sabato 21 dicembre 2019

NON TI AZZARDARE AD APRIRE QUEL FRIGO - 15° E ULTIMA PUNTATA - di Ambra Tonnarelli


Enrico aveva conosciuto una meravigliosa ragazza in palestra, dal fisico statuario e dotata di una grande personalità, per la quale aveva perduto letteralmente la testa.
Il suo unico desiderio?
Conquistarla a ogni costo e sposarla, un indomani!
Come andò a finire?
Beh, dopo aver conosciuto Rebecca, la vita di Enrico cambiò radicalmente, così come mutarono i ferrei punti di vista che avevano condizionato e segnato tutta la sua esistenza. Ritirò immediatamente la querela contro il dottor Bartolini e i suoi amati coinquilini, non smettendo più di scusarsi con loro e tentò di mettere la testa a posto. Iniziò ad allenarsi con sprint e forza di volontà e a combattere con grinta la sua dipendenza da cibo. Seguì la psicoterapia e comprese fino in fondo quanto fosse stato fortunato non solo a essere vivo, ma anche ad aver avuto degli amici in gamba come Marco, Cristina e Leonida, che, a modo molto loro, gli avevano salvato la vita. A dire il vero, aveva dovuto ammettere che lui non aveva lasciato loro molta scelta, dal momento che era così ottuso e ossessionato dal cibo, che non si sarebbe mai piegato all’altrui volontà di seguire una dieta. Chiunque altro avrebbe gettato la spugna con lui, ma non loro. Non loro. Perché erano davvero dei grandi amici. Enrico, che aveva continuamente pensato di essere l’unica vittima della sua vecchia situazione, si era reso conto che così non era. Lui aveva sofferto, vero, perché non voleva capire quanto fosse grave la sua condizione, ma neanche per Marco, Cristina e Leonida non doveva essere stato facile vivere come sue balie tutti quei mesi! In pratica, per aiutare lui, a stento avevano avuto una vita loro! Enrico sarebbe stato sempre riconoscente nei loro confronti. Nessuno poteva incontrare amici migliori nella vita. Ora lo sapeva. E tutta la pazienza che aveva avuto con lui il dottor Bartolini? Non avrebbe mai smesso di ringraziarlo.
Perché, dopo diversi anni, la sua vita era cambiata radicalmente.
Non viveva più per mangiare, ma mangiava per vivere in maniera sì nutriente, ma sana.
Aveva lasciato l’università di scienze politiche e si era iscritto a scienze motorie con i suoi amici e Rebecca, dal momento che anche lei studiava lì, e avevano iniziato a frequentarsi. Mentre studiava e si vedeva con Rebecca, Enrico non aveva mai mollato gli allenamenti. Dapprima, si allenava e mangiava sano, riappacificandosi con i suoi amici, soltanto per far colpo su Rebecca, ma poi aveva finalmente capito che grande cosa stesse facendo per sé e il valore delle persone che gli erano sempre state accanto. Dopo l’università, Enrico si era iscritto a una scuola di cucina, non avendo perduto del tutto l’amore per il cibo, nel tentativo di scoprire il segreto del mangiar gustoso, ma in maniera sana.
E ci riuscì.
Dopo alcuni anni, aprì un ristorante: “GUSTO&SALUTE, DA ENRICO (ex-ciccione).
Ovviamente, l’ultimo appellativo in minuscolo sull’insegna era un regalo dei gemelli Guaiotti, che mai avevano smesso di dilettarsi in dispetti, canagliate e prese in giro, nonostante gli anni che passavano.
Enrico divenne un grande chef stellato, di fama mondiale, rinomato in ogni dove, per la grande innovazione che aveva portato nel mondo della cucina, ovvero un modo di mangiar nutriente e gusto, ma leggero e gustoso. Persino molti sportivi di alto livello si servivano da lui.
Inoltre aveva sposato Rebecca, la bellissima e carismatica ragazza, per la quale aveva tanto perso la testa e che aveva dato una svolta decisiva alla sua vita.
Se non avesse voluto far colpo su di lei, col cavolo che avrebbe capito la misera condizione in cui aveva vissuto per tanti anni, schiavo di una dipendenza che prima o poi lo avrebbe ucciso.
Perché le dipendenze, prima o poi, uccidono.
Tutte.
Pertanto, era grato al destino per avergliela fatta incontrare e per avergli messo accanto delle persone speciali come Marco, Cristina, Leonida e il dottor Bartolini, col quale era poi nata una sincera amicizia che durava tutt’ora.
Per quanto riguarda i tre valorosi moschettieri, le loro strade mai si separarono da quella di Enrico.
Marco sposò Cristina, mentre Leonida sposò Gilda, la sorella minore di Rebecca, imparentandosi così con Enrico.
E tutti e quattro, Marco, Cristina, Leonida e Gilda avevano aperto un enorme e rinomatissimo centro sportivo non lontano dal ristorante di Enrico, così che potessero sempre rimanere tutti quanti insieme.
Perché Marco, Cristina e Leonida avevano perdonato Enrico.
Anzi, a dire il vero non avevano nulla da perdonargli, perché sapevano che era schiavo di una dipendenza. Sapevano che tutte quelle meschine cattiverie che diceva e pensava non provenivano da lui, bensì dalla sua dipendenza da cibo.
Nessuno fu più felice di loro nel vederlo finalmente libero e felice ed erano stati più che felici di continuare ad aiutarlo nel suo percorso di dimagrimento, rimanendogli accanto durante ogni intervento di rimozione della pelle in eccesso da parte del dottor Bartolini, e aiutandolo a conquistare la bella Rebecca, della cui sorella minore, si era innamorato.
E ancora oggi, sono tutti seduti a uno dei tavoli del ristorante di Enrico a ridere tutti insieme dopo una giornata di lavoro, allenamenti e vita sana, ricordando le buffe, ridicole e rocambolesche disavventure di Enrico, quando era enormemente obeso. Anche lui, ormai, aveva imparato a riderci su, rendendosi conto di quanto fosse stato meschino e misero.
Per fortuna, ora la sua vita era radicalmente cambiata.
O quasi.
Di tanto in tanto, gli veniva voglia di sgarrare un po’ e comprare qualcosa di più... Spazzatura. Ma, quando ciò avveniva, c’era sempre Marco pronto a intervenire con il suo adorato fucile ad aria compressa, il suo più vecchio e inseparabile amico.
Certe cose non sarebbero mai cambiate ed era giusto così.
Perché davano un po’ di pepe a una vita perfetta, che forse sarebbe stata fin troppo noiosa.

giovedì 19 dicembre 2019



Buona giornata a tutti.. come avete notato da qualche settimana la soap è stata sospesa a causa di impegni lavorativi dell'autore.
La soap tornerà dopo le vacanze di Natale con nuovi episodi weekdays 7.30 p.m.

A presto...


martedì 17 dicembre 2019

Come foglie al vento - Episodio 696 (R) di Nunzio Palermo


Come foglie al vento

Episode
696
Season
4
Original Date
7/02/2014
Production Code
S4 E120/237
Creator - Writer
Nunzio Palermo

Tina’s House – Runswick Bay
Jason rassicurò Peter che appena avesse smesso di nevicare sarebbe partito da Runswick Bay. Tina disse a Jennifer che non ricordava una simile nevicata. Jennifer disse la stessa cosa. Tina stava guardando fuori. Stava nevicando, con come una bufera delle ore precedenti. Le strade erano parzialmente sgombre. Jason non si sentiva sicuro a guidare.

Cedars Hospital – Emergency Room
La situazione al pronto soccorsosi stava normalizzando. Le ambulanze sono, finalmente, riuscite a uscire e a raggiungere i luoghi dove era scattata l’emergenza e a prestare soccorso. Adrian si sentiva rassicurato. Vide scendere, da un’ambulanza Nick e Rebecca senza alcun ferito. Ma la vera emergenza scattò adesso. Carole arrivò dicendo che a Docks Street, la zona portuale, una gru era caduta su uno stabile abitato creando un crollo della struttura. Nick e Rebecca decidono di recarsi a Docks Street.

Docks Street – Disaster zone
La polizia e i pompieri avevano transennato la zona. Una gru era precipitata su uno stabile di due piani facendo collassare una porzione. Alcuni pompieri, avevano fatto evacuare le abitazioni adiacenti e iniziando a cercare gli eventuali superstiti, le ambulanze cominciarono a farsi sentire in lontananza. Liza, accorsa assieme ai suoi uomini, cercava di capire l’esatta dinamica dell’incidente.

Nick and Tom’s House – 10, Cedar Street
Ignari di quanto stia accadendo a Docks Street, Peter e Luke erano al piano di sopra. A causa dell’emergenza, la scuola era stata chiusa, Tom non vedendo rientrare Nick, capì che da qualche parte c’era un’emergenza. Guardò fuori. Aveva smesso di nevicare. Per il momento. Guardò l’ora sul suo cellulare. Erano le 12.15. salì al piano di sopra a chiedere a ragazzi cosa volessero mangiare per il pranzo.

Docks Street – Disaster Zone
Martin Suarez stava raccogliendo le testimonianze. Tutti concordavano che il cantiere era chiuso e che la forte nevicata aveva creato squilibrio alla gru facendola collassare.

Cast
Adrian MacCandless - Carole Young – Peter Manning – Eileen Mac Callum –  Myrna Clegg – Roger Vanderbilt – Stuart Vanderbilt – Marlena Clegg –                Tom Donovan – Luke Donovan Stradella – Peter Stradella – Tina Mc Allister – Jennifer Donovan – Jason Donovan – Liza O’Mannion – Martin Suarez.

Come foglie al vento # 695
Created by Nunzio Palermo
© 2014 - WSO



sabato 14 dicembre 2019

NON TI AZZARDARE AD APRIRE QUEL FRIGO - 14° PUNTATA - di Ambra Tonnarelli



Enrico aveva querelato tutti, tutti quanti.
Si era procurato un buon avvocato tramite la facoltà e lì si erano svolti i loro appuntamenti. Avevano steso insieme una bella querela per violenza, percosse e sequestro di persona contro i suoi coinquilini, i genitori e il dottor Bartolini, che lo aveva operato contro la sua volontà. Eppure, le cose non sarebbero potute andare peggio. Perché, invece di vedere il terrore nei loro occhi, i genitori lo avevano ignorato, il dottore se ne era altamente fregato e i suoi amati coinquilini gli avevano riso in faccia.
E la sua vita non era cambiata di una virgola, perché nessuno sembrava preoccuparsi della querela in corso. A quanto pareva, tutti sembravano convinti che l’avrebbero spuntata, ma, mentre si allenava in palestra sotto l’inflessibile sorveglianza di Marco, Enrico era certo che così non sarebbe stato e che presto avrebbe avuto giustizia. Ciò che aveva subito da parte loro, tutte quelle violenze fisiche, psicologiche e verbali, tutte quelle angherie erano troppo, troppo gravi. Nessun giudice sarebbe passato sopra dei simili scempi, NESSUNO!
Allora, perché erano tutti così tranquilli? Certo, andava bene essere convinti delle proprie idee e azioni, ma un conto era essere convinti e l’altro rendersi conto di come stavano realmente le cose. Possibile che quei cretini non si fossero resi conto di niente? Era inutile che facessero tanto i gradassi, che fischiettassero sereni e beati dalla mattina alla sera, ridendogli in faccia! Loro sarebbero andati in galera e lui sarebbe finalmente tornato a essere libero come un fringuello. Già pregustava il momento in cui avrebbe ricominciato a mangiare la pizza, un po’ per volta, piano-piano, spicchio dopo spicchio, fino a tornare nel giro di qualche mese a mangiarne tre a fila. Se stava sopportando tutta la fatica dell’allenamento sotto il ghigno beffardo di Marco, era soltanto perché sapeva che presto, molto presto, la sua vita sarebbe tornata alla normalità. E i suoi malfattori sarebbero stati tutti puniti.
Giustizia sarebbe stata finalmente fatta.
Concluse l’esercizio alla pressa, letteralmente sfiancato, i capelli madidi di sudore e la faccia rossa come un peperone per l’eccessivo sforzo fisico, e lanciò uno sguardo disperato all’orologio, sbuffando. Quando si accorse che una ragazza lo stava fissando. Il che lo fece arrossare ancora di più. Di solito le ragazze non lo guardavano, non con quell’espressione tanto compassionevole. Di solito, la gente rideva di lui o lo sprezzava. Ma a lui non importava un fico secco. Come poteva, però, ignorare uno sguardo tanto dolce? E una ragazza tanto bella per giunta! Altezza media, fisico statuario e muscoli scolpiti, aveva il viso delicato da bambolina, incorniciato da dei corti ricciolini d’oro, e gli occhi verdi come smeraldi. Aveva appena finito di eseguire l’ultima serie di squat con un pesantissimo bilanciere sulle spalle e Enrico la vide posarlo a terra con movimenti coordinati ed esperti, come se stesse rimettendo a terra un cuscino.
E, all’improvviso, sentì le farfalle nello stomaco.
“Dura la vita, eh!” esordì Enrico per attaccar discorso, sfiancato come non mai.
Lei sorrise e ammiccò divertita. “Non per me!” scherzò. “Con quanto la fai, la pressa?”
“Ehm, con una trentina di chili! È dura, sai? Tu con quanto la fai?”
“Con 120 chili”, rispose la ragazza con nonchalance, come se gli avesse detto in che modo beveva il latte la mattina.
“COOOOSA?” sbottò Enrico, sentendosi nettamente inferiore a lei.
E anche svantaggiato nel corteggiamento.
“Beh, ci puoi arrivare anche tu! Basta allenarsi! Non sei molto in forma, dico bene?”
Enrico scosse il capo. “Devo ammetterlo. Sono un po’ in sovrappeso.”
Era la prima volta che ne prendeva coscienza, a dire il vero. Era sempre stato convinto di star bene come stava.
“Beh, finalmente dalla tua boccaccia esce qualcosa di sensato!” Marco si avvicinò a braccia conserte e li raggiunse, compiaciuto. “Non ha mai voluto ammetterlo.”
“Chi ha una dipendenza da cibo, difficilmente si rende conto della reale situazione in cui si trova”, disse la ragazza.
Era davvero carina. Gentile e rispettosa.
“E tu come fai a sapere che ce l’ho?” si sbigottì Enrico.
“Non ci vuole una laurea! A vederti, peserai circa... 130 chili?” suppose lei.
“128, per l’esattezza”, precisò Marco.
“Ne pesavo duecento circa tre mesi fa! Ho fatto l’intervento per dimagrire! Il bypass gastrico! È stato il grande dottor Bartolini a operarmi! E soprattutto, devo ringraziare questo mio carissimo amico!” proseguì Enrico, abbracciando Marco. “E gli altri due miei coinquilini e amici d’infanzia, i gemelli Cristina e Leonida Guaiotti!”
“Ah, sì! Li conosco! Chi è in città che in questi mesi non ha conosciuto i gemelli Guaiotti!” esclamò la ragazza.
“Sono dei miei carissimi amici! Insieme a Marco, ovviamente! Loro, insieme, mi hanno fatto sconfiggere la dipendenza da cibo e mi stanno aiutando a rimettermi in forma! È stata dura, lo ammetto! Ed è dura! Ma cerco di combattere la voglia di pizza e dolci, lavorando sodo qui, in palestra!” si pavoneggiò Enrico, nella speranza che lei rimanesse colpita dalla sua forza di volontà e dal pensiero che presto anche lui sarebbe stato in forma come lei.
Si vedeva che era una ragazza a cui piaceva condurre una vita sana e che teneva molto alla cura del corpo. E anche lui doveva dimostrare di tenerci, se voleva sperare di far colpo.
“Ottimo! Bravo! Non è da tutti impegnarsi tanto! A proposito, sono Rebecca!” si presentò lei.
“Enrico!” disse lui, stringendole la mano. Nella speranza che non fosse rimasta colpita dal fisico statuario di Marco.
“Piacere di conoscerti, Enrico! Bene, io riprendo l’allenamento, non vorrei freddarmi troppo. Allora, ci rivediamo qui in palestra, d’accordo?”
“Volentieri! Ciao!”
Rebecca si allontanò e si diresse verso un altro attrezzo.
Marco tossicchiò, le braccia conserte, attirando l’attenzione di Enrico.
Enrico si voltò di scatto, cercando di nascondere la faccia da pesce lesso che gli era venuta fuori, e divenne rossi di vergogna per la faccia tosta che aveva avuto.
Marco, ovviamente, non aveva detto nulla. Aveva capito benissimo che a Enrico piaceva quella ragazza e che voleva far colpo, pertanto aveva fatto come se nulla fosse mai accaduto per non fargli fare brutta figura. Magari, era la volta buona che quel lurido grassone avrebbe messo la testa a posto! Il fatto che gli piacesse una bella ragazza sportiva e palestrata come quella non poteva essere altro che un motivo di sprono a dimagrire e a tenere di più alla sua salute.
“Marco... Che ne pensi?” gli domandò Enrico, nella speranza di capire se anche a Marco piaceva quella Rebecca.
“Che ne penso? Penso che sia una gran bella ragazza.” Poi, si avvicinò al suo orecchio, ammiccando. “Ma a me, piace Cristina.”
Enrico sgranò gli occhi, esterrefatto. A uno tutto d’un pezzo come Marco, piaceva una casinara come Cristina?
“Stammi a sentire, lurido grassone. Facciamo un patto. Io non racconto niente a quella ragazza dei tuoi sciocchi e meschini comportamenti degli ultimi mesi e tu non vai da Cristina a dirle che mi piace. Sono stato chiaro?” gli sibilò Marco.
Sapeva già cosa fare in caso di rifiuto del grassone.
Ma Enrico, ancora terrorizzato dal suo fucile ad aria compressa e intuendo che cosa lo aspettava, pensò che fosse meglio accettare una tregua. “Affare fatto!” esclamò, stringendogli la mano.
“Ottimo, lurido grassone! E, adesso, al lavoro!”
“Signorsì, Signore!” obbedì Enrico, riprendendo la serie alla pressa come un posseduto.
E fu così che si allenò durante tutta la seduta in palestra.
Come un posseduto.
Sudò come un maiale e diede il massimo, fin quasi a sentirsi male, fino allo stremo delle forze.
Perché voleva impressionare quella ragazza.
E perché, adesso, finalmente, voleva davvero dimagrire.
In un solo istante, Rebecca aveva cancellato tutto, tutto quanto.
Le pizze, i dolci, la pasta, le fritture... Ora gli sembravano solo concetti vuoti.
Sì.
Enrico voleva dimagrire.
E ci sarebbe riuscito.
E avrebbe conquistato quella ragazza, costasse quel che costasse!


sabato 7 dicembre 2019

NON TI AZZARDARE AD APRIRE QUEL FRIGO! - 13° PUNTATA - di Ambra Tonnarelli


Enrico era tornato a casa da una settimana e le cose per lui non potevano andare peggio. Il dottore gli aveva prescritto per un mese una dieta liquida per il decorso post-operatorio, il che era a dir poco deprimente. Non ne poteva più di sorbettarsi quelle pappette da ospedale, che i suoi amati coinquilini non mancavano mai di rifilargli, come da istruzioni. Odiava gli sportivi! Li odiava tutti! Erano così maniaci delle regole e fissati con la disciplina... Così rigidi nel far le cose! Erano davvero insopportabili e lui mai e poi mai sarebbe voluto diventare come loro. Quel “cibo”, se così si poteva chiamare, era disgustoso e... Triste. Proprio come la sua vita. La cosa più terribile era il non sentire più lo stimolo della fame, il che era una cosa non grave, ma gravissima! Come avrebbe fatto a mangiare, a nutrirsi, a sopravvivere se non sentiva più lo stimolo della fame e se ogni volta che mangiava qualcosina si sentiva subito lo stomaco sazio e gonfio? Sarebbe morto di sicuro e l’unica cosa di cui gli sarebbe dispiaciuto era il fatto che non avrebbe assistito all’arresto e alla condanna per omicidio doloso dei suoi amati coinquilini. Per di più, le voglie di cibo non solo non erano scomparse, ma erano addirittura aumentate. Si sognava di notte le leccornie che si gustava fino a prima che iniziasse l’università, quando era ancora un libero cittadino, ma ormai il passato sembrava soltanto un ricordo lontano. Quanto avrebbe voluto farsi fuori quattro pizze, altrettante torte, lasagne a volontà, cannelloni, pesce e carne fritti con maionese, ma non aveva più fame. E la cosa più triste era il fatto che non ci sarebbe più riuscito. Forse, col tempo, sarebbe riuscito ad annullare gli effetti del bypass gastrico, riprendendo a mangiare piccole quantità di cibo in più ogni volta, in modo da riallargare lo stomaco, ma la strada era lunga e in salita, soprattutto per via di quei disgraziati dei suoi amati coinquilini. Aveva dei terribili incubi la notte riguardo la diabolicità dei gemelli Guaiotti e l’infamante fucile ad aria compressa di Marco, che gli riempiva di continuo di lividi tutto il corpo. Non ne poteva più di vivere in quella condizione! Era schiavo della sua stessa vita. Il fatto che non potesse decidere che cosa fare nella propria esistenza era altamente deprimente. Dopotutto, c’era soltanto una cosa che lui volesse fare nella vita, ovvero mangiare. Tutto il resto era costituito da attività collaterali. Sì, forse l’unica cosa importante tanto quanto il cibo era lo studio, che gli avrebbe permesso di trovarsi un buon lavoro per pagarsi le leccornie a volontà che tanto amava. Non poteva arrendersi così! Doveva trovare il modo di somministrarsi del cibo vero, non appena il decorso post-operatorio fosse terminato, e riallargare di nuovo lo stomaco. Determinato come non mai, Enrico era certo che prima o poi sarebbe tornato padrone della propria vita, ma quando girò lo sguardo verso il mastino che gli faceva da guardia con il fucile ad aria compressa, ricordandosi pure degli altri due cani da caccia nell’altra stanza, la sua determinazione svanì nel nulla. Senza contare, che non appena si fosse ripreso fisicamente dall’intervento, quei tre pazzi scatenati lo avrebbero ricondotto in palestra, in piscina, l’avrebbero costretto di nuovo a camminare e, man mano che avesse perso peso, persino a correre! Affaticando così il suo povero cuore già altamente compromesso dalla sua gravissima e marcata denutrizione! Se non era ancora morto era soltanto grazie alla sua tempra robusta e al suo fisico spartano! Ma senza cibo, come avrebbe fatto a mantenersi così forte e robusto? Era una situazione da codice rosso e aveva tutti contro! La sua non era più vita, però la voglia di cibo era più forte di tutto, così iniziò seriamente a pensare sul da farsi, cercando di ignorare i suoi carcerieri, che, per fortuna, ancora nel pensiero, non riuscivano a leggerglici! Sarebbe andato da un buon avvocato! Anzi, avrebbe chiesto a uno dei suoi professori, dal momento che non poteva muoversi da casa, al di fuori delle lezioni o degli allenamenti! Dopotutto, lui studiava scienze politiche e molti dei docenti di diritto erano avvocati lì dentro! Se nessuno di loro fosse stato disposto a seguire il suo caso, avrebbe chiesto loro di mandare un collega durante l’orario di lezione per parlare con lui, essendo lui praticamente in carcere! Sì! Avrebbe fatto proprio così! Avrebbe assunto un avvocato e li avrebbe querelati tutti, tutti quanti! Dai quegli idioti dei suoi genitori, a quei prepotenti dei suoi coinquilini, a quel vecchio rimbambito del dottor Bartolini! Gliel’avrebbe fatta vedere lui di che pasta era fatto! E, una volta risolta la questione in tribunale, dopo aver mandato tutti in galera, lui sarebbe tornato libero e, lentamente, avrebbe ripreso il controllo della sua vita.
Mangiando, mangiando e ancora mangiando.
Che ristoranti, pasticcerie, rosticcerie, gelaterie e supermercati si preparassero!
Enrico era pronto a tornare!

Come foglie al vento - Episodio 732 di Nunzio Palermo

   è presentato da   Come foglie al vento # 732 Episode 732 Season 4 Original Date ...