sabato 16 febbraio 2019

UN FARFALLINO IN TRAPPOLA - 6° PUNTATA - di Ambra Tonnarelli



Erano trascorsi diversi giorni da quella fatidica sera dell’inaugurazione in cui i grandi piani di Claudio erano stati rovinosamente smontati dall’enorme sfilza di ex che si erano presentate a salutarlo e a fargli i complimenti. E a corteggiarlo di nuovo. Le circostanze gli avevano imposto di essere cortese e gentile con tutti gli invitati, pertanto non poteva liquidarle per correre dietro a Valentina. Anche perché lei si sarebbe insospettita, dal momento che lui le aveva chiesto di uscire solo in amicizia. Per di più, Bambolotto Rifatto e la sua piccola peste al seguito erano riuscite a far breccia nelle grazie di Valentina! Dopo che la piccola se n’era andata con le amiche, lei e Alessio avevano conversato serenamente, ridendo e scherzando come amici di vecchia data per ore e ore. Fino alla fine della serata, per giunta! Peggio di così non poteva andare! Ma perché il Destino se la prendeva con lui? Che cosa aveva fatto di male? Che peccato aveva da scontare? Perché non poteva cacciare la sua preda come aveva sempre fatto? Inoltre, come se non bastasse, nei giorni a seguire, si era fatto sfuggire l’occasione di rimorchiare altre tre o quattro belle figliole che gli cadevano letteralmente ai piedi e tutto questo perché? Perché lui voleva solo Valentina. Ma che gli aveva fatto quella ragazza? L’aveva stregato con un qualche sortilegio fatale? Da quando in qua il grande Claudio si faceva scappare una pulzella? Sospirò, mentre osservava Valentina e Alessio ridere e scherzare in negozio, mentre lei si preparava per andar via. Per quanto riguardava l’attività non aveva di che lamentarsi. Gli affari erano partiti alla grande e ogni giorno andava sempre meglio. Ma per quanto riguardava la faccenda Valentina... Beh, non sarebbe potuta andar peggio.
“Io vado. A domani, Claudio. Ciao Alessio!” si congedò Valentina, prendendo le sue cose e uscendo dal negozio.
Lasciando Claudio e Alessio da soli.
Volendo scandagliare la situazione, Claudio si avvicinò ad Alessio e finse di aiutarlo a sistemare le t-shirt da palestra.
“Sembra proprio che tu e la bella Valentina ve la intendiate, eh?” buttò lì Claudio con fare pettegolo e curioso al tempo stesso.
Alessio, timido per natura, fece spallucce. “Siamo solo due colleghi che vanno molto d’accordo. Anzi, mi correggo: un capo e un dipendente.”
“Beh, con me non sei così espansivo”, insistette Claudio.
“Forse perché conosco Valentina da più tempo, rispetto a quanto conosca te”, lo freddò Alessio.
“Ah”, si limitò a dire Claudio. In effetti, era vero. Alessio conosceva Valentina da molti più giorni, mentre con lui si erano incontrati per la prima volta soltanto la sera dell’inaugurazione, perciò il discorso di Bambolotto Rifatto non faceva una piega.
“Come hai avuto l’idea di aprire un negozio di articoli sportivi, se posso chiedertelo?” gli domandò Alessio per sviare l’argomento. Odiava parlare delle proprie questioni personali. Nemmeno con la famiglia si apriva mai.
“Sono un imprenditore. Mi è sempre piaciuto mettermi in gioco e guidare varie attività. Non sono il tipo da stare alle dipendenze di un privato. E poi, lo sport mi è sempre piaciuto, quindi perché non provare qualcosa di diverso?” spiegò Claudio, mostrando la sua grande personalità da leader naturale.
“E i rischi correlati a una nuova attività non ti spaventano?”
Claudio scosse deciso il capo. “Chi non risica, non rosica!”
Alessio abbozzò un sorriso di circostanza, ammirando Claudio dal più profondo del cuore. Non era d’accordo con lui sotto molti punti di vista, specialmente per quanto riguardava il suo sfarfallare a destra e a manca con la prima capitata, ma per quanto riguardava il resto, era un tipo degno di stima. Per gestire un’attività come quella, era necessario essere aperti, alla mano, espansivi, con pugno di ferro in guanto di velluto, temerari e intraprendenti. Lui non ci sarebbe riuscito. Alessio era sempre stato un ragazzo timido e riservato, poco incline a farsi avanti e a prendere l’iniziativa. Forse anche quello era uno dei motivi per cui era ancora single. Aveva sempre paura di essere respinto, pertanto preferiva rimanersene in disparte. Ma parlare con Valentina era la cosa più naturale del mondo. E questo in un certo senso lo scombussolava. Non gli era mai capitato di sentirsi a proprio agio con una ragazza, che per giunta gli piaceva pure. Ma non poteva farlo assolutamente capire a Claudio. Tanto meno a lei. Che speranza avrebbe avuto un tipo remissivo come lui con un tipo intraprendente come Valentina? Nessuna. Però, non poteva negare a se stesso che ogni volta che la guardava sentisse le farfalle nello stomaco. Lei era così gentile con lui, e solare, e simpatica, e alla mano, e intelligente, intraprendente e... Wow! Di certo era una ragazza che lasciava il segno. A lui l’aveva lasciato e anche bello profondo, a quanto pareva. E pure a Claudio! Ma se Claudio voleva conquistarla solo per un piacere personale, come se fosse quasi una sfida, da parte di Alessio c’era molto di più. Amava tutto di Valentina: dal suo essere grintosa e intraprendente, a quella dolcezza celata dietro uno scudo di sicurezza impenetrabile. Dal suo sorriso solare e allegro, ai suoi occhi verdi come gli smeraldi. Dalla sua simpatia, alla sua fermezza nel tenere a bada i tipi come Claudio. Avrebbe tanto voluto uscire con lei, in amicizia perlomeno! Avrebbe voluto conoscerla meglio, anche al di fuori dell’ambito lavorativo, ma a differenza di Claudio, non avrebbe mai avuto il coraggio di invitarla. Di sicuro, lui l’aveva già fatto da un pezzo!
“Così giochi a tennis...” buttò lì Claudio, per farlo parlare di nuovo, dal momento che si era zittito di botto come una mummia.
“Sì, è lo sport che pratico di più. Come ti ha già detto Valentina, ne pratico molti. Mi piace fare sport!” si sciolse un po’.
A quanto pareva, Claudio aveva trovato il modo di farlo conversare un po’. Anche se era il suo acerrimo rivale in “amore”, era pur sempre un suo dipendente e un ragazzo davvero in gamba. Anche se lo reputava un prete vissuto in epoche antiche, non poteva negare che fosse un gran bravo ragazzo, lavoratore, con la testa sulle spalle e gran senso del dovere. Per di più, praticava molti sport e questo comportava che conducesse una vita sana e con sani principi. Ci teneva ad avere un bel rapporto col suo unico e fidato dipendete che faceva sempre di tutto per accontentare sia lui, che Valentina, in negozio. Aveva persino servito clienti ostici e indecisi con grande professionalità e pazienza, col sorriso sulle labbra.
“Io sono sempre stato un patito della pesistica, del fit-cross e di questo genere di attività. In più, mi piace giocare a calcio e pallavolo o beach-volley con gli amici. Ma a tennis, non ci ho mai giocato!” gli raccontò Claudio.
“Ti piacerebbe provare?”
“Beh, sì! Perché no? Come si dice? Impara l’arte e mettila da parte? Mi insegneresti qualcosina, quando hai tempo?”
Alessio sorrise, gentile ed educato come sempre. “Certo! Volentieri! Mi fa molto piacere!”
“Ottimo! Allora, ci aggiorniamo!”
Alessio annuì. “Perfetto!”
Non fecero in tempo ad aggiungere altro. Il telefono di Claudio squillò sonoramente e il suo commercialista lo tenne occupato per diverso tempo.
Alessio rimase da solo, a rimuginare sulle lezioni di tennis. Quanto avrebbe voluto chiederlo a Valentina e fare una partita con lei! Non avrebbe mai trovato il coraggio di farlo. Tutto ciò che gli restava da fare era sognare quella vita accanto a lei, che mai avrebbe avuto.





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