Finalmente il giorno dell’inaugurazione! Dopo settimane di duro
lavoro, ogni cosa, ogni articolo era al suo posto. Ovviamente, alla
sistemazione dei vari articoli e agli arredi aveva pensato Valentina, dando
così vita a un ambiente caldo e accogliente, bello e colorato come bella e
colorata era lei. Il negozio aveva un aspetto solare e fresco, ma al contempo
Valentina era riuscita a donargli un tocco chic, molto di classe. Stava
ammirando soddisfatta il suo lavoro, le mani sui fianchi, compiaciuta del
risultato. Doveva ammettere, però, che, nonostante avesse pensato lei a tutto,
Claudio le aveva dato dei buoni spunti su cui dar sfogo a tutta la sua
creatività. Era un uomo piuttosto perspicace e sveglio e quanto a creatività...
Beh, era un po’ grezzo, ma aveva delle buone idee. Peccato quel suo essere così
irritante, pensò Valentina. Ed ecco che, appena parli del diavolo, spuntano le
corna.
“Allora? Che ne pensi, Latin Lover?” gli domandò lei soddisfatta,
scherzandoci su.
“Niente male davvero! Va oltre ogni mia immaginazione! Brava! Lavoro
eccellente, Mademoiselle!” esclamò lui, inchinandosi da galantuomo.
“Poche ciance, Latin Lover! Diamo a Cesare quel che è di Cesare! Non
ti dimenticare che molte idee, le hai avute tu! Io ho solo apportato delle
migliorie.”
“E che migliorie, Mademoiselle! I miei più sentiti complimenti per la
creatività! Direi che siamo una bella squadra, io e te”, le disse con tono
sensuale, cingendole la spalla con un braccio.
Valentina si voltò e lo fulminò con lo sguardo. Prese la sua mano e
l’allontanò bruscamente sulla faccia, prima di rifilargli un forzato sorriso di
scherno e allontanarsi.
“Vado a prendere le paste per l’inaugurazione. Dovrà essere tutto
perfetto. Intanto tu pensa alla tavola e alle bibite”, gli disse, uscendo
ancheggiando dal negozio, per prenderlo in giro e provocarlo al tempo stesso.
Claudio sorrise compiaciuto e sempre più attratto dal suo atteggiamento
ostile e grintoso. Si mise all’opera e in quattro e quattr’otto preparò una
bella tavolata di bibite con piatti e bicchieri in plastica colorati, come
colorate era la tovaglia che aveva scelto Valentina. A quanto pareva, alla
bella tigre piacevano i colori, eh?! Bene, ora che era tutto perfettamente in
ordine, andò sul retro a cambiarsi. Se a Valentina piacevano i colori, lui
avrebbe indossato i colori! Si mise su un paio di calzoncini bianchi a
pinocchio e una bella camicetta hawaiana con le maniche corte. E quando tornò
in negozio, gli venne un colpo secco. Un ragazzo ricciolino dal viso fresco e
pulito e gli occhi azzurri che brillavano come zaffiri stava sistemando i
vassoi delle paste sulla tavolata.
“Salve!” lo salutò allegro Claudio. “E lei chi è?” gli domandò
curioso.
“Salve. Io sono Alessio e lavoro qui. È stata Valentina ad assumermi”,
gli spiegò educatamente, stringendogli la mano.
Claudio la strinse, cercando di far buon viso a cattiva sorte.
Valentina? Già chiamava il suo capo per nome e ne parlava come se fossero in
confidenza da anni? Ma chi era quel ragazzino, quel bambolotto rifatto? “Io
sono Claudio!” disse, invece, mostrandogli un sorriso.
“Salve, Claudio! È un piacere conoscerla! Valentina mi ha già detto di
lei! Sono davvero contento di avere l’opportunità di lavorare qui, in questo
negozio!”
Claudio annuì con un sorriso forzato sulle labbra, quando Valentina li
raggiunse.
“Bene!” esclamò lei, sorridendo. “Vi siete conosciuti! Claudio,
Alessio ha lavorato come commesso in un negozio di abbigliamento a Pienza per
diversi anni e con ottime referenze. Inoltre, ha un’ottima conoscenza di tutti
gli sport. Gioca spesso a calcio, basket e pallavolo con gli amici, d’inverno
va diverse volte in montagna a sciare e a fare snowboard, da piccolo ha fatto
nuoto, ma poi ha scelto il tennis come suo sport principale, se così si può
dire. E ancora oggi gioca. Per quanto riguarda la parte di danza, ginnastica
artistica e ritmica, sulle varie discipline del pattinaggio, l’ho istruito io
personalmente. Ho saltato qualcosa, Ale?” gli domandò col suo solito fare
saccente da prima donna, che assumeva ogni qualvolta ci fosse qualche maschio
latin lover nei paraggi. In quel caso, Claudio.
“Beh”, intervenne lui timidamente, non essendo abituato a essere così
al centro dell’attenzione. “D’estate, mi diletto a fare surf, quando il mare
mette a disposizione qualche ondina.”
“Giusto!” esclamò Valentina, battendosi un colpetto sulla fronte.
“L’avevo dimenticato!”
“Non ti preoccupare”, disse educatamente Alessio.
“Scommetto che con tutti questi sport che fai, a momenti, non te
ricordi neanche tu!” scherzò Claudio, facendo ridere persino Valentina. Il che
significava nella sua testolina un punto a suo favore. “Io, invece, gioco a
calcio, adoro andare in palestra e mi piace molto correre. Seguo molto
l’atletica leggera, anche!”
“Le faccio i miei complimenti, Claudio! Si vede, lei è davvero in
forma!” si complimentò sinceramente Alessio, senza smettere di far sfoggio
(anche se in maniera involontaria) della sua grande educazione.
“Bene. Tu finisci qui, Alessio, per favore. Io prendo il resto dei
vassoi in macchina”, disse Valentina, uscendo fuori.
“Serve una mano, Mademoiselle?” intervenne Claudio galante.
“No, grazie, Latin Lover! Aiuta Alessio a sistemare!” lo freddò lei.
Claudio sorrise, deciso a non demordere e si mise ad aiutare Alessio
come richiestogli dalla bella Valentina.
“Dammi pure del tu, Alessio!” gli disse, come al solito facendo buon
viso a cattiva sorte. Che? Gli era per caso sfuggito il modo dolce e gentile
con il quale Valentina si rivolgeva ad Alessio? Nossignore! O il modo perso e
imbambolato con cui Alessio la guardava? Nossignore! Ma che altro poteva fare?
Disintegrarlo così, su due piedi? Era una bella prospettiva, ma no. Non poteva.
E se l’avesse maltrattato in qualche modo, avrebbe fatto la figura del lupo
cattivo o, peggio, del bambino viziato e geloso agli occhi di Valentina! Tanto
valeva far finta di nulla e trattarlo come un suo pare, com’era solito fare con
tutti.
Alessio annuì. “Grazie.”
“Tipa tosta, eh?” buttò lì Claudio per scoprire quanto gli piacesse
Valentina.
Ma Alessio, ragazzo educato e molto corretto, si limitò al minimo
indispensabile. “Sì. Tosta, ma in gamba”, disse con un sorriso. E arrossendo.
Claudio giurò di sentire il sangue andargli al cervello, ma come al
solito non poteva mostrare nulla di tutto ciò. Voleva stuzzicarlo ancora per
capire che intenzioni avesse, ma non fece in tempo, in quanto Valentina stava
già tornando con una sfilza di vassoi in mano e sulle braccia. Uno, ce l’aveva
persino in testa! Non appena la videro, Claudio si fiondò su di lei, pronto per
aiutarla, mentre Alessio si avvicinò più pacato.
“Dai a me, Vale! Ci penso io!” esclamò Claudio, facendo per afferrarle
il vassoio in testa.
Ma Valentina si ritrasse. “Vale? Non sono Vale, per te! Sono Vale per
i parenti e per gli amici più stretti. E tu non rientri in nessuna delle due
categorie! Pertanto, per te, sono Valentina!”
Claudio ammiccò, senza scomporsi e per niente mortificato. Quanto gli
piaceva quella ragazza! “Sì, ma sono certo che diventeremo presto buoni amici!”
esclamò lui, sfoggiando un bel sorriso da divo hollywoodiano.
Valentina alzò gli occhi al cielo, per poi dirigersi con attenzione
verso il tavolo.
“Ti prego, Valentina, lascia che ti aiuti”, le si avvicinò Alessio, in
maniera più garbata e soprattutto discreta.
“Grazie, Ale. Predi pure il vassoio che ho in testa”, gli concesse
lei.
Claudio incrociò le braccia, cercando di non dare a vedere quanto
fosse seccato. L'aveva davvero chiamato Ale? Aveva sentito bene, o stava forse diventando sordo? A quanto pareva, il bambolotto rifatto era riuscito a entrare
nelle grazie della tigre... Ma no! Non era possibile! Quell’Alessio era pure un
bel ragazzetto, ma come poteva competere con il suo fascino rude e selvaggio da
uomo maturo? Semplicemente, non poteva! Valentina sicuramente lo faceva apposta
per provocarlo e per farlo ingelosire.
Peccato che non avesse capito un accidente! Era completamente fuori
pista.
In realtà, a Valentina piaceva molto l’educazione di Alessio e
soprattutto apprezzava il suo essere discreto, umile e non invadente. Bastava
poco, a dire il vero, per entrarle nelle grazie! E Alessio, senza nemmeno
rendersene conto, ci era riuscito alla perfezione.
Una volta sistemati i vassoi con le paste e gli stuzzichini per il
rifresco, non mancava più nulla. Se non gli ospiti.
Ormai mancava davvero poco all’inaugurazione. Essendo estate, avevano
preferito farla di sera, dal momento che durante il giorno, le persone
approfittavano del loro tempo libero per andare in spiaggia. Tutti e tre,
persino Alessio, si erano dati da fare distribuendo volantini in giro e
appendendoli in ogni dove della città. Inoltre, avevano chiamato a raccolta i
loro amici, che a loro volta avrebbero portato altri amici e così via. Insomma,
speravano che l’inaugurazione sarebbe andata alla grande.
“Vado a cambiarmi”, annunciò Valentina, sparendo sul retro con una
busta in mano, dove aveva preparato un bel vestitino da sera estivo, semplice e
fresco, ma con una punta di sofisticatezza.
“Fai pure con comodo!” le disse Claudio. La seguì con lo sguardo finché
non sparì sul retro, ammirandole le meravigliose gambe toniche e perfette e il
suo fondoschiena da urlo. Era ora di stuzzicare ancora il bambolottino rifatto.
“Fidanzato?” gli domandò così, con nonchalance, facendo finta di voler
conversare un po’ del più e del meno per fare un po’ di conoscenza reciproca.
“No”, si limitò a dire Alessio. “Non ho ancora incontrato quella
giusta. E tu?”
“No, nemmeno io. Claudio è sempre libero come un fringuello di
campagna! Al momento, sto cercando di acciuffare la mia ultima preda”, gli
spiegò, ammiccando e lanciando uno sguardo verso il retro.
“Con il dovuto rispetto, Claudio, le donne non sono prede da
acciuffare, ma creature da rispettare e amare”, lo freddò Alessio con
educazione.
Claudio sbuffò, ridendo. “Basta con questi stupidi romanticismi! Ma
sei un vecchio vissuto cento anni fa o un ragazzo del ventunesimo secolo! Pensa
a divertiti, finché sei giovane! Meglio spassarsela con qualche bella
pollastra, finché si può!”
“Non sono d’accordo. Io credo che si possa vivere amando una sola
donna e rimanendole fedele fino alla morte”, replicò Alessio, pacato ed educato
come al solito.
“Cazzate! Ma sei un peggio di un prete! Su, smettila di fare la predica
e cerca di goderti la serata. Fai come me! Divertiti! Ah! A proposito!”
aggiunse Claudio, avvicinandogli all'orecchio. “La bella Valentina è mia.
Lasciala a me”, gli sussurrò, ammiccando e facendogli un occhiolino, come per
dirgli: “Ci siamo capiti?”
Alessio sbuffò, ridacchiando sotto i baffi. “Fai un po’ come ti
pare...” gli disse, andando poi a prendere una boccata d’aria fuori e lasciando
lì Claudio.
Valentina meritava di meglio di un emerito idiota che trattava le
donne come bambole. Perché era così che considerava i tipi come Claudio: degli
emeriti idioti. Era certo che Claudio pensasse la stessa cosa di lui, ma non
gli importava. Credeva fermamente che ciò che gli aveva detto poco prima fosse
vero. Così come Claudio era sempre più convinto del proprio pensiero. O,
almeno, così credeva. In ogni caso, anche lui era certo che Alessio fosse un
imbecille e non avesse tutte le rotelle in ordine, quello era poco ma sicuro!
Come si poteva ragionare così? Peggio di un prete novantenne! Bah, mistero.
Claudio si mise ad aspettare Valentina con le braccia conserte. Quella era la
sua serata e lì, alla festa d’inaugurazione, avrebbe fatto di tutto per far
colpo su di lei. Eccola che usciva dal retro ed era un incanto, uno splendore!
Alessio rientrò dal momento che erano già in vista i primi ospiti della serata.
Ma non sarebbe andato tutto come Claudio aveva previsto e sperato...
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