Enrico era tornato a casa da una settimana e le cose
per lui non potevano andare peggio. Il dottore gli aveva prescritto per un mese
una dieta liquida per il decorso post-operatorio, il che era a dir poco
deprimente. Non ne poteva più di sorbettarsi quelle pappette da ospedale, che i
suoi amati coinquilini non mancavano mai di rifilargli, come da istruzioni.
Odiava gli sportivi! Li odiava tutti! Erano così maniaci delle regole e fissati
con la disciplina... Così rigidi nel far le cose! Erano davvero insopportabili
e lui mai e poi mai sarebbe voluto diventare come loro. Quel “cibo”, se così si
poteva chiamare, era disgustoso e... Triste. Proprio come la sua vita. La cosa
più terribile era il non sentire più lo stimolo della fame, il che era una cosa
non grave, ma gravissima! Come avrebbe fatto a mangiare, a nutrirsi, a
sopravvivere se non sentiva più lo stimolo della fame e se ogni volta che
mangiava qualcosina si sentiva subito lo stomaco sazio e gonfio? Sarebbe morto
di sicuro e l’unica cosa di cui gli sarebbe dispiaciuto era il fatto che non
avrebbe assistito all’arresto e alla condanna per omicidio doloso dei suoi
amati coinquilini. Per di più, le voglie di cibo non solo non erano scomparse,
ma erano addirittura aumentate. Si sognava di notte le leccornie che si gustava
fino a prima che iniziasse l’università, quando era ancora un libero cittadino,
ma ormai il passato sembrava soltanto un ricordo lontano. Quanto avrebbe voluto
farsi fuori quattro pizze, altrettante torte, lasagne a volontà, cannelloni,
pesce e carne fritti con maionese, ma non aveva più fame. E la cosa più triste
era il fatto che non ci sarebbe più riuscito. Forse, col tempo, sarebbe
riuscito ad annullare gli effetti del bypass gastrico, riprendendo a mangiare
piccole quantità di cibo in più ogni volta, in modo da riallargare lo stomaco,
ma la strada era lunga e in salita, soprattutto per via di quei disgraziati dei
suoi amati coinquilini. Aveva dei terribili incubi la notte riguardo la diabolicità
dei gemelli Guaiotti e l’infamante fucile ad aria compressa di Marco, che gli
riempiva di continuo di lividi tutto il corpo. Non ne poteva più di vivere in
quella condizione! Era schiavo della sua stessa vita. Il fatto che non potesse
decidere che cosa fare nella propria esistenza era altamente deprimente.
Dopotutto, c’era soltanto una cosa che lui volesse fare nella vita, ovvero mangiare.
Tutto il resto era costituito da attività collaterali. Sì, forse l’unica cosa
importante tanto quanto il cibo era lo studio, che gli avrebbe permesso di
trovarsi un buon lavoro per pagarsi le leccornie a volontà che tanto amava. Non
poteva arrendersi così! Doveva trovare il modo di somministrarsi del cibo vero,
non appena il decorso post-operatorio fosse terminato, e riallargare di nuovo
lo stomaco. Determinato come non mai, Enrico era certo che prima o poi sarebbe
tornato padrone della propria vita, ma quando girò lo sguardo verso il mastino
che gli faceva da guardia con il fucile ad aria compressa, ricordandosi pure
degli altri due cani da caccia nell’altra stanza, la sua determinazione svanì
nel nulla. Senza contare, che non appena si fosse ripreso fisicamente dall’intervento,
quei tre pazzi scatenati lo avrebbero ricondotto in palestra, in piscina, l’avrebbero
costretto di nuovo a camminare e, man mano che avesse perso peso, persino a
correre! Affaticando così il suo povero cuore già altamente compromesso dalla
sua gravissima e marcata denutrizione! Se non era ancora morto era soltanto
grazie alla sua tempra robusta e al suo fisico spartano! Ma senza cibo, come
avrebbe fatto a mantenersi così forte e robusto? Era una situazione da codice
rosso e aveva tutti contro! La sua non era più vita, però la voglia di cibo era
più forte di tutto, così iniziò seriamente a pensare sul da farsi, cercando di
ignorare i suoi carcerieri, che, per fortuna, ancora nel pensiero, non
riuscivano a leggerglici! Sarebbe andato da un buon avvocato! Anzi, avrebbe
chiesto a uno dei suoi professori, dal momento che non poteva muoversi da casa,
al di fuori delle lezioni o degli allenamenti! Dopotutto, lui studiava scienze
politiche e molti dei docenti di diritto erano avvocati lì dentro! Se nessuno
di loro fosse stato disposto a seguire il suo caso, avrebbe chiesto loro di
mandare un collega durante l’orario di lezione per parlare con lui, essendo lui
praticamente in carcere! Sì! Avrebbe fatto proprio così! Avrebbe assunto un
avvocato e li avrebbe querelati tutti, tutti quanti! Dai quegli idioti dei suoi
genitori, a quei prepotenti dei suoi coinquilini, a quel vecchio rimbambito del
dottor Bartolini! Gliel’avrebbe fatta vedere lui di che pasta era fatto! E, una
volta risolta la questione in tribunale, dopo aver mandato tutti in galera, lui
sarebbe tornato libero e, lentamente, avrebbe ripreso il controllo della sua
vita.
Mangiando, mangiando e ancora mangiando.
Che ristoranti, pasticcerie, rosticcerie, gelaterie
e supermercati si preparassero!
Enrico era pronto a tornare!
simpatico episodio, come tutti gli altri
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