“Ah! Finalmente il divano!” esclamò Elizabeth, davvero esausta,
buttandosi giù di peso. Alex, invece, si fiondò al pianoforte e iniziò a dar
voce alle sue emozioni, come promesso. Ne sentiva veramente il bisogno. Il
risultato fu eclatante. Alex diede vita a una melodia dolcissima, unica nel suo
genere e vi accompagnò un testo poetico, improvvisato al momento, in base a ciò
che sentiva dentro. Elizabeth ne rimase incantata. Il talento, la passione e la
sensibilità di Alex non smettevano mai di stupirla meravigliosamente. Alex
prese un foglio e una penna e buttò giù nero su bianco quanto scaturito dalla
sua anima. Un'altra pietra miliare da aggiungere all’album. Il signor Tricheco
sarebbe stato moooolto contento di sapere che Alex aveva pronto un altro pezzo
da inserire nell’album di già tredici canzoni. Ma d’altro canto, superstizioso
com’era, avrebbe certamente accettato la quattordicesima.
Alex prese poi Elizabeth in braccio e la portò di sopra in camera. La
aiutò a sfilarsi l’ingombrante e luccicante abito da sposa e la fece distendere
un po’.
“Tirati un pochino su la maglietta”, le chiese dolcemente Alex.
Elizabeth lo accontentò, anche se con una certa titubanza. Non aveva
capito il perché di tale richiesta. Alex colse la sua silenziosa domanda in
quegli occhi acquatici da gatta che tanto amava e le rispose a fatti. Iniziò
delicatamente ad accarezzarle la pancia, dandovi qualche tenero bacino di tanto
in tanto. Stava coccolando lei e il piccolo. Il volto di Elizabeth si illuminò
d’amore e sfoggiò un sorriso degno del Sole in persona e anche più. Avrebbe
potuto illuminare l’intero firmamento con il suo sorriso e le stelle nei suoi
occhi.
“Ehi ciao, piccolino! Io sono il tuo papà. Io e la mamma ti amiamo già
da morire e non vediamo l’ora che tu venga alla luce, qui con noi, in questo
mondo di pazzi!”
Elizabeth si lasciò sfuggire una dolce risata, di quelle che solo Alex
riusciva a strapparle. “Ti amo, Alex” gli sussurrò, avvicinando la bocca
all’orecchio di lui.
Alex smise di accarezzarle il pancino, sollevò lo sguardo gettando il
grigioverde dei suoi magnetici ed espressivi occhi nello specchio d’acqua
stellato di quelli di Elizabeth e la baciò.
“Ti amo, Elizabeth”, ricambiò tra i baci, mentre si stendeva accanto a
lei.
“Ho tanto sonno”, mugugnò lei a un certo punto, dispersa nel mare di
coccole di Alex.
“Allora dormiamo. Spengo la luce.”
Alex allungò la mano verso l’interruttore, prima di riprendersi
Elizabeth tra le braccia per stringerla, mentre dormiva. Elizabeth si lasciò
stringere. Per lei, dormire beata tra le protettive e delicate braccia di Alex
era diventata una costante nella sua vita. E presto lo sarebbe stata anche la
creaturina a cui avrebbero presto dato alla luce.
“Salve Tricheco!” salutò Alex, rivolgendosi sempre in maniera beffarda
al suo manager.
“Ciao ragazzi! Bene, ho saputo che avete ultimato l’album”, si
compiacque il signor Marshall qualche mese dopo il matrimonio di Alex. Avevano
finito prima del previsto, nonostante il mare di canzoni e di materiale che
avevano su cui lavorare.
“Ebbene sì, Tricheco! E’ tutto, pronto! Aspettiamo solo il lancio!” si
gasò Alex, con dietro il coro di assensi della band.
“Non correre, Alex mio, non correre! Prima si lancia il singolo! Siete
sicuri di non voler far uscire prima uno dei pezzi che spaccano di più?”
Il signor Marshall si era sempre dimostrato titubante riguardo la
scelta del brano di lancio. Riteneva che un lento non fosse l’ideale per
impressionare il pubblico.
“Sì, Tricheco! Siamo sicuri!”
“Alex, smetti di fare il portavoce della band per qualche istante.
Vorrei sentire l’opinione di ognuno di voi.”
Edward prese con disinvoltura la parola. “Perdiamo solo tempo, così.
Il pezzo che Alex ha scritto per Elizabeth è senz’altro il capolavoro più
corposo a cui abbiamo mai lavorato. Ai concerti, ha sbancato e ha riscosso un
successo molto maggiore rispetto agli altri brani, perché a nostro parere è
unico. Per il nostro Alex ha un significato particolare. E anche per noi.
Perché Alex è migliorato molto artisticamente da quando c’è Elizabeth e ha
fatto migliorare anche noi. Quel brano è stato un punto di svolta nella nostra
carriera. E sarà quello che ci porterà al successo. O debuttiamo con quello o
non debuttiamo affatto!”
Un’ovazione di approvazione si alzò dai ragazzi, un’ovazione che
sembrava levarsi da un intero stadio piuttosto che da sei giovani imbufaliti. Il
signor Marshall dovette sbattere la mano sulla scrivania quattro o cinque volte
per placare un po’ i loro animi infuocati, molto più che tipicamente alla loro
età.
“Basta, ragazzi! E che diamine! Che cosa siete? Bestie? No, mi sa che
le bestie fanno meno casino di voi.”
Un sorrisetto tanto innocente, quanto beffardo prese forma all’unisono
nei volti di tutti e sei.
“Così sia. Il vostro pezzo di debutto sarà quello che Alex ha composto
per Elizabeth, di cui abbiamo già girato il video, giusto?”
“Signor sì, signor Tricheco!” annuì Alex con fare da canaglia.
Il signor Marshall afferrò una penna dalla scrivania e iniziò a
sbatterla nervosamente sulla sua agenda. “Bene. Che il Cielo ce la mandi
buona!” sospirò infine.
Il singolo sarebbe uscito nell’arco di una settimana e Alex aveva
perennemente importunato per via telefonica, e anche presentandosi di persona,
tutte le stazioni radio più importanti e le maggiori reti televisive più
importanti, scavalcando così il ruolo manageriale di Marshall, ma allo stesso tempo
riuscendo dove lo stesso Tricheco aveva fallito. Il carisma di Alex era
ineguagliabile.
“Buongiorno Commissario! Posso offrirle un caffè, dal momento che
siamo entrambi in anticipo?”
“Ma certo Barney. Grazie.”
L’inseparabile duo si diresse così al bar di fronte alla centrale di
polizia per un caffè. I rapporti tra Barney e Albert erano decisamente
migliorati. Dopo l’aggressione a Elizabeth, Albert aveva cambiato atteggiamento
verso il mondo intero, una reazione a catena iniziata e scatenata proprio dal
cavalleresco e impavido intervento di Alex. Dopo essersi finalmente reso conto
fino in fondo su che tipo di persona fosse Alex in realtà, i suoi nervi si
erano d’un tratto rilassati e la sua serenità traspariva e si manifestava anche
nel comportamento coi colleghi al lavoro. E nessuno ne fu più contento del
fedelissimo e stimatissimo Barney, che le azzeccava sempre tutte.
“Allora commissario” –esordì Barney, una volta ordinato al tavolo una
buona colazione- “Come stanno gli sposini? Sono d’intralcio a casa?” gli
domandò tanto per sciogliere il ghiaccio e per parlar del più e del meno.
Sapeva bene che Albert si rilassava molto più del solito, parlando di
Elizabeth.
“Bah, che ti devo dire? Non più di tanto. Voglio dire, si sente che ci
sono. Soprattutto Alex!”
“Ah, immagino!” bofonchiò Barney, ingurgitando goloso un gustoso
cornetto al cioccolato.
“Però, non mi posso lamentare. Sono molto autonomi in tutto. Se la
caveranno bene appena potranno permettersi di andare a vivere da soli.”
“E Alex? Si è calmato un po’, o è sempre la solita canaglia che
combina guai su guai in giro?”
“Non è cambiato di una virgola, Barney! Non puoi sapere le volte che
l’ho fermato per le solite cattive condotte in giro e ho risolto in maniera non
ufficiale senza chiamarti. L’ultima volta che l’ho fermato è stato proprio
ieri.”
Barney quasi rigurgitò il cappuccino nella tazza per non essere
riuscito a trattenere la risata, mentre Albert iniziava a sorseggiare il suo
con fare fiero e compunto. “Ieri? E che ha combinato questa volta, commissario?”
“Disturbo della quiete pubblica. Si è messo a schiamazzare con i
ragazzi della sua band alle sei del mattino lungo il viale di casa mia, poi
hanno improvvisato un motivetto con degli strumenti di fortuna trovati per
strada, tipo pigne, rami che loro hanno spezzato, auto...”
“E che facevano in piedi a quell’ora, Commissario?” chiese Barney
curioso di conoscere il resto.
“Dovevano andare allo studio di registrazione. Hanno già del nuovo
materiale su cui lavorare.”
Nonostante le canagliate di Alex e la sua combriccola, Albert era
tranquillo e sereno, mentre le raccontava. Ormai era come se si fosse
rassegnato all’idea, come se ci avesse fatto l’abitudine.
“Eh, Commissario... Il lupo perde il pelo, ma non il vizio! E che mi
dice di Elizabeth? Come sta? La gravidanza procede bene?” domandò Barney,
mentre ingurgitava un altro cornetto inzuppato a dovere nel cappuccino.
“Elizabeth è un fiore. A parte il pancione, non è cambiata di una virgola
fisicamente. A continuato a danzare fino a poco fa e per quanto glielo
consentano le sue condizioni, si tiene in forma alla grande.”
“Una super-mamma, Commissario!”
“Eh, già, Barney. Eh già!”
“E... Il piccolo come sta? E’ maschio o femmina?”
“Maschio. E dalle ecografie si vede che è sano come un pesce. Scoppia
di salute e sembra anche piuttosto vivacetto. Spero non prenda da quel
manigoldo!” ci scherzò su Albert, anche se effettivamente sperava che il
nipotino assomigliasse più a Elizabeth che ad Alex. L’idea di avere un piccolo
Alex che gli scorrazzava intorno un po’ lo agitava.
“Quando nasce, Commissario?”
“Elizabeth entra oggi nella trentasettesima settimana di gravidanza.
Salvo sorprese, dovrebbe partorire tra circa tre settimane.”
“Congratulazioni, Commissario!” gli sorrise Barney, dandogli una pacca
sulla spalla.
Albert era visibilmente emozionato. Accadeva sempre, ogni qual volta
si nominasse il bambino. Aveva gli occhi lucidi dalla commozione.
“Ehi, Commissario! Guardi lì! La tv!” gridò Barney entusiasta e
incredulo allo stesso tempo, facendo voltare di scatto Albert, che al contrario
di Barney, dava le spalle al televisore.
“Per Giove e Saturno, Barney! Ma quello è Alex!”
Eh, già. Il video della band in esclusiva sulla rete televisiva
musicale mondiale più importante.
“Commissario! Ma hanno saltato una buona parte di gavetta! Come hanno
fatto a finire subito in diretta mondiale?” chiese Barney sempre più incredulo.
“Alex, Barney. Alex...”
I due si lanciarono un eloquente sguardo che non ebbe bisogno di altre
domande e risposte. Era logico ciò che avesse combinato Alex. Albert non
avrebbe mai voluto essere nei panni di chi Alex era andato a dare il tormento.
I due colleghi si ammutolirono a godersi lo splendido video e la meravigliosa
canzone. Il video raccontava la storia di Alex ed Elizabeth. Lui, un povero
ragazzo di strada, senza famiglia e senza radici, che veniva salvato da questa
dolce fatina, un bellezza angelica, rappresentata sfocata in mezzo ad
un’abbagliante luce, che danzava. Danzava armoniosamente sulle note della
canzone. Un vero capolavoro che attirò l’attenzione dei clienti del bar,
facendoli commuovere tutti. E non solo i clienti del bar. Il singolo riscosse
successo in ogni dove del Paese e all’estero. Tutti si innamorarono di Alex e
della sua Elizabeth, tutti amarono la band fin da subito. E non solo i giovani.
Tutti. Adulti, anziani, uomini e donne di tutte le età, i ragazzini, tutti...
Senza contare le solite ragazzine che si presero una cotta per i componenti
della band. Le fan più giovani rimasero scioccate quando scoprirono che Alex
era già sposato e che stava per avere un bambino dalla moglie. Lo studio di
registrazione divenne ben presto zona d’assedio per i fan. I componenti della
band furono costretti ad abbandonare le rispettive abitazioni e cambiare casa
nel giro di un paio di settimane, in quanto anche queste prese di mira dai fan
in cerca di foto e autografi. Alex ed Elizabeth erano ancora al sicuro a casa
di lei, dal momento che solo pochi e fidati intimi come Barney sapevano che
Elizabeth e Alex vivevano con i genitori di lei. Per uscire, i due avevano
imparato a camuffarsi con estrema abilità, tanto che una sera, uscendo,
incrociarono lo stesso Albert e non li riconobbe. Speravano di riuscir a
mantenere segreto il luogo della loro ubicazione almeno fino alla nascita del
piccolo. Elizabeth gioì insieme ad Alex e la band per lo strabiliante successo
ottenuto.
“Stiamo già lavorando a del nuovo materiale, così uscirà presto un
nuovo album e saremo pronti per la tournée quanto prima, molto prima del
previsto”, aveva annunciato Alex alla sua famiglia e alla casa discografica, i
cui grandi boss erano immensamente in debito con Marshall per averli scoperti e
per aver fiutato l’affare prima degli altri. Alex si rifiutava di andare in
tournée con solamente un album. Inutile descrivere il gioioso momento che stava
vivendo la band. Una vita dedicata alla musica, la loro unica passione, e
finalmente il raggiungimento di un sogno. Questo lo dovevano non solo al loro
talento, alla loro passione e alla loro dedizione. Lo dovevano ad Alex. Sì,
Alex, che non si era mai arreso di fronte a niente, che non aveva permesso
nemmeno agli altri di arrendersi, che col suo grande carisma e il suo infinito
entusiasmo da vendere aveva saputo farsi strada tra i tortuosi sentieri
dell’industria musicale e conquistare i cuori della gente, dai grandi boss, al
pubblico. Il giorni passavano e il brano aumentava esponenzialmente il successo
riscosso, tanto che le riviste musicali scrissero che l’uscita del loro album
era la più attesa da circa qualche anno. La critica attendeva il disco più del
pubblico. La stampa era ansiosa di scoprire se questa carismatica e talentuosa
band potesse tener testa alle grandi leggende del rock della vecchia
generazione, così come annunciato dal loro singolo di debutto. Alex ci sperava
già. Chissà? Magari, un giorno...