisione di diventare un
medico come lui.
“Questi
sono per te, amore mio. I tuoi fiori preferiti per festeggiare il tuo
grande successo.” Sorrise Tiziana baciando sua figlia sulla
guancia.
Per
tutta risposta la giovane abbracciò la madre, baciandola a sua
volta.
Andrea
aprì la porta di casa e rimase stupito nel vedere i suoi genitori
seduti in salotto. Lo stavano aspettando e sembravano tesi come il
filo di un arco sul punto di scoccare una freccia. Le loro facce
erano ceree e il figlio non riusciva a spiegarsene la ragione.
Infondo aveva superato la maturità anche se con un voto scarso. “E’
morto qualcuno? La nonna Wanda si è sentita male?” domandò.
“Mia
madre sta benissimo, tranquillizzati e siediti.” Lo esortò Matteo
mentre Diana, la madre di Andrea, tentava di abbozzare un sorriso.
I
suoi genitori avevano preparato del tè e comprato i dolci nella
pasticceria dietro l’angolo e quella atmosfera di finta serenità
stonava con i loro volti seri.
Andrea
si sedette sul divano di pelle bianca, afferrò un pasticcino e lo
mangiò in un solo boccone mentre tentava di farsi coraggio. I
genitori erano immobili davanti a lui.
“Dobbiamo
dirti una cosa importante. Abbiamo rimandato anche troppo una
decisione che dovevamo prendere da anni.” Sospirò Diana. Il tono
di voce era esausto come se avesse partecipato ad una lunga e dura
maratona.
“Quello
che tua madre vorrebbe dirti è che abbiamo deciso di separarci. Non
ci amiamo più da anni e da molto tempo dividiamo pene e tradimenti
reciproci. Abbiamo aspettato che tu crescessi, che diventassi
abbastanza maturo. Sei un uomo ormai, Andrea. Tra poco andrai via di
casa per percorrere la tua strada e anche io e tua madre vorremmo
fare lo stesso.” Spiegò Matteo.
Andrea
li osservava con gli occhi fuori dalle orbite. Si sentiva perso e non
riusciva ad accettare che quella situazione riguardasse anche lui.
Non si sentiva un uomo e nemmeno una persona matura ma solo un
diciottenne che dopo la fatica della maturità doveva fare i conti
con un nuovo scoglio, ancora più alto da superare. Osservava i
genitori in silenzio sperando che fosse solo un incubo e di potersi
risvegliare nel suo letto.
“Amore,
io e papà prenderemo strade separate però tu sarai sempre la nostra
priorità e la persona più importante della nostra vita. Non dovrai
mai avere dei dubbi su questo.” Diana era preoccupata per il lungo
silenzio del figlio.
Andrea
in quel momento comprese che, non solo tutto quello che stava
accadendo non era un sogno ma anche che il divorzio dei genitori
riguardava lui, che tutto questo stava succedendo proprio a lui. Il
giovane si alzò dal divano con impeto e colpì con forza il tavolo
facendo cadere a terra il tè e i pasticcini.
“Ma
che cavolo significa tutto questo? Vi separate e pensate di dirmelo
subito dopo la mia maturità? Ma che caspita di mostri siete? Siete
pazzi...” Andrea uscì di casa come una furia, calpestando i cocci
della teiera e i pasticcini. Non sentì nemmeno le parole dei
genitori che lo supplicavano di tornare indietro.
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