QUALCHE ANNO DOPO...
Valentina aprì lentamente gli occhi, il dolce risveglio cullato dal Valzer
di Johann Strauss, come ogni mattina. Sbadigliò e si sedette, stiracchiandosi
rilassata, grata per quanto la vita fosse stata generosa con lei. Aveva dovuto
rinunciare alla ginnastica artistica da ragazzina e quello era stato il colpo
più duro che il Destino le avesse mai inflitto, ma poi... Beh, tutto era
cambiato. La sua vita era cambiata. Si era trasformata in una fiaba
meravigliosa, in cui il vissero per sempre felici e contenti era all’ordine del
giorno. Sorrise, nel vedere suo marito sulla soglia della camera, che, come
ogni mattina, la fissava rapito e ammaliato. Lo sguardo da pesce lesso
innamorato.
“Buongiorno, amore”, la salutò dolcemente, entrando.
“Buongiorno a te, amore”, ricambiò lei, ancora rilassata per la serena
dormita.
Lui si sedette sul letto e le rubò il bacio del risveglio. Poi, le
prese le mani e la tirò su di peso in maniera energica, forte e vigorosa. La
strinse a sé e la trascinò con lui in un elegante e romantico valzer. Valentina
rise e la sua risata innamorata ridestò la villa dal sonno della notte.
“Sei proprio uno stupidone!” scherzò lei.
“Per la mia regina, questo e altro! Mi concedereste l’onore di un
altro ballo, Vostra Maestà?” replicò lui, stando allo scherzo.
“Con molto piacere, mio re!” ammiccò lei.
Danzarono allegri, sereni e indisturbati nella loro spaziosa e
luminosa camera d’albero, le tende che volavano con la dolce brezza marina, in
quella meravigliosa mattina di primavera, alle soglie dell’estate. Lui le rubò
dapprima un bacio, poi un altro e un altro ancora, finché non finirono per
ritrovarsi con le labbra incollate, senza più riuscire a trovare le forze per
staccarsi l’uno dall’altra. Tutto come in un sogno. Un sogno da fiaba diventato
realtà.
“BLEAH!”
Due vocine schifate l’interruppero bruscamente.
Valentina e il marito si staccarono, scambiandosi uno sguardo
complice, e si voltarono.
Fine della pacchia.
“Buongiorno, adorabili pesti!” esclamò Valentina divertita,
accogliendo così i suoi due bambini, un bel maschietto e una bella femminuccia.
“Ciao tesori miei!” li salutò il marito.
“Siete disgustosi! Ci fate venire da vomitare di prima mattina e non
abbiamo nemmeno fatto colazione!” protestò animatamente la piccolina.
Valentina ammiccò. “Mmmm... Sono sicura che un bel giorno cambierete
idea riguardo a tutte queste smancerie!”
“Giammai!” replicò la piccolina, testarda come un mulo, imitando i
toni ironici del padre.
“Invece di sbaciucchiarvi, perché non ci preparate la colazione?”
intervenne il maschietto, anche lui con un bel caratterino.
“E come si dice?” gli domandò Valentina, incrociando le braccia.
Le due piccole pesti sospirarono. “Per favoooore!”
“Ecco, così va meglio”, ammiccò Valentina, ironica e melliflua.
“E tanto per la cronaca”, - intervenne il marito – “la colazione è già
in tavola. C’è solo da riscaldare il latte.”
“Evviva!” esclamarono i bambini entusiasti, accorrendo in cucina.
Valentina si lasciò cingere la spalla dal braccio forte e rassicurante
del marito e gli sorrise dolcemente. “Fai sempre tanto per noi.”
“Perché voi siete la mia famiglia”, le disse lui, guardandola
intensamente in quegli occhi verdi e profondi che tanto adorava, rubandole poi
un altro bacio.
Per poi sollevarla di peso a tradimento, prendendola in braccio.
“Ehi!” protestò Valentina, ridendo divertita.
“Largo, largo!” esclamò lui. “Regina in arrivo!” aggiunse, scortandola
fino alla cucina, per poi posarla sulla sedia.
Si mise ai fornelli, scaldò un bel bricco di latte e riempì le tazze
della moglie, dei figli e infine la sua. Poi, si voltò, prese dal piano cottura
un bel vassoio incartato e lo posò al centro della tavola.
“Che cos’è?” domandò Valentina.
Lui gesticolò teatralmente con le mani e la sua innata eleganza, come
se stesse imitando un prestigiatore in procinto di fare una magia. “Et voilà!”
esclamò, scartando il vassoio.
“WOOOW!” esclamarono i bambini in coro, sgranando gli occhi,
increduli.
Al centro della tavola, un bel vassoio pieno di paste, cornetti e
mignons assortiti, freschi-freschi di pasticceria.
Valentina spalancò la bocca incredula. “Ma, tesoro, quando sei andato
a prendere tutta questa roba?”
“Mi sono alzato prima del solito!” sorrise lui, pieno di gioia di
vivere.
“Ma perché? Oggi non è domenica, né una ricorrenza particolare!” gli
fece notare Valentina.
Lui fece spallucce. “E allora? Deve esserci per forza una ricorrenza
particolare per regalare alla mia famiglia una colazione degna di una reggia?”
Valentina sorrise, mentre i bambini fremevano affinché i genitori
dessero loro il permesso di cominciare a mangiare.
“Beh? Che cosa state aspettando, marmocchi? Dateci dentro!” esclamò il
padre gioioso.
I bimbi iniziarono come piovre ad allungare le mani sui mignons,
mentre Valentina e il marito si servirono paste e cornetti con calma e
pacatezza, scambiandosi dolci sguardi innamorati per tutto il tempo. E finendo
con l’imboccarsi a vicenda.
“BLEAH!” esclamarono di nuovo i bambini, schifati come non mai.
E dal momento che tutti avevano terminato di mangiare, il padre si
alzò da tavola per inseguirli.
“Aspettate, ché se vi prendo!” esclamò, mentre loro sgusciavano via in
ogni angolo della casa, come anguille. Mentre il marito giocava un po’ con i
bambini, iniziò col mettere le tazze a bagno nell’acqua calda, quando due mani
forti e vigorose l’afferrarono per la vita, la sollevarono da terra, facendola
girare verso il tavolino, per poi rimetterla giù.
“Eh, no! Non ci pensare neanche! Qui faccio io!” s’impuntò il marito,
sempre cavaliere... Cavaliere per scamparsi l’incombenza di preparare le pesti
per la scuola.
Valentina scosse il capo con fare rassegnato e ammiccò. “D’accordo, ho
capito. Ai nostri combinaguai preferiti ci penso io! Vado a vestirli! Ti amo”,
gli disse, rubandogli lei un bacio, questa volta.
“Ti amo anch’io”, ricambiò lui, rimboccandosi le maniche.
Dopo neanche un quarto d’ora, il marito aveva ripulito la cucina e
Valentina accompagnò i bambini già custoditi, profumati e vestiti sulla soglia
della porta.
“Buona giornata a teatro, amore”, lo salutò Valentina, baciandolo di
nuovo.
“Buona giornata a te, amore mio. Ci vediamo oggi pomeriggio a scuola,
per i corsi di danza”, disse lui.
“Ok. A dopo! Ciao tesori miei!” esclamò Valentina, salutando i
figlioletti con un sonoro bacio sulla guancia.
“Ciao mamma!” ricambiarono loro in coro.
Valentina aprì loro la porta, quando scorsero due figure familiari al
loro cancello, in procinto di suonare il campanello.
“Ciao Alessio!” lo accolse Valentina con calore. “Buongiorno, Aurora!”
aggiunse poi, salutando la moglie.
“Buongiorno a voi! Ci serve un favore!” esclamò Alessio.
“Dicci pure!” li esortò il marito di Valentina.
“Abbiamo un problema con un fornitore! Potreste accompagnare voi i
bambini a scuola?” spiegò Aurora, preoccupata.
Il marito di Valentina sfoggiò entusiasta un sorriso a trentaquattro
denti, sempre pronto a dare una mano. “E come no? Ci penso io!”
Valentina aprì il cancello, mentre i due figli di Alessio e Aurora
scendevano dall’auto dei genitori. Anche loro avevano avuto un maschietto e una
femminuccia.
Il marito di Valentina li accolse con gioia, li prese in braccio e li
fece girare, facendo la stessa cosa con i suoi figli. Poi, aprì a mo’ di
valletto lo sportello del grosso SUV di famiglia e li fece entrare.
“Allora, ci vediamo stasera a cena!” esclamò lui.
“Sì, non vediamo l’ora di venire!” ricambiarono in coro Alessio e
Aurora.
“Ci saranno anche Daniele e Michela, con i loro figli!” aggiunse
Valentina.
Alessio e Aurora annuirono felici e si congedarono.
Poi, il marito di Valentina mise in moto e partì.
Valentina rimase ancora un po’ sulla soglia, per poi rientrare in
casa. Mentre si preparava per raggiungere Daniele alla scuola di ballo, ripensò
a quanto fosse stata fortunata.
Se quel lontano dì diversi anni prima, mentre si recava a casa di
Alessio per dirgli che aveva scelto lui, non le si fosse rotta la macchina, non
avrebbe mai conosciuto né il vero amore, né la felicità.
Ricordava ancora come se fosse accaduto il giorno prima la sua
macchina dal cofano fumante e Raffaello che si era cavallerescamente fermato
per soccorrerla. Nel momento in cui lo aveva visto con quei capelli neri e gli
occhi scuri, profondi come la notte, e quel fisico statuario e quel sorriso
tutto pepe pieno di gioia di vivere, non aveva capito più niente. Aveva sentito
lo stomaco ribaltarsi sottosopra, le farfalle che ci svolazzavano dentro, e il
cuore che martellava violentemente contro il petto. E il calore che affluiva
alle guance. Non aveva mai provato nulla di simile prima di allora. Il vero,
uno e unico colpo di fulmine. E per lui era stato lo stesso. Quella sera
stessa, erano usciti a cena e tutte le pene di cuore di Valentina erano svanite
nel nulla, perché sapeva che era lui. Che sarebbe sempre stato lui.
Si erano trasferiti ad Anzio poco dopo, sposati a tempo di record e
ora eccoli lì! Prima era arrivata Raffaella, tutta suo padre, e poi Valentino,
tutto sua madre. Insieme con Daniele, lei e Raffaello avevano aperto la loro
scuola di danza e Raffaello continuava a lavorare a tempo pieno come ballerino
classico, in tutti i teatri d’Italia e spesso anche all’estero.
L’amicizia con Alessio durava tutt’ora, nel presente. Si era
trasferito ad Anzio per restare in contatto con Valentina, con la sorella e la
nipotina, e lì aveva incontrato Aurora, con la quale ebbe un immediato colpo di
fulmine, che gli aveva fatto dimenticare Valentina in un istante.
Insomma, tutto si era risolto per il meglio.
Per quanto riguardava Claudio, non avevano più avuto sue notizie.
Arrivò l’estate. Che cosa c’era di meglio di una bella vacanza in
crociera? Valentina si godeva il sole su di un lettino a bordo piscina, mentre
Raffaello era in acqua per il suo turno di “spupazzamento marmocchi”, in
compagnia di Daniele e i suoi figli. Alessio conversava seduto a bordo vasca
con la moglie, mentre i bambini si dilettavano a disegnare.
“Valentina!” la chiamò una voce familiare.
Lei si tirò su, sollevò gli occhiali da sole e vide una figura
conosciuta che sorpresa le andava incontro.
“Ciao Claudio! Qual buon vento! Il mondo è piccolo, eh?” lo salutò
Valentina.
Rivederlo non le suscitò effetto alcuno, mentre per Claudio era
evidente che non era lo stesso.
“Eh già!”
“Quanto tempo! Sei sposato? O sei sempre il solito farfallino che
svolazza libero come il vento?”
“Ma che? Io sposato? No, no. Ho chiuso con il farfallino che ero in
passato. Sto cercando quella giusta, ma non credo che la troverò mai. Ci sei
sempre tu nel mio cuore.”
Valentina scosse il capo con fare rassegnato. “Mi spiace, ma non mi
sarei mai fidata di te. E non mi fiderei neanche adesso di un uomo che ha
sfarfallato in giro per tutta la vita. Temerei di diventare più cornuta di un
cesto di lumache!”
Claudio annuì, mogio-mogio. “A quanto pare, ogni comportamento ha la
sua conseguenza.”
“Eh già”, convenne Valentina.
“E tu? Sei qui con Alessio?” Era convinto che, non avendo scelto lui,
si fosse accompagnata, e forse anche sposata, con Alessio.
“Sì. Anzi, guarda! Eccolo! Sta là, a conversare con la moglie,
Aurora.”
Claudio sgranò gli occhi, meravigliato. “Coooosa? Alessio non è tuo
marito?”
Lei scosse il capo con fare birichino. “No. Mio marito è là! In acqua
con i bambini! Aspetta, adesso lo chiamo. Raffy! Puoi venire un secondo, per
favore?”
Lui annuì e affibbiò le pesti a Daniele. Fece leva sulle braccia
scolpite e uscì dall’acqua, per poi raggiungere la moglie. “Dimmi, amore della
mia vita!”
“Raffaello, ti presento Claudio, il mio ex-socio a Viareggio!”
“Molto piacere!” esclamò lui.
Claudio gli strinse la mano, sfoggiando un debole sorriso di
circostanza. “Piacere mio.”
“A proposito, come sta andando il negozio?” gli domandò Valentina,
curiosa.
“Il negozio va alla grande, come sempre. Ai clienti manchi molto. Ho
assunto un ragazzo e una ragazza, dal momento che ti sei portata via anche il
dipendente!” finse di scherzare con nonchalance, per nascondere l’amarezza che
aveva in bocca. “E che mi dici di te? Che cosa combinate ad Anzio?”
“Io, Raffaello e Daniele abbiamo aperto la nostra scuola di danza. In
più, Raffaello è anche un bravissimo e quotato ballerino di danza classica.
Viaggia il mondo, oltre che l’Italia”, gli spiegò Valentina. “Per quanto
riguarda Alessio, con lui siamo rimasti molto amici. La moglie ha aperto da
poco un negozio di abbigliamento e lui è diventato suo socio.”
“Ah”, se ne uscì Claudio stupito. Con un certo disappunto. “E come vi
siete conosciuti tu e Raffaello?”
“Un generoso regalo del Destino!” intervenne lui. “È stato il giorno
più fortunato della mia vita, altro che terni al lotto!”
“Ricorderai bene quel fatidico giorno in cui dissi a te e ad Alessio
che volevo partire.”
Lui annuì. Come avrebbe mai potuto dimenticarlo?
“Bene. Quella sera, io avevo fatto la mia scelta. Avevo scelto
Alessio. Ma poi, lungo la strada mi si è rotta la macchina. Se ne stava lì, in
mezzo alla carreggiata, col cofano fumante, che non voleva proprio saperne di
ripartire. Ed è stato lì, che il Destino ha mandato Raffaello in mio soccorso.
Nel momento in cui l’ho visto, mi si è ribaltato lo stomaco. Non mi ero mai
sentita così e i miei problemi di cuore sono svaniti in un attimo. Perché
finalmente, avevo conosciuto il colpo di fulmine e l’amore”, gli raccontò lei.
“Per me è stato lo stesso! Quando l’ho vista, ho capito che era la
donna della mia vita! Ci siamo trasferiti ad Anzio e ci siamo sposati nel giro
di un paio di mesi!” proseguì Raffaello.
“Già. In meno di un anno, è arrivata Raffaella e pochissimo tempo
dopo, ci ha raggiunto anche Valentina. Stanno là, in acqua con zio Daniele! E
ogni giorno, viviamo una fiaba!” concluse Valentina.
Claudio lanciò uno sguardo in piscina e vide due bambini meravigliosi,
pieni di vita e che scoppiavano di salute. I figli di Valentina. Della donna
che amava. Avrebbe tanto voluto che quella vita da fiaba di cui gli aveva
parlato Valentina e quei bambini fossero i suoi, ma davanti a un amore
cristallino come quello che condivideva con Raffaello, gli mancavano le parole.
“Sono proprio due bei bambini! Vi somigliano molto!” commentò Claudio,
senza riuscire più a nascondere la nostalgia nei suoi occhi.
“Mamma! Papà!” lo chiamarono i bambini, mentre tentavano di affogare
lo zio Daniele.
“Venite in mio soccorso, o tutte queste pesti mi butteranno in pasto
ai pesci!” li supplicò Daniele, assediato come una fortezza da figli e
nipotini.
Valentina e Raffaello scoppiarono a ridere di cuore.
“Non vorrei dire, ma... Credo che tuo cugino abbia bisogno di aiuto”,
commentò Raffaello, con una punta di sarcasmo nella voce.
“Chissà perché, ma qualcosa mi dice che tu abbia ragione”, convenne
Valentina in tono ironico.
“Sarà meglio che andiamo, se vogliamo rivederlo vivo. A presto,
Claudio! È stato un piacere!” si congedò Raffaello.
“Anche per me”, disse Claudio.
“Ciao Claudio! Ci si vede in giro su questa nave!” lo salutò
Valentina.
“Sì. Ciao Valentina”, disse Claudio con l’amaro in bocca.
Claudio rimase a guardarla, mentre si tuffava in acqua col marito, e
sospirò rassegnato. Raffaello e Valentina erano nati per stare insieme. A
vederli, sembravano gli eterni fidanzatini, sempre allegri e spensierati,
invece alle spalle e alle radici, avevano un amore solido e sincero, che aveva
permesso loro di farsi forza insieme e di costruirsi la vita e la famiglia che
avevano sempre desiderato. Mentre lui sarebbe rimasto solo a vita.
Forse, avrebbe fatto meglio a mettersi il cuore in pace: Valentina non
avrebbe mai scelto lui. Anche se non avesse mai incontrato Raffaello per caso,
avrebbe comunque scelto Alessio, un porto sicuro. Molto più affidabile di lui.
E di questo, poteva soltanto dare la colpa a se stesso. Nemmeno lui si sarebbe
scelto, nella condizione di Valentina. Aveva ragione: vatti un po’ a fidare di
uno che si concede avventure con la prima bella ragazza che incontra! Sospirò,
lo sguardo pieno di nostalgia e rimpianti. Aveva sempre passato il tempo a fare
lo scemo con le donne, che non aveva mai pensato che un giorno avrebbe potuto
ritrovarsi da solo, la notte, al buio, in un letto vuoto e freddo, senza alcun
affetto sincero accanto. Se avesse riflettuto prima sul vero significato
dell’amore, forse si sarebbe comportato diversamente, Valentina avrebbe scelto
lui, perché era lui che l’attraeva di più, e forse non avrebbe mai incontrato
Raffaello per caso. Ma, ormai, era inutile avere rimpianti. Quel che fatto, era
fatto. Poteva soltanto andare avanti e sperare che in futuro le cose
cambiassero o di incontrare una donna con la quale condividere la propria vita
solitaria da scapolo. Anche se era un’utopia. Quella donna era e sarebbe stata
sempre Valentina, l’unica in grado di intrappolare per sempre il suo cuore
sfarfallante. Infatti, era questo ciò che era.
Lui era un farfallino in trappola.
In trappola dentro un sentimento che non sarebbe mai stato ricambiato,
che gli impediva d’innamorarsi ancora o di avere qualsivoglia tipo di
avventura.
Ma ogni comportamento ha la sua conseguenza.
Nel caso di Claudio: chi troppo vuole, nulla stringe.
E per quanto riguarda Valentina, c’è soltanto un detto azzeccatissimo
per concludere la sua vicenda: tra i due litiganti, il terzo gode.
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