sabato 7 dicembre 2019

NON TI AZZARDARE AD APRIRE QUEL FRIGO! - 13° PUNTATA - di Ambra Tonnarelli


Enrico era tornato a casa da una settimana e le cose per lui non potevano andare peggio. Il dottore gli aveva prescritto per un mese una dieta liquida per il decorso post-operatorio, il che era a dir poco deprimente. Non ne poteva più di sorbettarsi quelle pappette da ospedale, che i suoi amati coinquilini non mancavano mai di rifilargli, come da istruzioni. Odiava gli sportivi! Li odiava tutti! Erano così maniaci delle regole e fissati con la disciplina... Così rigidi nel far le cose! Erano davvero insopportabili e lui mai e poi mai sarebbe voluto diventare come loro. Quel “cibo”, se così si poteva chiamare, era disgustoso e... Triste. Proprio come la sua vita. La cosa più terribile era il non sentire più lo stimolo della fame, il che era una cosa non grave, ma gravissima! Come avrebbe fatto a mangiare, a nutrirsi, a sopravvivere se non sentiva più lo stimolo della fame e se ogni volta che mangiava qualcosina si sentiva subito lo stomaco sazio e gonfio? Sarebbe morto di sicuro e l’unica cosa di cui gli sarebbe dispiaciuto era il fatto che non avrebbe assistito all’arresto e alla condanna per omicidio doloso dei suoi amati coinquilini. Per di più, le voglie di cibo non solo non erano scomparse, ma erano addirittura aumentate. Si sognava di notte le leccornie che si gustava fino a prima che iniziasse l’università, quando era ancora un libero cittadino, ma ormai il passato sembrava soltanto un ricordo lontano. Quanto avrebbe voluto farsi fuori quattro pizze, altrettante torte, lasagne a volontà, cannelloni, pesce e carne fritti con maionese, ma non aveva più fame. E la cosa più triste era il fatto che non ci sarebbe più riuscito. Forse, col tempo, sarebbe riuscito ad annullare gli effetti del bypass gastrico, riprendendo a mangiare piccole quantità di cibo in più ogni volta, in modo da riallargare lo stomaco, ma la strada era lunga e in salita, soprattutto per via di quei disgraziati dei suoi amati coinquilini. Aveva dei terribili incubi la notte riguardo la diabolicità dei gemelli Guaiotti e l’infamante fucile ad aria compressa di Marco, che gli riempiva di continuo di lividi tutto il corpo. Non ne poteva più di vivere in quella condizione! Era schiavo della sua stessa vita. Il fatto che non potesse decidere che cosa fare nella propria esistenza era altamente deprimente. Dopotutto, c’era soltanto una cosa che lui volesse fare nella vita, ovvero mangiare. Tutto il resto era costituito da attività collaterali. Sì, forse l’unica cosa importante tanto quanto il cibo era lo studio, che gli avrebbe permesso di trovarsi un buon lavoro per pagarsi le leccornie a volontà che tanto amava. Non poteva arrendersi così! Doveva trovare il modo di somministrarsi del cibo vero, non appena il decorso post-operatorio fosse terminato, e riallargare di nuovo lo stomaco. Determinato come non mai, Enrico era certo che prima o poi sarebbe tornato padrone della propria vita, ma quando girò lo sguardo verso il mastino che gli faceva da guardia con il fucile ad aria compressa, ricordandosi pure degli altri due cani da caccia nell’altra stanza, la sua determinazione svanì nel nulla. Senza contare, che non appena si fosse ripreso fisicamente dall’intervento, quei tre pazzi scatenati lo avrebbero ricondotto in palestra, in piscina, l’avrebbero costretto di nuovo a camminare e, man mano che avesse perso peso, persino a correre! Affaticando così il suo povero cuore già altamente compromesso dalla sua gravissima e marcata denutrizione! Se non era ancora morto era soltanto grazie alla sua tempra robusta e al suo fisico spartano! Ma senza cibo, come avrebbe fatto a mantenersi così forte e robusto? Era una situazione da codice rosso e aveva tutti contro! La sua non era più vita, però la voglia di cibo era più forte di tutto, così iniziò seriamente a pensare sul da farsi, cercando di ignorare i suoi carcerieri, che, per fortuna, ancora nel pensiero, non riuscivano a leggerglici! Sarebbe andato da un buon avvocato! Anzi, avrebbe chiesto a uno dei suoi professori, dal momento che non poteva muoversi da casa, al di fuori delle lezioni o degli allenamenti! Dopotutto, lui studiava scienze politiche e molti dei docenti di diritto erano avvocati lì dentro! Se nessuno di loro fosse stato disposto a seguire il suo caso, avrebbe chiesto loro di mandare un collega durante l’orario di lezione per parlare con lui, essendo lui praticamente in carcere! Sì! Avrebbe fatto proprio così! Avrebbe assunto un avvocato e li avrebbe querelati tutti, tutti quanti! Dai quegli idioti dei suoi genitori, a quei prepotenti dei suoi coinquilini, a quel vecchio rimbambito del dottor Bartolini! Gliel’avrebbe fatta vedere lui di che pasta era fatto! E, una volta risolta la questione in tribunale, dopo aver mandato tutti in galera, lui sarebbe tornato libero e, lentamente, avrebbe ripreso il controllo della sua vita.
Mangiando, mangiando e ancora mangiando.
Che ristoranti, pasticcerie, rosticcerie, gelaterie e supermercati si preparassero!
Enrico era pronto a tornare!

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