Una strana e piacevole ebbrezza di euforia fluttuava incontrastata in
ogni dove in casa Reeves, che faceva sentire la sua palpabile presenza, donando
allegria e serenità a chiunque vi entrasse anche solo per un saluto. I
preparativi per il matrimonio procedevano frenetici e di gran passo, sotto il
controllo organizzativo di ferro di Albert, che aveva programmato tutto alla
perfezione, a tal punto da aver accelerato al massimo i tempi. Si era dato così
da fare in maniera organizzata e impeccabile, che dopo due settimane Alex ed
Elizabeth erano già pronti per potersi sposare. Albert era un uomo non
all’antica, di più! Sua figlia avrebbe dovuto sposarsi prima che si vedesse il
pancione o sarebbe stato un deplorevole disonore per tutta la famiglia Reeves.
Alex ed Elizabeth lo prendevano in giro in continuazione, sotto i suoi occhi
senza che lui se ne accorgesse, ma allo stesso tempo sfruttarono le sue ottuse
idee medioevali per far pressione al fine di sposarsi quanto prima. Alex
avrebbe voluto sposare Elizabeth dal giorno in cui si erano fidanzati e si
erano aperti il proprio cuore a vicenda. L’unica così sensibile da riuscire a
entrargli nell’anima e placare i demoni che erano in lui, quei demoni che si
portava dentro da quando era bambino. La sera prima delle nozze, l’atmosfera in
casa Reeves era carica di dolce trepidazione. L’incontro inaspettato tra Alex
ed Elizabeth aveva cambiato diverse cose, anzi aveva sconvolto tutto. Il
peculiare modo in cui si erano conosciuti era noto solo ai due, un segreto
rimasto tale e sepolto profondamente nei loro cuori, per non sconvolgere
ulteriormente un mondo che era già stato messo sottosopra e a soqquadro a
sufficienza. Alex ed Elizabeth non solo avevano completamente ribaltato la
realtà in cui vivevano, ma si erano sconvolti le proprie vite a vicenda. Alex
era sempre stato un tipo irruento, aggressivo, ribelle e passionale. Viveva per
la sua musica, per gli eccessi, per le ore piccole e le trasgressioni. Era
amante delle donne e del sesso sfrenato, solo per il piacere fisico fine a se
stesso. Divertimento era la sua parola d’ordine. Dall’altra parte del muro,
c’era lei, Elizabeth. Elizabeth era l’esatto opposto di Alex. Era timida,
insicura, paurosa, cresciuta con i grandi ideali medioevali di amore e di
amicizia. Si sarebbe concessa solo a colui che sarebbe mai riuscito a
conquistare il suo cuore fragile e pieno di paure. Non era mai neanche uscita con
un ragazzo, prima di incontrare Alex. Viveva per la danza. E la sua parola
d’ordine era serietà. Eppure, si erano amati. Si erano amati dal primo istante
in cui si erano visti. Quella prima notte insieme, tra due sconosciuti
nell’auto di lui, non era stata una trasgressione, né un divertimento per
nessuno dei due. Colpo di fulmine? No. Empatia. Due anime così diverse, ma così
uguali nella nobiltà e nella sensibilità. Fu come se in quel primo istante, in
cui si erano guardati, entrambi avessero letto col proprio sguardo lo sguardo
dell’altro. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e solo chi possiede una
grande e peculiare empatia può vedervi attraverso. Entrambi lo avevano fatto a
vicenda. Quando avevano fatto l’amore, quella prima volta in auto, inconsapevolmente
si amavano già. Avevano visto loro stessi e l’opposto di loro stessi l’uno
negli occhi dell’altra e viceversa e proprio quell’opposto li aveva completati
entrambi. Erano l’uno la parte che mancava all’altra. Niente di più complicato.
Niente di più semplice. Avevano sconvolto tutto, persino le regole dell’amore.
E le tradizioni. Alex aveva così fama della sua caparbietà di far sempre di
testa propria e di non rispettare neanche una regola di convivenza civile al
mondo, che non si smentì neanche la sera prima delle nozze. Invece di starsene
a casa sua e lasciare la sposa sola come vogliono le antiche tradizioni, Alex
rimase a dormire con Elizabeth, in camera di lei e nessuno dei due aveva
festeggiato l’addio al celibato e nubilato. Albert non fu per niente contento
di sapere che Alex era in camera con sua figlia la notte prima delle nozze, lui
che era così attaccato alle tradizioni e ai troppi moralismi. Ma Alex, si sa,
faceva sempre di testa sua. Ed Elizabeth lo amava proprio per questo. Perché pensava
con la sua testa e basta. Si goderono le ultime ore di serenità insieme prima
della frenesia da matrimonio del giorno dopo. Tutti si alzarono di buonora il
mattino seguente. E purtroppo, Albert perse la sua calma organizzativa proprio
nel giorno più importante di tutti i preparativi. Era visibilmente in ansia e
agitato per Elizabeth, per la sua unica e amata figlia. Per fortuna, si sa, le
donne hanno sempre i nervi più saldi, quando si tratta di mantenere il
controllo nelle situazioni importanti e fu Hilary a prendere in mano le redini
dell’organizzazione. Solo grazie a lei, il matrimonio si svolse in maniera
liscia e puntuale. Alex aspettava in chiesa da solo una decina di minuti,
quando Elizabeth arrivò. Fece il suo ingresso, sfilando sul lungo tappeto
bianco della navata accompagnata a braccetto da Albert. Il vestito da fiaba di
Elizabeth tolse il fiato a tutti. Elizabeth aveva voluto farsi fare a tutti i
costi un abito da Cenerentola. Alex non era da meno. Lui era il principe. La
sua giacca era coordinata con dell’abito bianco di lei. Elizabeth sembrava
proprio una principessa delle fiabe. Non si era fatta nemmeno mancare le
scarpette delicate da sembrar di cristallo. Quello era il matrimonio che aveva
sempre sognato fin da quando era solo una bambina piccolissima. Anche se il
principe che l’avrebbe portata via con sé quel giorno era del tutto,
adorabilmente inusuale. Alex sentì un tuffo al cuore, mentre Elizabeth si
dirigeva con suo padre verso di lui. Era visibilmente emozionato. Stava per
sposarsi, proprio lui, che di matrimonio non avrebbe proprio voluto saperne, al
momento. Eppure eccolo lì, innamorato come non mai di una ragazza veramente
unica e speciale. Quando Elizabeth fu lì, davanti a lui e Albert si fece da
parte, Alex ed Elizabeth si guardarono intensamente negli occhi come mai prima
di allora. Erano pronti. Alex la prese a braccetto e fece cenno col capo al
sacerdote, affinché desse il via alla cerimonia. Sandy ed Edward a far da
testimoni.
Alex ed Elizabeth non fecero altro che guardarsi intensamente negli
occhi, senza seguire affatto la cerimonia. Finché non fu la fatidica domanda ad
attrarli di nuovo sul pianeta Terra.
“Vuoi tu Alex Tennence prendere in sposa la qui presente Elizabeth
Reeves?”
“Sì, lo voglio”, rispose Alex, sicuro, convinto e deciso, senza
smettere di guardare Elizabeth negli occhi.
“Vuoi tu Elizabeth Reeves prendere in sposo il qui presente Alex
Tennence?”
Sì, lo voglio”, rispose anche lei, altrettanto sicura e decisa, con la
sua tipica nota di dolcezza nella voce.
“Scambiatevi gli anelli in segno della vostra fedeltà. E per mezzo dei
poteri a me conferiti, io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.”
Alex non se lo fece ripetere due volte e premette con dolcezza le
labbra su quelle di Elizabeth. Si baciarono con talmente tanta intensità, che
non riuscivano più a staccarsi l’uno dall’altra. Ormai erano una cosa sola.
Finalmente. Dovettero addirittura intervenire i testimoni per riuscire a
separarli. I neo-sposini si presero allora per mano e si incamminarono verso
l’uscita delle chiesa, sul cui uscio furono sommersi da coriandoli, stelle
filanti colorate e petali di rose rosse invece che dal solito riso. Una delle idee
stravaganti di Alex. Come ciliegina sulla torta, lungo la scalinata della
chiesa, come per coronare la fiaba a cui si era ispirata Elizabeth per avere il
suo abito, la ragazza perse una delle sue scarpette, sotto le risa di tutti.
Alex fece la parte del nobile principe quale era. Raccolse la scarpetta e
gliela infilò al piede lungo, sottile e aggraziato.
“Di’ la verità... L’hai fatto apposta, vero?” le domandò suo padre,
con la solita indole calcolatrice di sempre, sapendo quanto a Elizabeth
piacesse la fiaba di Cenerentola. Aveva persino obbligato sua madre a farci un
balletto da bambina, in cui lei interpretò la protagonista accanto a un giovanissimo
Emile, che aveva deciso di mettere da parte l’orgoglio e di recarsi al
matrimonio della ragazza che un tempo aveva amato.
“No, papà. Lo sai che le scarpe a decolté, me le perdo sempre!”
protestò Elizabeth, rimarcando un problemuccio che aveva sempre avuto per via
del suo piedino affusolato.
“Beh, visto che le hai ordinate su misura, avresti potuto farle anche
un po’ più strette”, non si arrese Albert.
“Hai ragione, papà. Non ci ho pensato. Temevo che più strette mi
avrebbero dato troppo fastidio, dal momento che non ci sono abituata. Ma è
stato molto meglio così! Credimi!”
“Su via, Capo! Non le piacciono le fiabe?” intervenne Alex, a dar man
forte alla sua amata.
Nonostante i consolidati buoni rapporti, i due continuavano a
punzecchiarsi di tanto in tanto. E Alex continuava a chiamarlo Capo e a dargli
del lei per prenderlo per i fondelli.
“Che robe sdolcinate!” si schifò Albert.
“Si lasci andare almeno oggi, Capo! La smetta di fare il serio! E
siccome oggi è una fiaba, guardi un po’ là, con che cosa porterò al pranzo la
mia Elizabeth!”
Un silenzio colmo di stupore calò tra gli invitati. Poco più in là, un
meraviglioso cavallo bianco stava aspettando gli sposini. Alex aveva
organizzato quella sorpresa per conto suo senza farne parola con nessuno. Elizabeth
si portò le mani alla bocca. Aveva perso la parola per la commozione. Era un
sogno meraviglioso divenuto realtà. Alex. Tutto grazie all’animo nobile di
Alex. Aveva quasi paura che presto si sarebbe svegliata e tutto sarebbe svanito,
invece era tutto vero. Non era un fiabesco sogno, ma una fiaba divenuta realtà.
“Alex! Mio Dio! Non ho parole!” esclamò Elizabeth, cercando di
trattenere le lacrime per non rovinare ore di lavoro di trucco.
“Ti amo, Elizabeth. Spero che questo giorno resti nei tuoi ricordi per
sempre”, le sussurrò Alex.
“Alex, questo è il giorno più speciale della mia vita. E solo grazie a
te. Ti amo, Alex!”
Alex la aiutò a salire in sella e montò con lei. Elizabeth, prima di
andarsene via con Alex, lanciò all’indietro il bouquet. Il signor Destino volle
che cadde proprio nelle mani del buon caro e vecchio Edward, che lo afferrò più
per riflesso che per volontà. Edward, che si trovava in piedi, proprio accanto
a Sandy, assunse un’espressione alquanto sconvolta. L’idea di sposarsi entro
l’anno secondo l’antica leggenda lo fece quasi sentir male. Edward si voltò a
guardare Sandy, agitato e sconvolto, e le rifilò freneticamente il bouquet come
per sperare che l’effetto del vecchio detto ricadesse su di lei e non su di
lui. Che potesse ricadere su tutti e due?
Alex ed Elizabeth si erano voltati per assistere alla scena. Alex
lanciò a Edward un eloquente sguardo, accompagnato da un buffo gesto con la
mano, che voleva dire: “Te l’avevo detto che prima o poi sarebbe toccato anche
a te!”
Alex afferrò poi le redini e con decisione iniziò a far galoppare
lentamente il cavallo. “Mi dispiace, Capo! Ma non c’era un cavallo anche per
lei!” lo prese in giro Alex, avendo colto l’espressione di disappunto di
Albert, che non aveva più aperto bocca, da quando aveva visto il bianco
cavallo. “La saluto, Capo!”
Gli invitati si radunarono a mo’ di gregge di pecore per osservare i
due piccioncini che si allontanavano proprio come nelle fiabe.
“Quell’Alex!” commentò Albert, con un sorriso rassegnato. “Mille ne
pensa e diecimila ne fa!”
Edward gli si avvicinò, ancora parecchio scosso e gli mise una mano
sulla spalla, preoccupato. “Capo, ma secondo lei... E’ vera quella storia del
bouquet?”
Albert lo guardò come se fosse ubriaco. “Ma dico, Edward... Ci stai
serio? Non è una vecchia baggianata come questa che conta, ma le ferrea volontà
di un individuo. Tu vuoi sposarti entro l’anno?”
“No, Capo. A dire il vero, non voglio proprio sposarmi!”
“E allora non sposarti! Stop!”
“Grazie, Capo! Bene, andiamo al pranzo!”
Albert afferrò Edward per il colletto dello smoking nero che
indossava, sentendosi spudoratamente surclassato e spodestato. “Edward... Qui
comando io. Io sono il padre della sposa, io ho organizzato il matrimonio,
tranne quella pagliacciata del cavallo, e per di più io sono anche commissario.
Perciò, li do io, gli ordini, qui!”
Un sorriso beffardo prese forma dalle labbra di Edward. “Molto bene, Capo.
Mi perdoni. Quand’è così... EHI, GENTE! ANDIAMO TUTTI A PRENDERE LE MACCHINE!
SI VA A MANGIARE A SCROCCO!” gridò, poi per prenderlo in giro e fargli
dispetto.
Albert con i suoi “ehi, aspettate!” non riuscì a fermare la mandria di
bufali affamati e inferociti che lo sommerse in direzione delle auto. Albert
rimase in fondo alla fila, nel tentativo di riprendere il controllo della
situazione, insieme a Sandy, che gli passò accanto volteggiando con aria
sognante col bouquet.
“Quanto mi piace quell’Edward! E’ da sposare!” gli esclamò, mentre lo
sorpassava.
Albert, rimase lì, fermo immobile come una statua, o meglio come un
cretino per qualche minuto.
Alex non si risparmiò in fatto di casino nemmeno al pranzo. Mangiò per
un esercito, conquistò tutti i parenti di Elizabeth con le sue battutine
pungenti, che misero in risalto tutta l’intelligenza e il sovrumano carisma di
cui era dotato. E non mancò di alzare un po’ il gomito, sotto lo sguardo
leggermente contrariato di Albert, che decise di godersi i festeggiamenti e di lasciarlo
perdere. Era sul punto di parlare e dirgliene quattro, ma lo sguardo innamorato
e perso, felice e colmo di magia nei luminescenti occhi della figlia gli fecero
completamente cambiare idea all’ultimo minuto. Dopo il pranzo nel giardino
esterno di un noto ristorante, la band, capitanata da Alex, attaccò gli
strumenti e iniziò a dar movimento al pomeriggio. Iniziarono con la canzone
dedicata a Elizabeth, che ormai era diventata il loro cavallo di battaglia. Le
coppie presenti alla festa furono sentimentalmente coinvolte in un lento, tutto
da ballare accanto al proprio amato. Elizabeth salì sul palco con Alex e si
strinse a lui per ballare. Alex, che con una mano teneva il microfono e con
l’altra stringeva Elizabeth per danzare con lei, conquistò tutti con la sua
sensuale e particolarissima voce. Il giardino addobbato a mo’ di matrimonio con
nastri e palloncini bianchi e luci in stile natalizio, stagliate a illuminare gli
alberi, resero l’atmosfera ancora più magica. Persino Albert si lasciò
completamente andare e ballò con sua moglie, con lo stesso trasporto di quando
erano ragazzi. Grazie ad Alex, stava riscoprendo una parte nascosta e sepolta
del proprio io. Non si smentirono neanche la zia Luigina e lo zio Esmeraldo,
che in fatto di balli lenti, diedero qualche bella lezione a tutti gli
invitati. Sandy avrebbe tanto voluto ballare con Edward, ma era completamente
preso sul palco a deliziare il pubblico con i dolci assoli di chitarra scritti
da Alex per Elizabeth. E al termine della canzone, via col rock scatenato! Dopo
qualche pezzo, la band lasciò il proprio posto ai musicisti che avevano chiamato
per donar del sottofondo musicale alla festa. Finalmente, dopo tante preghiere
e suppliche, Sandy riuscì a fatica a strappare con le unghie e con i denti un
ballo a Edward, che alla fine venne coinvolto tanto quanto lei. Alex ed
Elizabeth si goderono divertiti la comica scenetta, sghignazzando sotto i baffi
come delle iene.
“Complimenti, Alex!” gli si avvicinarono Albert e Hilary.
“Grazie Capo! Ma il merito della canzone è di Elizabeth. Me l’ha
ispirata lei, dalla prima all’ultima nota!”
“Congratulazioni Elizabeth cara!” li interruppe la zia Luigina,
inseguita dallo zio Esmeraldo.
“Grazie zia! E’ il giorno più bello della mia vita!”
Lo zio Esmeraldo aveva già aperto la bocca per proferir parola, ma il
pianto incessante e martellante di una neonata sovrastò la sua voce. Una
piccola cuginetta di Elizabeth.
“Scusate! Ma non riusciamo a farla smettere! Io e mio marito l’abbiamo
portata a spasso per tutto il ristorante!” spiegò questa zia un po’ alla
lontana di Elizabeth, con la bimba che le piangeva in braccio.
Ad Alex si illuminò lo sguardo, al solo pensiero che presto sarebbe
arrivata una canaglia urlante anche per lui. E l’idea, invece di spaventarlo,
lo entusiasmò. “La prendo io!” esclamò allegro, strappando la piccola dalle
braccia di sua madre. “Vieni amore! Vieni dallo zio Alex!”
Alex si mise subito a ninnarla e a canticchiarle una simpatica
canzoncina per bambini che si inventò al momento. La bambina smise all’istante
di piangere sotto lo sguardo sconvolto del gruppetto lì radunato. Anche
Elizabeth, con un fagotto in grembo, non poté resistere alla tentazione di dare
il suo contributo e coccolare la piccola tra le braccia di Alex.
“Ma come ha fatto?” chiese la mamma, sbalordita.
“Eh...” –sospirò Albert, con fare rassegnato- “E’ una femmina. E alle
femmine, quel manigoldo piace.”
“Gliela regaliamo per un paio di settimane così io e mio marito ci
risposiamo un po’!”
“Ah, noi la prendiamo volentieri!” intervenne Alex, avendo sentito la
battuta. “Però signora non le conviene, perché poi non gliela ridiamo più!” scherzò,
restituendole la sorridente bimba.
“Saresti un ottimo padre”, commentò la zia Luigina.
“Lo sarà presto zia!” si lasciò sfuggire Elizabeth, sotto lo sguardo
inorridito di Albert, che avrebbe voluto tenere segreta la gravidanza ancora
per un po’. Vecchi ideali d’onore.
“In che senso, Elizabeth cara? Volete avere presto un bambino? Beh, mi
sembra un’ottima idea!”
Albert tirò un mezzo respiro di sollievo, preoccupato per la risposta
di Elizabeth. Le lanciò un occhiolino come ricordarle di annuire a quanto aveva
appena detto Luigina, ma Elizabeth non era esattamente come suo padre.
“No, zia. Non è così. Noi lo aspettiamo già, un bambino! Sono
incinta!”
Elizabeth lo disse così forte che tutti si voltarono a guardarla.
Intorno a loro, piombò il silenzio più assoluto, tanto che persino i musicisti
smisero di suonare e furono trascinanti in quello che per loro fu un
inspiegabile black-out.
“Congratulazioni doppie!” gridò finalmente Luigina, andando a rompere
il silenzio e riportando allegria e movimento alla festa. “Ah, caro, caro Alex!
Vieni qui, adorabile briccone! Fatti abbracciare!” se lo spupazzò la zia
Luigina. “Vieni qui anche tu nipotina mia! Allora, di quanto sei incinta?”
“Di circa quattro settimane. L’ho saputo poco fa.”
“E il papà-artista, qui, che cosa dice? Eh?”
“Dico che è il dono più straordinario che la vita mi abbia fatto.
Elizabeth e questo figlio sono una benedizione per me. Non vedo l’ora che
nasca!”
“E tu perché non ci hai detto niente, Albert?” protestò indignata
Luigina, colpendolo con una guanto da signora.
“Beh... Ecco... Perché...” balbettò, non sapendo che cosa dirle.
“Ah, ho capito. Le tue solite idee da vecchio! E’ un disonore per te
restare incinta prima del matrimonio, vero?! Ci avrei scommesso! Sei proprio
anziano!”
La battuta della zia Luigina in stile “il bue che dà del cornuto
all’asino” donò una bellissima risata gratuita a tutti. Luigina proprio non
capì lo strano perché di quelle risa, forse per il fatto che lei, gli anni che
aveva, non li sentiva affatto. Si sentiva ancora giovane nello spirito, così
come il marito Esmeraldo.
Alex ed Elizabeth si allontanarono per qualche minuto dalla festa.
Sentivano il bisogno di stare un po’ soli. Passeggiarono tutt’intorno al
cortile, mano nella mano, isolati dalla folla. Si sussurrarono dolci e tenere
parole e Alex tirò fuori il poeta che era in lui. Quando dei sonori rumori li
distrassero. Alex tese l’orecchio in stile Dumbo Jumbo per capire chi fosse e
da dove venissero tutti quei versi piuttosto espliciti. Elizabeth ridacchiò
sotto i baffi: l’espressione assunta dal volto di Alex era impagabile. Il
ragazzo scostò con la mano libera un ramo ricoperto di foglie di una grossa
pianta verde e subito si compiacque di ciò che vide.
“Ma guarda tu, da quale pulpito viene la predica!” esclamò Alex con un
sorriso beffardo, quando beccò Edward e Sandy in atteggiamenti piuttosto intimi
e inequivocabili.
Edward sollevò il capo dal collo di Sandy e si voltò di scatto a
fulminare il suo amico. Ma non seppe che cosa ribattere, tanto era stato colto
alla sprovvista.
“Continuate pure! E divertitevi! Mi raccomando Edward... Vogliamo
essere i testimoni di nozze, altrimenti ci offendiamo. Ciao ciao!” li prese in
giro.
Alex si fece beffa di Edward in quello che per lui fu il migliore dei
modi. Elizabeth seguì Alex, sghignazzando come non mai in vita sua.
“Sai che Sandy stravede per Edward?” buttò lì Elizabeth.
“Sì, me ne sono accorto. Anche Edward, anche se lui lo nega. E’ allergico
alle relazioni serie, ma secondo me, se va avanti di questo passo, Sandy
potrebbe fargliela passare!”
“Lo credo anch’io, amore. Che ne dici se ci sediamo un momento qui?
Sono un po’ stanca.”
Alex annuì, sedendosi insieme a lei sull’isolata panchina in mezzo al
verde indicata da Elizabeth. La strinse con amore a sé.
“Ti senti bene, amore mio?” le chiese Alex premuroso, accarezzandole
la guancia.
“Sì, amore. Mi sento solo un po’ stanca. Sai, oggi è stata una
giornata molto intensa per me, non tanto dal punto di vista fisico, ma emotivo.
Sono state troppe emozioni forti tutte insieme. Mi batte ancora il cuore dalla
gioia. Non so descrivere come io mi senta in questo momento. So solo che sto
bene. Che non sono mai stata così felice in tutta la mia vita.”
Alex le regalò l’ennesimo, dolce sorriso. “Anch’io mi sento come te.
Mi servirebbe un piano, così potrei suonare questa emozione così forte e
intensa.”
“Allora, andiamo a casa. Gli invitati capiranno. Sono anche incinta.
Saranno molto più che premurosi!”
Alex non riuscì a capire se gli facesse più ridere la frase ribelle di
Elizabeth o il fatto che avrebbe potuto benissimo pronunciarla lui. Di una sola
cosa, però, era certo: si erano completati a vicenda. Ognuno aveva dato
all’altro ciò che gli mancava e viceversa.
“Ah, eccovi qua!” esclamò Albert, vedendoli tornare.
“Capo, non le dispiace, vero, se noi ci avviamo verso casa? Elizabeth
è molto stanca. Vorrebbe riposare un po’. Ha bisogno di stendersi.”
“Ma certo! Se si stente stanca, DEVE andare a riposare!” acconsentì
immediatamente Albert, calzando sul “deve” facendo riferimento al fatto che
Elizabeth fosse incinta.
Gli sposini salutarono e ringraziarono tutti i parenti, amici e
invitati e se ne tornarono a casa di Elizabeth. Avevano deciso che avrebbero
continuato a vivere lì, fino all'uscita del disco, insieme a Hilary e Albert
che avevano tutta l’aria di due genitori che non riuscivano ancora a staccarsi
dalla loro bambina.
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