sabato 15 dicembre 2018

DUE BISBETICI ALLA RISCOSSA - 14° PUNTATA - di Ambra Tonnarelli

LUNA DI MIELE DA BISBETICI

Valerio stringeva a sé Chanel, dopo aver fatto l’amore con lei in maniera piuttosto appassionata e selvaggia. Finalmente era in pace con se stesso. E lei pure. Entrambi ridacchiavano sotto i baffi.
“Che c’è?” le domandò Valerio, dal momento che Chanel rideva in maniera molto più marcata di lui.
“Niente! Pensavo a quel sempliciotto di Felice! Mi sa che l’hai sconvolto!”
Le labbra di Valerio si curvarono verso l’alto a disegnare un sadico sorriso. “Era proprio quello il mio scopo!”
“Sai, non credo che conosca il secondo significato del verbo scopare”, dedusse Chanel.
“Lo credo anch’io. Ecco perché gliel’ho detto!” esclamò Valerio.
“Senti, io son stufa di star rinchiusa qui, a scambiarci tutte queste smancerie! Perché non usciamo un po’?” propose Chanel.
Valerio ci pensò su. “Sì. Sì, perché no? Anche perché in questo lettuccio si sta piuttosto stretti.”
“Perché non ti trasferisci nella mia stanza? Due letti, qui, ci stanno senza problemi! E avanza pure un sacco di spazio!”
“Già... Dal momento che questa era la mia stanza!”
Valerio e Chanel si scambiarono uno sguardo complice ed esplosero a ridere, ricordando l’aneddoto della prima serata in cui era arrivata Chanel. Quando avevano litigato per la stanza.
“A dire il vero, io l’avevo rubata a Felice!” ammise Valerio.
Chanel rise.
Era così bella, quando rideva, pensò Valerio. “Allora, vado a spostare il letto e lo porto qui”, le disse, invece.
Si alzarono e si rivestirono. Valerio fece per aprire la porta, ma Chanel lo afferrò per la mano e lo fermò, scuotendo il capo, il visetto furbo e il sorriso sadico.
“Aspetta... Facciamolo spostare a quel ciambotto di Felice”, gli propose melliflua.
Il volto di Valerio si contorse in un’espressione sadica e complice al tempo stesso. “Già... Ottima idea! Davvero ottima!”
Aprirono la porta ed entrarono nella stanza di Felice senza nemmeno bussare.
Felice sollevò il capo dai libri, gli occhiali a culo di bottiglia perennemente incollati alla faccia, e li guardò terrorizzato e confuso. Quei due si stavano tenendo per mano! Oh no! Che guaio! Si erano fidanzati e si sarebbero sicuramente coalizzati contro di lui! Oh no! Cercò di mantenere la calma per quanto gli fosse possibile.
“S-sì?” balbettò il poveretto, simulando a stento una calma che in realtà non aveva.
“Vieni con noi, Felice”, gli ordinò Chanel, melliflua e sdolcinata, il sorriso sadico che accendeva i suoi occhietti vispi di furbizia.
Il povero Felice si alzò e obbedì, deglutendo, temendo il peggio. Il trio si fermò davanti alla stanza di Valerio.
“Prendi il letto di Valerio e spostalo in camera mia. Adesso”, gli ordinò con il medesimo tono di poc’anzi, mentre Valerio si godeva la scenetta, ridendo sotto i baffi.
“M-ma peeeerché?” le domandò il malcapitato Felice.
“Perché Valerio è il mio ragazzo. E dorme con me”, specificò Chanel.
“C-coooome? Fi-fino a i-iiiiiiii-eri v-vi oooodivaaaate e, e ora v-vi sieeeete f-fidanzaaaati?”
“Non sono affari che ti riguardano”, lo freddò Chanel.
“Ma voi non siete fatti per stare insieme! Siete e sarete sempre come cane e gatto!” esplose il povero Felice. A suo rischio e pericolo.
Valerio sbottò. “Come ti ha detto la mia ragazza, non sono affari che ti riguardano!” esclamò, per poi dargli un bel calcio nel sedere, facendolo cadere sul letto a pancia in giù, come uno straccio. “E ora sposta quel letto! Altrimenti ti prendo a calci in culo e di sbatto fuori casa! Una bella dormitina all’aperto in pieno inverno tempra il corpo e rinfresca la mente, caro Felice...” gli disse sadico.
“E senza cappotto”, aggiunse Chanel, con sguardo complice.
Felice incassò il colpo e si sbrigò ad alzarsi. Iniziò a spostare il letto, lamentandosi di continuo perché era un lavoro troppo pesante per lui, mentre Valerio e Chanel lo deridevano spudoratamente, dicendogli che non era neanche degno di essere considerato un uomo. Il povero Felice impiegò diversi minuti per adempiere all’impresa, sudando sette camicie come se si fosse allenato in sala pesi per più di due ore consecutive.
“Così ti vengono un po’ di muscoli, no?” lo prese in giro Chanel. “Bene. Adesso andiamo!” esclamò, strizzando l’occhietto a Valerio, che le sorrise sadicamente.
Avevano in serbo una bella sorpresa per Felice.
“Dove?” domandò Felice.
“Andiamo a cena fuori, no? Sei invitato, Felice! Dobbiamo festeggiare il nostro fidanzamento, no?” disse Chanel, mentre Valerio s’infilava il cappotto.
“Non fare il maleducato”, incalzò Chanel. “Che fai? Rifiuti un invito a cena fuori dei tuoi coinquilini?”
“No, no! V-vengo subito!” esclamò Felice.
Indossati i cappotti, uscirono e Valerio e Chanel, lo caricarono in macchina e Chanel guidò alla James Hunt fino a Pesaro, caricando di adrenalina Valerio e facendo morire d’infarto il povero Felice, che era già in preda a una crisi di panico piuttosto marcata. Andarono in un ristorante di lusso in centro e ordinarono una cena a base di pesce. Tutto sembrava andare bene. Valerio e Chanel conversavano tranquillamente del più e del meno, come persone normali, coinvolgendo persino Felice di tanto in tanto, a tal punto che Felice si rilassò e sembrò volersi godere la serata. Magari, il fidanzamento li aveva rincitrulliti e li avrebbe pian piano trasformati in persone normali.
Che illusione! A fine cena, Valerio e Chanel si alzarono all’unisono.
“Noi andiamo. Ciao-ciao, Felice!” esclamarono in coro, prendendolo in giro.
“Ma, ma, ma, ma...” balbettò, vedendosi piantato in asso. “E qui chi paga?”
“Arrivaci, testa di rapa, zucca vuota che non sei altro! Tu, no?” disse Valerio con nonchalance, prendendo Chanel per mano, già sulla soglia dell’uscita del ristorante.
“E io come torno a casa?”
“Coi mezzi pubblici, no?” rispose Chanel, richiudendo la porta del ristorante alle sue spalle.
Non passarono neanche dieci secondi, che giunse il cameriere a chiedere il conto. Ma Felice, in tasca, non aveva un soldo. Non aveva fatto neanche in tempo a prendere il portafoglio, a dire il vero! Così, il cameriere chiamò il direttore, che di vide costretto a chiamare a sua volta la polizia.
Il povero Felice, sudando freddo e sentendosi mancare per il grosso guaio in cui quei due bisbetici disgraziati lo avevano cacciato, dovette balbettò con il direttore e le forze dell’ordine, cercando di spiegare come meglio poteva la situazione, e, alla fine, ottenne di poter chiamare il padre. Il pover’uomo, furibondo con il figlio per essere sempre uno spilorcio, riuscì a convincere la polizia a non arrestarlo e il proprietario a ritirare la denuncia, in quanto avrebbe fatto lui stesso un bonifico al ristorante il mattino seguente. Alla fine, dopo diverse ore, il povero Felice fu scagionato e, non avendo nemmeno i soldi per i mezzi pubblici, venne riaccompagnato a Urbino da due poliziotti.
Lo sapeva che il fidanzamento di quei due non gli avrebbe portato nulla di buono!

Valerio e Chanel erano tornati a casa nel giro di venti minuti. Non fecero altro che ridere e scherzare sullo scherzo che avevano fatto a quel deficiente di Felice. Però, dopo poco giunse la noia. Così Chanel propose di andare prima al cinema e poi a ballare, lei che era sempre festaiola e nottambula, e Valerio, per la prima volta, si lasciò andare al divertimento sfrenato proposto da Chanel e la seguì a ruota. Al cinema, scelsero una commedia e risero a crepapelle, lanciando persino i pop-corn diverse file più in giù, disturbando così la visione a diverse persone e senza mai essere beccati per giunta! Dopo il cinema, andarono a ballare in discoteca, dove si cimentarono in sensuali balli alla Dirty Dancing, baciandosi di continuo, scambiandosi effusioni molto più che appassionate, dando così sfogo a tutta l’attrazione represse che fin da subito avevano provato l’uno verso l’altra. Finalmente, non dovevano più mentire agli altri, né a loro stessi e, proprio mentre ballavano, vennero interrotti da due persone dall’aria vagamente familiare. Valerio si staccò da Chanel, l’aria truce e seccata, pronto a inveire contro l’essere che aveva osato tanto, ma...
“Anna?” si sbigottì Valerio.
“Riccardo?” gli fece eco Chanel.
“Già, proprio così. Siamo qui con un gruppo di amici”, spiegò Riccardo. “Ma che cosa diavolo state facendo? Voi due non vi odiavate?”
“Hai mai sentito parlare di convivenza tra amore e odio?”
Riccardo annuì col cipiglio alzato.
“Direi che ti sei risposto da solo”, disse Valerio.
“Ma Chanel, perché mi hai fatto quel dispetto?” le domandò Anna, ancora turbata da quel brutto pomeriggio di poche ore prima.
“Per vendetta contro Valerio, dal momento che è stato proprio lui a farmi rompere con Riccardo, e per gelosia”, ammise finalmente Chanel.
“Vale lo stesso anche per me. Ero geloso. Molto geloso”, confessò Valerio a Riccardo.
“Beh, che dire?” disse Riccardo. “Dio li fa, poi li accoppia, no?”
“Comunque, finché siamo stati insieme, Riccardo, io non ti ho mai tradito”, lo rassicurò Chanel.
“Idem, Anna”, aggiunse Valerio.
Riccardo e Anna annuirono.
“Forse”, esordì Anna. “Era destino che le cose andassero così. Vi auguro ogni bene.”
“Anch’io. Magari, non so, potremmo restare tutti amici, no?” propose Riccardo.
“Sì, perché no?” se ne uscirono in coro Valerio e Chanel.
Il quartetto fece un cenno di assenso di circostanza e rimase per qualche istante in silenzio, mentre l’imbarazzo aleggiava intorno a loro.
“Beh, allora? Cosa aspettiamo? Andiamo a divertirci!” esclamò Chanel, riprendendo a ballare.
Valerio la seguì in pista e lo stesso fecero Riccardo e Anna. Mentre ballavano, Chanel e Valerio si scambiarono uno sguardo complice. Che Riccardo e Anna sarebbero finiti col mettersi insieme? In fondo, avevano lo stesso carattere!
“Tutto è bene quel che finisce bene”, le urlò Valerio nell’orecchio per sovrastare il gran frastuono della musica assordante.
“Già, ma non per Felice!” gridò Chanel, altrettanto forte per farsi sentire.
Entrambi esplosero a ridere e si godettero la serata di divertimento sfrenato proposta da Chanel.
Quando rientrarono a casa, alle due e mezza passate, Felice dormiva come un angioletto già da un po’, estremamente provato da quel brutto colpo basso che gli avevano tirato qualche ora prima. Non appena varcarono la soglia di casa, Chanel sbatté sonoramente la porta di casa per dispetto. Lei e Valerio si fiondarono in camera, urlando, ridendo e scherzando. Fecero a cuscinate, si rincorsero giocando per tutta casa, giusto per svegliare il povero Felice. E ci riuscirono! Il poveretto dovette sorbettarsi tutto il loro baccano in silenzio, senza fiatare, altrimenti chissà che cosa gli sarebbe successo! Non ne poteva più! Sarebbe arrivato a fine anno con un marcato esaurimento nervoso!
La serata si concluse con Valerio e Chanel che finirono nuovamente a letto. In maniera molto sonora e rumorosa. E il povero, malcapitato Felice rimase sveglio ancora per un bel po’. La mattina, staccò la sveglia, impossibilitato dallo svegliarsi, si alzò alle dieci con una crisi di panico per aver saltato le lezioni e, come ciliegina sulla torta, sia Valerio, che Chanel erano a casa, per fargli dispetto, gli occuparono il bagno a turno per più di un’ora, tanto che alla fine Felice fu costretto ad andare a lezione senza nemmeno lavarsi faccia e denti. Senza nemmeno aver la possibilità di andar di corpo.
Dalla padella, era passato alla brace.
Non aveva scampo.
E giugno era ancora moooolto lontano...




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