martedì 31 ottobre 2017

L'ufficiale e la rosa - 8° puntata - di Mattia Cattaneo







Dona Raimunda rincasa e capisce che Miguel inizia a sospettare qualcosa. Juanita intanto chiede a Jorge se la ami ancora.

Heraldo riesce a piazzare gli ordigni e si assicura che suo cugino non sia all’interno. Miguel litiga con la moglie.
Rosaria è molto felice per la proposta del professor Aldega, poi incontra Jorge e rimane incantata dalla sua bellezza.

Juan intanto rimprovera alla moglie di non sapersi gestire e minaccia di andarsene. Encoronada sta vicino alla donna mentre Rosaria viene fermata da Vicente, le deve parlare.

Due ordigni scoppiano in centro  ed è pieno panico. E’un vero e proprio attacco al regime. Molti della milizia franchista perdono la vita…

Crystal: Puntata 111 - di Domenico Rotiroti

Riassunto della puntata precedente:
Diego convinto che il suo rapporto con Rebecca meriti un’altra possibilità le chiede un po’ di tempo…Giacomo chiede a Lorenzo di farsi operare a Torino e il ragazzo, incoraggiato da Sandra accetta. Martina rivela accidentalmente ad Alba di possedere il 25% della Beauty&Fashion..ora Alba pretende di più. Simone scopre che sua madre non ha ancora accettato la sua omosessualità…


Lorena arriva in cucina trovando Simone assorto: “Che hai tesoro? Qualcosa non va?”-Simone gira il computer verso Lorena-“Perché non me lo dici tu?”-“Tesoro..non volevo ferirti…volevo solo capire meglio..”-“Cosa? Cosa volevi capire? Credo di essere stato chiaro con te! Sono gay! Mi piacciono gli uomini e ti garantisco che la cosa non cambierà!”-“Allora devi darmi tempo per abituarmi all’idea…non è questo che avevo pensato per te!”-“Beh vedi di abituartici in fretta mamma…perché se tu continuerai a comportarti così…dovrò allontanarti da me…”-Lorena è sconvolta.


Diego arriva da Giacomo che sta preparando i bagagli: “Entra…come stai?”-“Insomma…andrà meglio…tu piuttosto? Davvero andrai a Torino?”-“Già..come vedi sono in partenza…”-“Oggi?”-“Stasera…”-“E con il lavoro?”-“Come sai sono stato sospeso…voglio prendermi una pausa..”-“Quindi dobbiamo salutarci adesso..”-“Così sembra..”-I due si stringono la mano e poi si abbracciano: “Mi mancherai in commissariato..”-“Ehehe..sono finiti i permessi facili ehehe…”-dice Giacomo sorridendo con le lacrime agli occhi.


Martina torna a casa e ripensando alle richieste di Alba batte i pugni sul tavolo..poi compone un numero: “Alba..dobbiamo vederci! Vieni a casa mia subito!”-Dopo aver riagganciato si siede sul divano e socchiude gli occhi.


Rebecca è in villa quando arriva Cristina: “Tesoro..ti vedo alterata che succede?”-“Martina…è venuta qui..”-“Cosa?”-“Si..è venuta per dirmi che è cambiata e che dovremmo accettare la sua relazione con papà…comunque sei stata in ospedale?”-“Si..Sandra ha già preparato le sue cose..stasera andranno a Torino…”-“Spero che il trapianto vada bene…povero Lorenzo..”-“Già…”-dice Cristina poco attenta..poi riprende la borsa e si avvia alla porta-“E adesso dove vai?”-“A parlare con Martina! Se si avvicina ancora alla nostra proprietà chiederò un’ordinanza restrittiva..”-“Mamma…non pensi sia meglio lasciar correre?”-“No..voglio che Martina capisca che anche se va a letto con tuo padre deve restare al suo posto! Sarà diventata speciale per tuo padre…ma per me era e resta la sgualdrina di sempre!”-la donna esce e Rebecca scuote la testa.


Diego sta passeggiando e mentre ripensa a Rebecca presta poca attenzione mentre attraversa la strada…una macchina che arriva di corsa sta per investirlo e frena all’improvviso..Diego si fa da parte appena in tempo: “Oddio..”-Il conducente scende e si avvicina-“Ma non guarda dove va? Potevo farle male…sta bene?”-“Si..tutto bene…tutto bene mi scusi!”-dice correndo via.


Simone è con un mazzo di fiori al cimitero..li poggia sulla tomba del padre: “Mi manchi papà…vorrei tanto che tu fossi qua! Eri all’antica..ma sono certo che mi avresti capito e accettato subito…e avresti aiutato la mamma a capire…ora invece si ritrova da sola…con un figlio che probabilmente è solo una delusione ormai..”-dice mentre una lacrima riga il suo volto.


Rebecca è al pc con un suo collega di Parigi quando bussano vivacemente alla porta: “Arrivo! Arrivo! Un momento!”-E’ Diego-“E tu che ci fai qui?”-“Stavano per investirmi oggi..”-“Oddio e stai bene?”-“Si..sto benissimo…ma sarei potuto morire! E se fossi morto tra noi due sarebbe davvero finita per sempre!”-“Perché mi dici queste cose?”-“Perché il tempo non basta mai…l’ho imparato a mie spese…il tempo passa e non torna più…devi saper cogliere le occasioni al volo perché se le perdi..avrai perso tempo…ed è questo che ti ho chiesto di fare per noi..”-“Mi hai chiesto di aspettarti..”-“Ti ho chiesto di perdere tempo…del tempo che forse un giorno rimpiangeremo…non ho intenzione di continuare…Rebecca la nostra vita è qua…è ora!”-i due si baciano con passione e si avviano nella camera di lei.



Alba sta discutendo con Martina a casa di quest’ultima: “Non avrai altri soldi..”-“Che cosa?”-In quel momento arriva Cristina..sta per bussare ma sentendo le due discutere si avvicina alla porta per ascoltare-“Hai capito bene…avrai quello che abbiamo pattuito in principio..”-“Non sei tu a dettare le condizioni!”-“Abbiamo fatto un accordo…lo rispetteremo!”-“Quell’accordo può considerarsi nullo..perchè io non sapevo dei tuoi guadagni quando ti ho chiesto quella somma! Ti sei ben guardata dal dirmelo!”-“E cosa ti aspettavi? Sei una sanguisuga!”-“Perfavore! Smettila di condannare quello che faccio…sono sicura che mio padre sarebbe d’accordo con me!”-“Ti sei convinta di questo per giustificare il tuo squallido comportamento?”-“Basta stronzate Martina! Dammi quello che ti chiedo o ti mando in prigione! Sai benissimo che posso farlo…ricorda…ho il potere di distruggerti!”-Cristina sgrana gli occhi incuriosita…

APPUNTAMENTO A MARTEDI' 7 NOVEMBRE CON LA PUNTATA 112.

Tempo d'amare - 1097° puntata - di Mattia Cattaneo




Peter opera Maxim mentre Terese è in ansia. Oskar intanto illustra a Ursula i pro del suo lavoretto per far dividere Maxim e Terese e la giovane è confusa. Antonio vaglia la possibilità di lasciare la Germania con Alisa e Inge ne è piuttosto sconcertata e quest’ultima ne parla con Jonas. Katharina rileva le quote di Patrizia e chiede a Frederik tagli al personale..


Love of Life - Episode 126 - 127 by Nunzio Palermo


Love of Life

Episode: 126 – 127 Halloween Special 2
Season: 3
Date: 31/10/2017
Writer: Nunzio Palermo
Script Consultant: Mattia Cattaneo
Episode 126
Nancy e Andrew stavano passeggiando per le strade di Cornwall Cove senza accorgersi di essere pedinati da Carolee. Il mattino dopo, Rowena era andata di buon mattino al mercato a comprare una zucca per Halloween e poi si diresse verso casa. Nancy e Andrew si diressero al St. Patrick’s Hospital per il loro turno in ospedale. Sister Eugenia era alla reception del reparto chirurgia che stava aiutando alcune infermiere a decorare con piccole zucche il reparto. Mancava poco alla festa di Haloween.
Episode 127
Nancy si era messo in testa un cappello da strega e sul bancone della reception un piccolo calderone per i dolcetti. Cornwall Cove stava festeggiando Halloween. Al White Lion la festa procedeva senza intoppi. Margareth era vestita da strega e serviva i clienti e tra questi c’era anche Carolee vestita da strega di Oz. Poi facendo finta di nulla, uscì dal locale e si avviò in fondo al viale. Claudia e Jason erano pronti a festeggiare Halloween con in bambini. Carolee salì in un SUV e si avviò verso il faro.
Il seguito domani alle ore 19.30

Love of Life # 126 – 127 © 2017 by Nunzio Palermo

Come foglie al vento - Episodio 535 by Nunzio Palermo

Come foglie al vento
Episode: 535
Season: 03
Airdate: 3/05/2013
Creator/Writer: Nunzio Palermo

Jason’s House – 6, Cedar Street
Jennifer rispose alla chiamata di suo nipote Tom. Jennifer disse che Jason era uscito per alcune commissioni e che al suo ritorno l’avrebbe fatto richiamare.

Nick and Tom’s House – 10, Cedar Street
Tom era preoccupato. Era convinto che il ritorno di Renata aveva uno scopo. Non solo quello di riavvicinarsi a Luke, ma anche di portarselo con se. Steven lo rassicurò che Renata su Luke non aveva alcun diritto anche se era la madre biologica. Tom gli diede ragione e disse che però qualcun altro avrebbe potuto farlo. Il padre biologico di Luke.

Judy’s House – Cedarfarm
Eileen era felice di rivedere suo figlio e chiese a Judy come si sia comportato. Judy rispose che non aveva avuto alcun problema nell’accudirlo e disse che aveva chiesto consiglio a Jennifer, la zia di Tom. Peter sorrise e chiese come fossero andate le indagini sul ritrovamento di suo nipote. Judy non rispose e consegnò una lettera a Peter. La busta aveva il timbro dello studio legale Karr.

Nick and Tom’s House – 10, Cedar Street
Steven disse che il padre biologico, qualora si facesse vivo, avrebbe potuto far valere i suoi diritti di genitore biologico, anche se, Luke ha la facoltà di poter decidere autonomamente con chi restare. Tom si sentì rassicurato ma temeva che presto il vero padre di Luke si sarebbe fatto vivo. Per tutti loro, sarebbero iniziati i guai.

Cedars Hospital – Nick’s Office
Simon era senza parole. Disse che sicuramente Renata non poteva costringere Luke a vederla anche se qualcosa non quadrava.

Come foglie al vento # 535 © 2013 – Nunzio Palermo for WSO












Sul lago dorato - Episodio 156 - 157 by Nunzio Palermo


Sul lago dorato – Speciale Halloween parte 2
Episode: 156 - 157
Season: 02
Date: 31/10/2017
Writer: Nunzio Palermo
Episode 156
Padre Cavendish doveva fare qualcosa. Il suo sermone di domenica non aveva ottenuto nessun risultato. Mac, alla stazione di polizia, sulla sua scrivania, aveva una candela a forma di gatto nero su una zucca. Con Halloween, la città si stava buttando sulle spalle la tragedia del crollo della diga. Lucas, nella sua casa, aveva finito di farsi la doccia e si stava recando al Golden Lake. La piccola piazza davanti al lago era piena di festoni in stile Halloween. Frank stava aiutando suo padre David a decorare l’entrata del pub. Emily aveva comprato una zucca e si stava recando da suo fratello Richard il quale a sua volta stava aiutando Lenore. Nel frattempo, Nadine ufficialmente era divorziata da Charles. Andò al Golden Lake a festeggiare. Il suo ex marito, Charles stava allestendo nel reparto pediatria i festoni per Halloween. Halloween era nell’aria. Padre Cavendish era contrariato. I suoi parrocchiani avevano contravvenuto ai suoi sermoni. Doveva fare qualcosa. Mancava poco alla sera. Halloween era alle porte.
Episode 157
Halloween esplose nella sua dirompente allegria. Frank serviva i suoi clienti vestito da conte Dracula. I suoi genitori erano vestiti da Morticia e Gomez Adams. Il locale, era pieno, molti dei clienti erano mascherati. Lenore era mascherata da fantasma mentre Richard da spaventapasseri con una lanterna a forma di zucca. Jane, dalla finestra, vedeva la zucca che suo padre aveva messo nel cortile con accanto un calderone pieno di dolcetti. Il suo pensiero era rivolto a Charlie. Sepolto chissà dove dal mare di fango. Mac, mascherato da Jack O’ Lantern, era di pattuglia con un suo collega vestito da Lurch. La serata era tranquilla. L’intera piazza era illuminata da piccole lanterne a forma di zucca. L’amministrazione comunale non aveva badato a spese per festeggiare Halloween. Sebbene la cittadina in alcuni punti aveva ancora i segni della tragedia, i cittadini non si sono tirati indietro nel festeggiare. Doug era mascherato da Fester e stava bevendo una birra assieme a suo padre Norman vestito da carcerato. Kate, mascherata da cappuccetto rosso, era seduta al bancone a parlare con Samantha, mascherata da Harley Queen. Kate era preoccupata per Jane. Richard e Lenore erano nei pressi del pub quando udirono dei spari.
Sul lago dorato # 156 – 157 © 2017 – Nunzio Palermo for WSO


Halloween 2017



lunedì 30 ottobre 2017

Il potere e la passione - 33° puntata - di Mattia Cattaneo








Veronica parla a Roberto di Enrico e l’uomo lo affronta per l’ultima volta: è stanco della sua immaturità e crede più a Giovanna che a lui. Non lo riconosce più come suo figlio, ha saputo che ha messo le mani addosso a Giovanna e questo gli fa ancora più schifo.

Davide arriva come una furia in villa da Daniela che piange a dirotto: l’ha ingannato, non gli ha parlato dei suoi problemi di droga. Daniela dice che aveva paura della sua reazione, questa mancanza di appoggio rivela tutto, forse c’è una distanza tra loro che non potrà mai essere colmata. Davide scuote la testa e deluso se ne va.

Enrico viene portato d’urgenza in ospedale in seguito ad un malore. Veronica accoglie ed abbraccia Roberto che entra poi nella stanza. Roberto si scusa per averlo rinnegato come figlio, vuole dargli il suo appoggio affinché il suo stato di salute migliori.

Umberto grazie ad una preziosa informazione contatta Franco e lo invita da lui. Sa molte cose, sa che i suoi genitori naturali hanno portato alla rovina e acquisito la piccola bottega dei genitori di Gabriella. Chiede i soldi che Giacomo gli dava per il suo silenzio.
Regina arriva in ospedale per trovare il fratello quando lo trova in stanza mentre sta parlando con un dottore, suo amico, affinché esageri nella diagnosi e possa in qualche modo vendicarsi su Michele. E’lui che deve avere più  importanza in famiglia, è lui l’unico figlio maschio.
Giulia dice che in fondo ha fatto bene a lasciare Daniela, quella ragazza non ama nessun’altro all’infuori di sé stessa.

Giovanna intanto arriva con il bambino da Enrico che si finge fortemente sofferente e con sé ha un documento in cui cede le sue quote azionarie che a suo tempo Roberto le diede in cambio della libertà di suo figlio e di Michele.
Giulia esce a cena con un’amica e in un ristorante trova Giacomo al tavolo con Veronica mentre ridono e mangiano spensierati.

Regina va dal padre e rivela che Enrico li sta ingannando un’altra volta…

Il sigaro di Martini - 8° puntata - di Mattia Cattaneo




“EREMITA”

Martini riceve una strana telefonata e capisce che si tratta di Romolo, un  amico che abita in una baita li vicino. Più volte Martini chiede di parlare ma si sentono solo dei sospiri.
Rilke sta organizzando  una festa di compleanno per Mauro ma il giovane vuole festeggiare con Giulia. Martini e Rossi arrivano alla baita ma entrando trovano Romolo disteso a terra ormai privo di vita.
Martini è molto addolorato per la perdita del  suo caro amico e chiede a Rossi di occuparsi dell’intera indagine. Anche la figlia gli sta molto vicino. Rilke è molto felice che suo figlio abbia una relazione con Giulia e ne parla al marito.
Il questore arriva da Martini per chiedergli cosa succeda ma il commissario ha deciso di prendersi un po’ di pausa. Martini pensa che Romolo sia stato ucciso per vendetta e va dal viticoltore, Tullio Heinz, che tempo prima lo aveva quasi convinto a cedergli il suo pezzo di terra. Martini chiede a Tullio di raccontare la verità, lo ha ammazzato lui e lo aggredisce.
Rossi ferma in tempo Martini ma il questore viene presto a sapere quanto succede e decide di sospendere Martini dall’indagine in corso. Amanda sta vicino all’uomo che però vuole essere lasciato in pace.
Rossi interroga Miriam, figlia dell’uomo insieme al compagno Maurizio, che erano tornati in paese qualche giorno prima della sua morte. La donna dice che suo padre è sempre stato un eremita, non voleva avere contatti con lui.

Martini va in un bar quando nota Miriam la figlia di Romolo litigare con Maurizio riguardo un prestito. Martini contatta Rossi e gli chiede di fare dei controlli al conto bancario sia di Miriam sia di Maurizio. Le cifre che ne emergono sono molte e tutte partono da Heinz.
Martini arriva da Heinz e gli chiede se la figlia di Romolo gli passasse qualcosa in denaro. Heinz tergiversa e gli raccomanda di stare lontano dalla sua proprietà. Rossi arriva e chiede ad Heinz di giustificare contatti telefonici frequenti tra lui e Maurizio.

Maurizio crolla dopo che Miriam insisteva nel dire la verità. Heinz garantiva dei soldi a Maurizio per convincere Romolo a cedere la terra. Maurizio in quel giorno andò a parlare con Romolo per convincerlo a cedere quel danno terreno ad Heinz altrimenti non avrebbe più la sua attività da poco aperta. I due hanno iniziato a litigare e Romolo ha avuto la peggio. Martini scuote la testa e Rossi lo calma. Il questore arriva e chiede a Martini di ritornare in servizio, ha fatto un buon lavoro nonostante tutto.

Tempo d'amare - 1096° puntata - di Mattia Cattaneo




Heinrich dice che si è cacciato in un brutto guaio. Marisol  non vista ascolta la conversazione tra il marito e il figliastro. Hanne è alquanto preoccupata per Elga ma una chiamata la rassicura, Elga è al sicuro. Mona dice a Frederik che Hans forse nasconde qualcosa di serio mentre l’operazione di Maxim ha inizio…

Love of Life

Episode: 124 – 125 - Halloween Special 1
Season:
Date: 30/10/2017
Writer: Nunzio Palermo
Script Consultant: Mattia Cattaneo
Episode 124
Mason era andato a trovare Dirk con le ultime novità. Dirk era contrariato su quanto suo padre avesse architettato ma presto sarebbe ritornato a comandare in miniera. Claudia era esausta. Per il fine settimana era ritornata dalla sua famiglia. Jason propone a Claudia di trasferirsi, fin quando i bambini sono piccoli a Cornwall Cove. Claudia era titubante. Al White Lion, nel frattempo, Margareth stava addobbando il locale per Halloween. Suo fratello Joseph la stava aiutando anche se il suo lavoro di giornalista lo teneva impegnato a seguire il caso della fuga di Carolee. Nancy e sua madre Rowena stavano sfogliando una rivista di abiti da sposa.
Episode 125
Claudia sebbene riluttante decise di esaudire il desiderio di Jason, suo marito. I bambini erano contenti di festeggiare Halloween dai nonni. Jason e Claudia prepararono le valigie e poco dopo erano in partenza per Cornwall Cove. Intanto, nei pressi del faro, Carolee stava osservando il tramonto sul mare. Poi si voltò verso la cittadina balneare e fece un sorriso beffardo. Poi si voltò e si avviò verso casa. Rowena era in cucina a preparare la cena. Al White Lion, la serata stava trascorrendo tranquilla. Nancy e Andrew erano seduti al loro tavolo e decisero di uscire a fare una passeggiata. Non si accorsero di essere pedinati da Carolee.
Il prossimo episodio domani alle 19.30

Love of Life #125 © 2017 by Nunzio Palermo

Come foglie al vento - Episodio 534 by Nunzio Palermo

Come foglie al vento
Episode: 534
Season: 03
Airdate: 2/05/2013
Creator/Writer: Nunzio Palermo

Judy’s House – Cedarfarm
Denise si sentì sollevata nel sapere che Patrick sarebbe stato preparato nel scoprire la verità, ma temeva una sua reazione. Judy la rassicurò. Qualsiasi cosa fosse accaduto, non avrebbero lasciato Patrick da solo. Denise disse che fin dove poteva, avrebbe aiutato suo nipote.

Cedars Hospital – Nick’s Office
Nick, all’oscuro di quanto accaduto al Cedarfarm School, continuava il suo lavoro. Aveva finito due interventi in programma ed era rientrato nel suo ufficio. Simon gli consegnò le ultime analisi di alcuni pazienti quando entrò Sister Sandra Sullivan con altre cartelle cliniche. Simon le disse di metterle gentilmente sulla scrivania. Nick chiese a Sister Sandra se qualcuno l’avesse cercato. Sister Sandra rispose di no e uscì. Simon chiese cosa stesse accadendo.

Judy’s House – Cedarfarm
Judy era rimasta sola. Denise era ritornata a Salford. Denise era una donna energica, pensò Judy. Guardò l’orologio. Erano le 18.50. fra poco Peter e Eileen sarebbero arrivati. Temeva la fatidica domanda che Peter sicuramente le avrebbe fatto. Sospirò. Poi suonarono alla porta. Erano Peter e Eileen.

Nick and Tom’s House – 10, Cedar Street
Luke era nella sua stanza. Tom era preoccupato. Renata si stava spingendo oltre e non capiva quale fosse il suo scopo. Steven aveva cercato di mettersi in contatto con Renata. Inutilmente. Tom guardò l’orologio. Avrebbe aspettato il ritorno di Nick per aggiornarlo. Prese il cellulare e chiamò sua zia Jennifer.

Jason’s House – 6, Cedar Street
Jennifer rispose alla chiamata di suo nipote Tom.

Come foglie al vento # 534 © 2013 – Nunzio Palermo for WSO











Sul lago dorato - Episodio 155 by Nunzio Palermo

Sul lago dorato – Speciale Halloween parte 1
Episode: 155
Season: 02
Date: 30/10/2017
Writer: Nunzio Palermo
A Bay City, nel frattempo, Steven chiese a Doug di aiutare l’FBI. Doug accettò e chiese quale fosse l’aiuto richiesto. Steven iniziò a raccontare. A Crystal Lake fervono i preparativi per Halloween. Padre Cavendish era fortemente contrariato. Considerava la festa un inno al diavolo. E quella domenica il suo sermone era infuocato come non mai. Richard, dal suo canto, era più moderato. Padre Cavendish aveva 78 anni e doveva andarsene in pensione ma in città creava scompiglio con i suoi sermoni al vetriolo. Al Golden Lake una bella zucca era in bella mostra davanti alla vetrina. Jane, seppur riluttante aiutò sua madre a preparare la zucca di Halloween mentre Norman inizò ad addobbare l’entrata della casa.
Sul lago dorato # 155 - © 2017 – Nunzio Palermo for WSO


domenica 29 ottobre 2017

Venti del nord - 8° ed ultima puntata - di Mattia Cattaneo










Andrea trova Eleonora al pontile. La donna non vuole saperne di lui ma Andrea si arrabbia: lui la ama e Sara non è niente per lui, forse stanno cercando di fermarli per non scoprire la verità. Andrea mostra ad Eleonora delle pagine di diario che Nuccia scrisse. Eleonora capisce che qualcuno avrebbe giovato dalla sua sparizione.

Vittorio intanto trova riparo a casa di Stefano ed Elena. La donna è lievemente imbarazzata poi racconta loro quanto  successo. I due così lo nascondono in casa loro ma la polizia è sulle tracce di Vittorio.
Francesco intanto nota sua moglie arrivare verso la torre S. Marco. Francesco si nasconde tra la siepe mentre Vittoria apre la porta. L’uomo decide così di raggiungerla.

Eleonora non può credere a quanto scritto: sua madre ebbe una storia con il padre di Herbert Kunstler e Nuccia scoprì tutto da una telefonata. Sarebbe stato uno scandalo. Andrea spiega inoltre che Guido sapeva molto bene dei traffici di liquami che venivano scaricati nel lago ma Herbert lo ricattava per qualcosa. Eleonora non sa più a cosa pensare. Stefano chiama il figlio per parlargli di Vittorio.

A tarda notte, Herbert vede Guido. I due sono faccia a faccia, Guido dice che non ha paura di lui, l’accordo con suo padre è sempre stato valido ma ora questo affare comincia ad essere molto pesante e poi lo ha disonorato dopo che lo ha visto con sua figlia. Herbert tenta di spiegare ma Guido non ci sta ed estrae una pistola. Sara li raggiunge e chiede al padre  di non fare sciocchezze.
Francesco entra nella torre e sorprende la moglie che sta soffocando Nuccia. Francesco la afferra e Vittoria cade dalle scale. Francesco libera così Nuccia e la donna lo ringrazia. Vittoria sta scappando  ma Andrea ed Eleonora la bloccano. Eleonora esige la verità, ora. Nuccia e Francesco li raggiungono.
Sara chiede al padre di riporre l’arma, Herbert sparirà per sempre. Guido  posa l’arma e intima ad Herbert di lasciare la città.

Nuccia racconta la verità mentre Stefano porta Vittorio proprio li alla torre. Nuccia aveva scoperto che Vittoria e il padre di Herbert aveva una relazione, ma il matrimonio con Francesco era imminente. Vittoria rimase  incinta e poi ci fu il grande matrimonio di Salò. Eleonora scuote la testa, di chi  è figlia?. Vittoria ammette che ha fatto credere a tutti che lei fosse figlia di Francesco ma in realtà il padre di Herbert Kunstler, Hans. Francesco rimane spiazzato. Nuccia era la sola depositaria di una verità sgradevole e li minacciò di dire tutto. Hans procedette così al suo sequestro in una casa di cura dapprima e  poi in un convento non molto lontano da li. Eleonora rinnega sua madre, come ha potuto fare una cosa simile?.

Vittorio può riabbracciare Nuccia mentre la polizia raggiunge torre San Marco per arrestare Vittoria. Andrea abbraccia Eleonora.

QUALCHE SETTIMANA DOPO
Elena e Stefano stanno passeggiando sul  lungolago. Stefano era sicuro che il ritorno di Herbert a Salò non fosse stato casuale. Sul Grand Hotel pesano molte accuse ora, Guido e Sara sono stati arrestati così come Herbert fermato al  confine mentre cercava di scappare in Germania.

Andrea ed Eleonora stanno facendo un giro in barca. La giovane pensa ai  duri colpi che ha dovuto soffrire Francesco che continuerà  ad essere per lei il padre, la  persona che l’ha cresciuta. I due si baciano. Ora potranno essere felici e pensare alla loro storia. Le nuvole in alto celano il tepore di  una giornata primaverile mentre aspri venti del nord soffiano nuovamente sul Garda e su Salò.

sabato 28 ottobre 2017

Le ragioni del cuore 2. 7° puntata di Silvia Bucchi.



7° puntata 




 “Ho incontrato Gregorio mentre visitavo Bologna, lo scorso anno. Era così importante per me avere un ragazzo accanto, che non fosse Guglielmo ovviamente, che finsi di non vedere. Dovevo sempre pagare per due, mi dimenticavo di studiare, chiedevo i soldi ad Anna e spendevo quello che i miei mi davano per l’università per soddisfare ogni suo capriccio. Persino Chiara era stufa di me. Guglielmo tentava di difendermi e si scontrò con Gregorio ma io mi schierai dalla parte della persona sbagliata. Fino a quando non scoprii la verità: non solo Gregorio aveva una fidanzata ma era solito divertirsi prendendo in giro delle ragazze stupide come la sottoscritta. I miei voti erano ormai rovinati e non avevo molte possibilità di ottenere i crediti necessari per passare al secondo anno. Volevo qualcuno accanto e dimenticare il brutto momento che avevo vissuto, così corsi da Gugliemo. Ero una grande egoista e sapevo che , nonostante il modo crudele nel quale l’avevo sempre trattato, mi avrebbe voluta come sempre. Ma nel frattempo lui si era innamorato di Chiara. Non volevo ammettere le mie colpe e così accusai loro di avermi tradita mettendosi insieme. Se non fosse stato per Angelica ed Anna probabilmente io e Chiara non avremmo mai fatto pace.” Valentina si sentiva a disagio nel parlare di tutto questo, soprattutto dopo aver letto della tragica fine di Gregorio. “Ho odiato Gregorio per avermi ingannata ma non avrei mai voluto che gli accadesse qualcosa di simile, devi credermi.” tentò di giustificarsi. “So che non sei il tipo di persona che augurerebbe qualcosa del genere ad un altro essere umano. Ti conosco bene e sono cresciuto con te. Non puoi permettere ad un solo evento negativo di condizionare il resto della tua vita. Ti sei rimessa in piedi, hai cambiato facoltà e sono sicura che tutto andrà bene. Io non farei mai nulla che potesse mettere in pericolo il tuo futuro.” le sorrise, avvicinandosi e accarezzandole la guancia. Proprio in quel momento giunse Luca, che si avvicinò al bancone, tentando di soffocare la gelosia. “Ma non sei di turno, oggi!” esclamò lei, guardando il nuovo arrivato. “No ma vorrei invitarti a casa mia a vedere l’inizio della settima stagione di Once upon a time, come abbiamo sempre fatto. Potrai portare con te anche il tuo amico.” Martin notò che il collega di Valentina non sembrava felice di includerlo in quel loro rituale. Dopo che la giovane finì di presentarli rifiutò l’invito, visto che non aveva mai visto quella serie televisiva. Martin lasciò la libreria trattenendo a stento la gelosia. Angelica era visibilmente nervosa. Si era rinchiusa nella sua stanza e stava parlando al telefono con qualcuno, agitandosi più del dovuto. “Ma non è possibile che sia sparita non lasciando alcuna traccia. Spero che il vostro lavoro sia all’altezza della vostra parcella. Devo trovare quella donna e avere la possibilità di guardarla negli occhi.” La ragazza fece appena in tempo a chiudere la conversazione quando fu raggiunta da Michele. “Ho una grande notizia, amore.” le disse. “La prossima settimana andremo dai miei genitori a pranzo” annunciò. Angelica si era sempre inventata scuse per non conoscere la famiglia di Michele, che non abitava a Bologna. Non si era mai sentita all’altezza perché per gran parte della sua vita era stata una snob che non aveva mai mosso un dito se non per divertirsi. Non sapeva nemmeno cucinare o sistemare per bene una stanza senza rendersi ridicola. Ma anche negli altri ambiti della sua vita era stata un fallimento. Tutti coloro che la vedevano accanto alla sua perfetta madre, si domandavano che cosa le unisse. Ma proprio questo era il problema. L’avvocato Aldobrandi non era la sua vera madre. Chiara non riusciva a rimettersi in sesto. Il suo stomaco era sempre in rivolta e faticava a trattenere il cibo. Ma il vero problema era Guglielmo. Era improvvisamente diventato un carrierista ambizioso e non solo. Quel ragazzo desiderava solamente condurla con lui verso questo futuro dorato. Anche quel pomeriggio si presentò nella stanza della ragazza con una marea di opuscoli di università americane. E quando aveva visto lo scarso interesse di Chiara, dovuto più allo stato del proprio stomaco che alla proposta in sé, si era infuriato, andandosene a tutta velocità e sbattendo la porta di ingresso con così poca delicatezza da richiamare l’attenzione di Anna. La ragazza preparò una camomilla per la sua amica. Chiara le spiegò la situazione e le chiese un consiglio, visto che in passato aveva vissuto qualcosa di simile con Andreas. “La questione è decisamente diversa. Andreas non mi ha incluso in questo suo progetto di vita, anche perché quando gli fu fatta l’offerta, non c’eravamo ancora conosciuti. Mai avrei voluto ostacolarlo e l’ho lasciato partire. Il mio presente è a Bologna e anche il mio prossimo futuro. Tu invece sei stata inclusa nel progetto di Guglielmo e quindi hai la possibilità di scegliere. Devi capire quale sarà il tuo posto nei prossimi anni.” Anna le sorrise, avvicinandosi alla porta. “Temo di non avere molte possibilità di scelta.” le rispose Chiara, preoccupata. Iniziava a sospettare della natura del proprio malessere. “Domani avrai la patente, vedrai.” La giovane salutò l’amica augurandole di superare l’esame di guida fissato per l’indomani. “Non posso credere che tu voglia davvero vedere quella roba.” si lamentò Sabrina, quando trovò suo fratello immerso in una lunga maratona di Once upon a time. “Ho sei stagioni da recuperare e non voglio essere disturbato.” le spiegò lui. Una delle cose positive era che con il suo abbonamento a Netflix erano comprese tutte le stagioni di quella serie tanto cara a Valentina. “Sei un assistente universitario e guardi queste cose. Per far colpo sulla bugiarda della porta accanto,poi.” si lamentò lei. “Ti consento di vivere con me perché sei mia sorella e ti voglio bene, ma ti prego di tenerti fuori dalle mie questioni sentimentali e di non mettermi in imbarazzo con le nostre vicine.” L’odio di Sabrina per Valentina aumentò a dismisura. Quando Valentina lasciò casa di Luca dopo aver visto quella puntata di Once upon a time. Quell’episodio le aveva insegnato che si doveva sempre combattere contro le avversità, senza arrendersi, credendo in un nuovo inizio o in una nuova possibilità. Del resto non era proprio quello che stava tentando di fare anche lei? Anche Anna dopo aver preso la patente, il giorno dopo, credeva in un nuovo inizio. Si sentiva piena di forza e credeva che lottare per Andreas non fosse una cattiva idea. Ogni angolo di Bologna le ricordava il ragazzo. Tornò a casa e a festeggiarla trovò le sue inquiline. Dopo aver brindato con loro, tornò nella sua stanza e aprì il computer. Prenotare un soggiorno a New York fu la prima cosa che fece. Angelica cercò di guardare con ottimismo al proprio futuro: non solo le ricerche che aveva intrapreso avrebbero dato dei buoni frutti ma sarebbe anche riuscita a fare una bella figura con i genitori di Michele. Per impressionarli avrebbe dovuto chiedere aiuto proprio a Chiara, che quando non aveva le nausee, era un asso in cucina. Entrò quindi nella stanza che la giovane divideva con Vale ed esclamò: “Ho bisogno di te. Subito. Devi spiegarmi tutti i segreti per diventare una cuoca perfetta.” si aspettava di udire una presa in giro di Chiara sulla impossibilità dell’impresa, ma trovò invece la sua amica intenta ad osservare il test di gravidanza che aveva tra le mani. Valentina iniziò a credere davvero in un nuovo inizio. Lo fece a tal punto che decise di sfidare la sorte e di bussare alla porta del suo vicino. Fu proprio Martin ad aprire. “Ti disturbo?” domandò lei. Per tutta risposta lui le fece cenno di entrare. Quando raggiunse il salotto notò che lui era immerso nella visione di in una delle prime puntate di Once upon a time e ne comprese il motivo. Insieme si sedettero sul divano e iniziarono a commentare le scene, divertendosi. Valentina era colpita per la totale assenza di romanticismo in Martin. Di sicuro la sua amica Anna non avrebbe approvato. Ma improvvisamente il romanticismo invase l’aria, contro ogni pronostico. Valentina non avrebbe saputo spiegarne le dinamiche, ma proprio durante uno dei momenti più dolci tra Biancaneve e il suo Principe sullo schermo, Martin la baciò.

 Fine 7 puntata.

Un manigoldo per genero - 7° puntata - di Ambra Tonnarelli


“Yuhu!” gioì Alex, gettandosi a capofitto su un’altalena al parco, felice di essere riuscito a strappare un appuntamento alla sua dolce fatina, anche se piuttosto taciturno.
Colta dalla timidezza e dall’imbarazzo, Elizabeth aveva camminato mano nella mano accanto a lui, a testa bassa e in silenzio. Non gli stava per nulla rendendo facili le cose. Ma era uscita con lui. Ed era comunque un buon inizio.
Alex iniziò a fare su e giù sull’altalena con l’entusiasmo di un bambino che vi sale per la prima volta. Elizabeth gli lanciò un eloquente sguardo interrogativo, che traspariva in maniera cristallina dai suoi felini occhi blu, come se volesse dirgli “ma che fai?”, ma la sua timidezza la fece da padrona ancora una volta. E non fu in grado di proferir parola.
“Elizabeth, ma che fai ancora lì, a terra? Dai, vieni, ché è divertente!” la incitò lui gasato a mille.
La ragazza, con aria parecchio esitante, si sedette sull’altalena accanto e iniziò timidamente a dondolarsi. Che fatica lasciarsi andare!
“Nah, sei pietosa! Non sai divertirti!” Alex cercò di sminuirla un pochino, in modo da poterla motivare a sciogliersi da quel gelido blocco di ghiaccio che si cristallizzava attorno a lei ogni qualvolta si sentisse a disagio.
Elizabeth gli lanciò una felina occhiata di sfida. “Questo lo dici tu!” esclamò offesa, iniziando finalmente a dondolarsi più forte.
E poi più forte e più forte ancora e Alex la imitò, come se volesse sfidarla.
Ma fu lei che sfidò lui. Inaspettatamente. “Mi sa che sono più brava di te!” esclamò, ridendo gioiosamente, come mai aveva fatto in tutta la sua vita. Per la prima volta da quando era nata, si stava divertendo al di fuori della danza. I due iniziarono a sfidarsi a chi si dondolasse più in alto, fin quando le loro facce non divennero verdi da mal di mare.
“Oh mio Dio! Abbiamo quasi ribaltato l’altalena!” gridò Elizabeth tra le risate.
Stava piangendo, ma questa volta non a causa di un dispiacere o di una paura, ma grazie a un divertimento. Pensò che si trattasse di una delle sensazioni più fresche e liberatorie che avesse mai provato.
“Ce l’hai fatta, a lasciarti andare!” le fece notare Alex.
“Beh, non è una cosa che faccio volentieri. L’ultima volta che mi sono lasciata andare, non sono finita molto bene”, ricordò Elizabeth, sentendo l’amaro insinuarsi e impastarsi nella bocca.
“Direi che oggi non corri pericolo. Dunque, ricapitoliamo. Non ho la macchina, sono a piedi e sono seduto su un’altalena a un metro di distanza da te in un parco pubblico per bambini, privo di spazi per appartarsi. In più, ho promesso di fare il bravo”, elencò Alex, contando i vari punti sulle dita con la sua solita aria da adorabile canaglia.
Quell’aria da adorabile canaglia, in grado di mandare in confusione Elizabeth ogni volta.
“Devo dartene atto, Alex. Stai mantenendo la parola data.”
“Sarò anche un birichino, ma le promesse, le ho sempre mantenute, soprattutto se le faccio a due occhi fatati e incantevoli come i tuoi.”
Elizabeth sentì il calore sulle guance avvampare come fuoco in foresta e abbassò gli occhi di nuovo.
“Non abbassare sempre lo sguardo, quando ti faccio un complimento! Non ti mangio mica!” le disse Alex con un dolce e tenero sorriso.
Incredibile! Quel ragazzo notava tutto, non gli si poteva nascondere nulla! E con quanta sicurezza esprimeva ciò che pensava! Elizabeth rimase davvero colpita da tanta spontaneità e sincerità. Per certi versi, avrebbe tanto voluto essere come lui. Niente più timidezza, né insicurezze. Niente più paura di parlare ed esprimere ciò che pensava.
Alex era sicuramente un ragazzo piuttosto vivace, ma non era affatto stupido, né tanto meno falso. Forse un piccolo, grande genio si nascondeva dietro i suoi vispi occhi grigioverdi e dietro quel sorrisetto da canaglia combinaguai, un sorrisetto che stava facendo sciogliere persino il ghiaccio nel timido cuore impaurito di Elizabeth.
“Non posso farci niente, Alex. Ogni volta che ricevo un complimento reagisco così. Sento le guance calde e abbasso istintivamente lo sguardo. E’ come se mi sentissi in imbarazzo o come se mi vergognassi”, gli spiegò timidamente.
“Di cosa? Di essere bellissima? E’ ciò che sei e la gente lo nota e lo fa notare anche a te. Punto. Non c’è niente di cui vergognarsi, né tanto meno un motivo per abbassare lo sguardo. Anzi, nessuno deve sentirsi così superiore a te da farti abbassare lo sguardo. Cammina sempre a testa alta. Non farti intimorire da nessuno. Nessuno è così importante da farci guardar basso. Ognuno di noi è unico e speciale, Elizabeth, e non è giusto che si vergogni di ciò che è per paura dei giudizi della gente. Non avere paura di parlare”, le disse con salda convinzione, nella speranza di conferirle quel po’ di sicurezza e di grinta che le servivano per affrontar la vita.
Elizabeth sollevò lo sguardo, estremamente colpita dalle sue parole e lo posò in quello di Alex, deciso, sicuro e allegro. E intenso.
“Hai ragione, Alex. Ci rifletterò e cercherò di essere più rilassata.”
“Bene! Mi fa piacere averti insegnato qualcosa. Devi imparare anche a divertirti di più! La vita è una sola! Goditela!”
“Sembrerebbe un incitamento allo sbando”, notò Elizabeth.
“Si vede che sei figlia di tuo padre. Per me lo sbando è solo per gli sciocchi. Credo che chi si droga, fuma solo per fare il figo o chi si ubriaca fino al coma etilico... Beh, credo che quelli non sappiano che cosa sia la vita, né tanto meno il divertimento. Non è divertente drogarsi e star male, bere e star male. Quello vuol dire sprecare la vita. Essere dipendenti da una sostanza che si impossessa del nostro corpo e della nostra mente? Ma andiamo! Quello che sto cercando di dire, Elizabeth, è che a volte l’essere umano tende troppo verso la serietà, a dire niente cazzate, niente battute, solo lavoro e dovere. Nessuno si diverte più, per paura di essere giudicato scemo o infantile. E sai una cosa? Io me ne frego del giudizio altrui. Faccio ciò che mi piace e mi diverto. Punto. La musica è la mia passione e la vivo fino in fondo, mi piace mangiar bene, vado a correre e in palestra, mi piace correre in moto e le sensazioni spericolate. Mi piacciono l’adrenalina e le avventure. A volte alzo un po’ il gomito, è vero, ma dall’alzare il gomito di tanto in tanto, a essere un alcolizzato, ce n’è di strada! E poi, chi non lo fa?” le spiegò Alex.
“Io. Non mi è mai piaciuto”, gli confessò, cercando di non vergognarsi. Ognuno di noi è unico e speciale, Elizabeth, e non è giusto che si vergogni di ciò che è per paura dei giudizi della gente. Non avere paura di parlare, si ripeté Elizabeth in silenzio.
“Ma scusa, Elizabeth, a te che cosa piace?”
“La danza. La danza classica in particolar modo. E’ la mia vita, ma adoro ogni tipo di ballo.”
“E poi?”
“Mi piace leggere, uscire all’aria aperta e fare passeggiate per conto mio...”
Alex sbuffò, prendendola in giro. “Che noia! Ecco perché sei venuta con me. Io ti sono piaciuto, perché sono così. In pratica sono la libertà e la trasgressione che tu non hai mai avuto.”
Elizabeth trasalì di nuovo. “Ti prego non parlarmi di quella sera”, s’irrigidì, cambiando tono ed espressione.
“Elizabeth, è inutile che continui a negare il passato. Ti aprirei in due quella testaccia dura che hai per ficcarci dentro questo concetto: NOI-SIAMO-STATI-INSIEME-E-SIAMO-STATI-MOLTO-PIU’-CHE-BENE”, le disse calzando sulle parole e scandendole lentamente in tono sillabante. “Cercavi risposte e io te ne ho date.”
“Ti ringrazio, ma non parliamone più. Ormai è passato e non ci voglio più pensare. Comunque, tornando a quello che mi piace fare, suono volentieri il pianoforte”, riprese Elizabeth per cambiar discorso.
“Anch’io! Amo il pianoforte! E’ il mio strumento principale”, si gasò Alex.
Quel ragazzo si gasava fin troppo facilmente. Peggio dei bambini piccoli.
E a Elizabeth, questo piaceva. Dovette ammetterlo, suo malgrado. Sgranò gli occhi dallo stupore, fino addirittura a farli uscire dalle orbite. Un musicista rock come lui, scalmanato a più non posso e uno strumento delicato come il piano? Impossibile.
“Sul serio?” gli chiese Elizabeth, che a stento ci credeva.
“Sì, certo. Perché? Pensi che un cantante rock non possa amare il piano? Per tutte le chitarre, esci da questi cliché! Un artista è un artista! Non puoi aspettarti degli standard da un artista!” esclamò Alex.
Di nuovo. Alex aveva ragione di nuovo.
“Come ti sei avvicinato alla musica?” gli domandò Elizabeth, curiosa di scoprire il mondo da cui Alex proveniva.
Alex si incupì, apparentemente senza motivo.
“Scusami. Forse non avrei dovuto chiedertelo”, gli sussurrò mortificata, avendo capito che in qualche modo lo aveva ferito, ma stando ben attenta a non abbassare lo sguardo. Non ne aveva motivo.
“No, non ti scusare. Non devi. E’ solo che... Fantasmi del passato. Te la voglio raccontare, la mia storia”, le disse con dolcezza. Anche se i suoi ricordi lo ferivano, sentiva il bisogno di parlarne con Elizabeth. Non ne parlava mai con nessuno, a dire il vero. Solo i ragazzi della band conoscevano le sue origini. Ma Elizabeth... Elizabeth avrebbe capito qualunque cosa. Il mondo sembrava più bello, quand’era accanto a lei e le ferite sembravano non far più tanto male.
“Ok, Alex. Ti ascolto.”
Alex prese un bel respiro e iniziò a parlare. “Io vengo da un piccolo paese nello Stato di Washington. E’ lì che sono nato. Mia madre è un’operaia e ha sempre lavorato duramente dalla mattina alla sera per riuscire a sfamarmi. E’ rimasta incinta a quattordici anni. Mi ha detto che mio padre non mi voleva. Ma lei mi ha voluto con tutte le sue forze e mi ha fatto nascere da sola e contro tutti. Nonostante ciò, mio padre mi ha riconosciuto come suo figlio legittimo e si è deciso a sposarla, ripresentandosi quattro anni dopo la mia nascita, ma sarebbe stato molto meglio che non lo avesse fatto. Diceva di essersi pentito, ma in realtà voleva solo lo stipendio fisso di mia madre e il sussidio di disoccupazione per mantenere me. Ma non era per me che avrebbe utilizzato quei soldi. Mio padre era ed è tutt’ora disoccupato. Mio padre è un ubriacone con il vizio del gioco, sperperava ogni centesimo che avevamo in alcool, giochi d’azzardo e prostitute. Non avevamo mai un soldo e spesso e volentieri non avevamo neanche da mangiare. Non riesco nemmeno a ricordare quante volte io e mia madre non abbiamo pranzato o cenato. Ero piuttosto mingherlino. Di tanto in tanto, rubacchiavo qualcosa al mercato, riportando i soldi non appena ne avevo. Alla fine, la proprietaria di un piccolo alimentari locale, conoscendo la situazione, mi permetteva di fare merenda da lei e di pagarle quando mia madre prendeva lo stipendio. Era umiliante, ma era il solo modo che avevo per mangiare. Mia madre era addirittura arrivata a pensare di dover usare il proprio corpo e di prostituirsi per potermi sfamare. Era una gran bella ragazza. Ma io non volevo. Non gliel’ho mai permesso. Le dicevo sempre che preferivo digiunare e patire la fame piuttosto che vederla svendersi a chissà quale pezzo di feccia per due soldi. Lei è sempre stata l’unica cosa che contava per me e lei non mi ha mai difeso con mio padre. Proprio così, Elizabeth. Quando mio padre tornava a casa ubriaco fradicio dai casinò, furioso per aver perso fino all’ultimo centesimo, picchiava me e la mamma. Mia madre era terrorizzata da lui e non reagiva mai. Neanche per proteggere me. Non l’ha mai denunciato. La polizia non ha mai potuto fare nulla per insufficienza di prove, nonostante tutte le segnalazioni ricevute dai vicini. Ecco perché odio tanto gli sbirri. A quattordici anni ho iniziato a ribellarmi, ho deciso che ero stufo di prenderle, così ho iniziato ad uscire con quelli più grandi e a cacciarmi nei guai con la polizia. L’unica cosa che mi ha sempre dato conforto è stata la musica. Da piccolo cantavo in vari cori, compreso quello della scuola, dove poi ho continuato a studiare canto e pianoforte. Ci ho messo l’anima. E’ sempre stata l’unica cosa in grado di alienarmi dalla realtà e che mi ha sempre permesso di esprimere me stesso. A diciassette anni, ho lasciato gli studi e sono scappato di casa, dopo che mio padre mi ha quasi spaccato la testa con una bottiglia di birra. E sono venuto qui, a Los Angeles, la culla per nuovi talenti di ogni genere, senza una casa, senza un soldo. Ho fatto il barbone per un po’ e mi guadagnavo da vivere, suonando la mia vecchia chitarra per due spiccioli in mezzo alla strada. Per un po’ ho dormito sotto i ponti, come un senzatetto. Poi, la fortuna mi ha baciato. Un giorno come tanti, mentre suonavo per strada, cinque ragazzi dall’aria artistica si sono fermati ad ascoltarmi e da lì è nato tutto. Ho conosciuto la mia famiglia. La mia band. Edward era un mio vecchio amico d’infanzia e si era trasferito qui due anni prima con i genitori, formando poi una band coi ragazza che la compongono attualmente. E’ stato bello ritrovarlo. Mi ha ospitato per un po’ e abbiamo rispolverato il nostro vecchio sogno di sfondare nella musica, di vivere di musica. Così, tutti insieme, uniti dalla grande passione per l’arte, abbiamo iniziato a lavorare suonando in giro per i locali. In quello dove ci siamo conosciuti, suoniamo tre volte a settimana come band fissa e guadagniamo discretamente. Noi vogliamo sfondare, è il nostro sogno. E vogliamo finire nella storia della musica.”
Elizabeth allungò la mano e prese quella di lui nella sua, colpita e addolorata per ciò che Alex aveva subito e vissuto. Colpita dalla sua forza. Non si era fermato davanti a niente e nessuno e, nonostante il dolore e le sofferenze, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, era andato sempre avanti.
Alex la fissò sbalordito e il cuore iniziò a battergli forte per la prima volta in vita sua. Il respiro pesante. Elizabeth gli stava davvero accarezzando il dorso della mano con il suo pollicino lungo e affusolato. E aggraziato. Proprio come lei.
“Mi dispiace, Alex. Mi dispiace davvero tanto. Non so che altro dirti. Che si può dire di fronte a un quadro tanto drammatico? Sono senza parole. Non so come tu non sia diventato un delinquente”, gli disse, non capacitandosi di lasciargli la mano. Sentiva il dolore di Alex come se fosse suo.
“Ma io sono un delinquente! Ricordi? Tuo padre?” sdrammatizzò Alex, abituato a sorridere alla vita in qualunque occasione, ove la Morte non fosse presente.
Elizabeth si lasciò sfuggire un sorriso intenerito. “Lascia perdere quello che dice mio padre. A volte esagera. Sicuramente sei un ragazzo parecchio agitato eh, però non sei tanto male. E non è tanto male neanche mio padre. A volte è un po’ troppo apprensivo, è un po’ lagnoso e quando si tratta di te, s’innervosisce con estrema facilità, ma non venirmi a dire che non fa bene il suo lavoro!”
“Ah, anche troppo! E’ così innamorato della legge che penso finirà per arrestarsi da solo, un giorno o l’altro!”
Entrambi esplosero in una sonora, pura, cristallina risata, riflesso della serenità e della complicità che stavano nascendo tra loro.
In fondo, Alex non era poi tanto male.
“Quindi, non sono poi tanto male”, esordì Alex, riprendendo il discorso di Elizabeth, felice di vederla più tranquilla e rilassata. E soprattutto di vedere il suo vero io far cucù dal nascondiglio, in cui stava soccombendo.
“In effetti, no. Non ti droghi, non rubi...”
“Non fumo!” la interruppe Alex.
Elizabeth aggrottò le ciglia. “Non fumi? Credevo lo facessi.”
“No, no! Elizabeth, io sono un cantante! Adoro la mia voce, è il mio strumento e non me la rovinerò di certo col fumo!”
“E quindi vuoi sfondare. Non è facile”, buttò lì Elizabeth per scoprire meglio il mondo in cui Alex viveva. Sentiva un bisogno convulso e ossessivo di conoscerlo meglio. Aveva bisogno che le parlasse di sé.
“Lo so, ma è il nostro sogno, quindi perché rinunciarci? Nulla è facile nella vita, Elizabeth. Noi abbiamo passione e abbiamo talento! La gente ci ama. Possiamo farcela! E non molleremo mai. Anche a costo di sfondare tra cinquant’anni! Stiamo registrando delle canzoni in studio, dove abbiamo molti strumenti che abbiamo comprato col sudore della fronte. E li stiamo mandando alle radio, alle tv, alle case discografiche... Prima o poi qualcuno ci cagherà, no?”
“Come sei buffo, Alex! Io te lo auguro. Perché te lo meriti. Mi piace la tua musica.”
“Mi fa piacere sentirtelo dire.”
“Ma che mi dici delle accuse che ti rivolge mio padre? Dice che gli hai sputato in un occhio!” gli chiese Elizabeth, assalita dallo spasmodico bisogno di sapere che suo padre stesse esagerando e gonfiando la situazione, a causa dell’ostilità che nutriva per natura nei confronti di Alex e di quelli come lui.
Ma nessuno era come Alex.
“Ma se l’hai detto tu poco fa che esagera! Comunque, sì, che gli ho sputato in un occhio è vero, perché avevo iniziato una rissa per una giusta causa e tuo padre non voleva ascoltarmi, ma per il resto, per aver alzato un po’ il gomito, aver premuto un po’ l’acceleratore, aver scavalcato un cancello per fare il bagno in piscina... Insomma, non mi sembra il caso di far tutta questa gran caciara, no?”
Elizabeth scoppiò a ridere di gusto. “Non puoi stargli simpatico, se fai tutte queste cose!”
“Ah, ma è reciproca la cosa! Ormai farmi inseguire da lui, è diventato quasi un lavoro!” scherzò Alex. “Se solo mi pagassero per farmi inseguire e arrestare da lui, sarei già ricco sfondato! CI avrei già guadagnato una fortuna!”
Seguirono attimi di grandi risate e di tacito silenzio. Alex gettò all’improvviso l’occhio su una pozzanghera di fango poco più avanti. “Che dici? Ci rotoliamo?” le propose speranzoso, indicando la pozzanghera con un cenno del capo.
Elizabeth ci pensò su. Non poteva. Che cosa avrebbe detto a sua madre? E a suo padre?
Ma la voglia di divertirsi e trasgredire almeno un’altra volta nella vita prese il sopravvento. Alex era davvero contagioso.
“Sì. Sì, perché no? Tanto, ormai siamo in pista! E allora balliamo!” si sciolse finalmente Elizabeth, lasciandosi andare.
Le labbra di Alex si curvarono verso l’alto a formare un allegro sorriso traboccante di entusiasmo. Prese per mano Elizabeth, insieme saltarono giù dalle altalene e si rotolarono nella pozzanghera. Iniziarono a tirarsi il fango, a schizzarsi, a ridere come matti. Per la prima volta, Elizabeth stava scoprendo la gioia di vivere e divertirsi serenamente come la bambina che non era mai stata.

“Ma perché non squilla quel dannato telefono? Comincio proprio a pensare che quell’Alex sia andato a combinar guai in qualche altro distretto! Forse farei meglio ad avvisare i miei eroici colleghi”, osservò Albert già al limite della sua soglia nervosa. Non avrebbe chiesto di meglio che mettere le mani su Alex e mandarlo all’ergastolo.
“Commissario, magari è con quella ragazza con cui voleva tanto uscire!” ipotizzò Barney, timoroso di prendersi un altro spintone.
“Giàààà! Questa volta potresti aver proprio ragione, Barney. Ma allora perché dirottarci in quel modo? Forse solo per non farci capire chi sia costei… Avrà sicuramente paura che gli mettiamo i bastoni tra le ruote, dicendole quanto lui sia manigoldo.”
“Sono pienamente d’accordo con lei, Commissario. Posso offrirle un caffè, intanto?”
Albert ci pensò su, ancora un po’ titubante. Temeva che non appena si fosse allontanato dalla scrivania, il telefono avrebbe iniziato a squillare incessantemente a causa di quell’Alex dei suoi stivali. Non voleva perdere l’occasione di sbatterlo dentro una volta per tutte e di buttar via la chiave.
“Ma sì!” cedette infine. “Sì, perché no? Tanto quell’Alex non si farà vivo, per oggi. Sono certo che questa volta abbiamo fatto centro! E’ con quella ragazza, povera disgraziata! Non sa a che cosa va incontro!”

“Elizabeth, mio Dio! Ma che ti è successo? Che cosa hai fatto?” le saltò addosso sua madre in pena, vedendola rientrare a casa completamente coperta di fango.
“Sono andata a fare due passi al parco, mamma. Ho inciampato non so come, finendo dritta-dritta in una gigantesca pozzanghera. Credo che se l’avessi fatto apposta, non ci sarei riuscita.”
“Santo cielo, tesoro mio! Devi esserci inciampata proprio per bene!”
“Già. Te l’ho detto, se l’avessi fatto apposta, non ci sarei riuscita. Vado a farmi una doccia. Poi, porterò i miei abiti in lavanderia. Sono così disastrati, che non credo torneranno puliti con un semplice lavaggio in lavatrice.”
Elizabeth sentiva di star completamente perdendo il lume della ragione. Da quando aveva incontrato Alex, non faceva altro che rifilare bugie su bugie a tutti coloro che le stavano accanto. Proprio lei, che non aveva mai saputo nemmeno mentire in tutta la sua vita. Solo con Alex era stata sincera al cento per cento, solo come lei aveva sempre saputo essere. Ma perché si comportava in quel modo? Se ne voleva liberare, no? In fondo, era anche un poco di buono. No. Non lo era. Eppure non ci riusciva a liberarsi di lui e non solo perché lui era peggio di un francobollo. Ogni volta che lo vedeva, ci ricadeva come una pera cotta. Quel ragazzo aveva una strana influenza, un ascendente alquanto bizzarro su di lei. Si sentiva uno schifo più che mai. Oltre alla trasgressiva alzata di testa di quella sera, ora anche gli appuntamenti clandestini. Si stava davvero comportando in quella che suo padre avrebbe di certo definito una maniera a dir poco immorale. Ma allo stesso tempo, la sua sensazione di ribrezzo verso se stessa era accompagnata da una sorta di frivola euforia. Una strana e insolita, frivola euforia che le faceva risalire i brividi lungo la schiena. Era stata davvero bene con Alex. Ma no. Non era possibile! Lui era un manigoldo! O forse no. Forse non lo era.
“Non ci capisco più niente!” esclamò in silenzio, passandosi una mano tra i capelli appena spazzolati.

Il mattino seguente, Elizabeth si recò in sala prove, come di consuetudine, senza poter fare a meno di domandarsi quando e come avrebbe rivisto Alex. Non gli aveva lasciato il numero ed ella non aveva il suo, ma era certa che se avesse voluto rivederla, l’avrebbe attesa all’ingresso della scuola. Elizabeth sapeva, però, che quel giorno egli non si sarebbe presentato. Gli aveva raccontato di aver già preso impegno con una sua amica e collega, che lavorava con lei nella compagnia di balletti. Non gli aveva detto, però, che sentiva il bisogno di parlare con lei di quanto le stesse accadendo, di Alex e di ciò che aveva fatto senza ritegno con lui. Sentiva il bisogno di ricevere consigli e soprattutto conforto da una cara, vecchia amica d’infanzia. Camminava su per le scale e lungo i corridoi, si cambiò, infilò le scarpette che la trasformavano ogni volta e si diresse verso la sala prove con la testa tra le nuvole. In realtà, pensava a lui. Pensava ad Alex. Per l’ennesima volta. Un attimo prima era serena, poi i suoi vecchi spettri di razionalità tornavano a tormentarla, poi era euforica e poi ancora, era depressa. Per colpa di Alex, di quella adorabile canaglia, il suo umore oscillava come un pendolo da bianco a nero, senza nemmeno passare per il grigio. Già. Il grigio. Il grigioverde, come gli occhi vispi e furbi di Alex.
“Chi era quel brutto ceffo con cui sei uscita ieri? Che cosa voleva da te? Hai detto che eri stanca e che saresti andata a casa!” le fece notare Emile, tirandola giù a forza dallo spesso strato di nuvole su cui sedeva.
“Chi, scusa?” domandò Elizabeth, facendo la finta tonta, nella falsa speranza che non l’avesse davvero vista in compagnia di Alex.
“Quel ragazzo tutto tatuato con la bandana in testa!”
“E’ un amico di Lucy, la ragazza a cui do lezioni private. L’ho conosciuto l’altra sera, quando Lucy mi ha offerto una cena nel locale dove lavora. Lui fa il cantante. Canta in una rock band che suona lì. Nello spogliatoio, ieri, Lucy mi ha scritto che sarebbe venuta a trovarmi col suo amico. Ma all’ultimo minuto, ha avuto un contrattempo e fuori della scuola mi sono ritrovata solo lui ad aspettarmi. Ormai era venuto. Mi sembrava scortese e maleducato, mandarlo via. E quindi ci sono uscita.” Di nuovo. Elizabeth aveva mentito di nuovo. E aveva imparato a farlo anche piuttosto bene e con una disinvolta maestria da far invidia ai più esperti.
“Capisco. Avresti dovuto dire di no! Altrimenti saresti potuta uscire con me!” esclamò Emile, risentito che Elizabeth avesse preferito la compagnia di quel brutto ceffo da quattro soldi alla sua.
“Hai ragione, Emile. Sono stata un po’ debole. L’ho fatto solo per rispetto a Lucy. Siamo molto amiche. Mi dispiace trattar male i suoi amici.”
“Certo che non ha dei gran begli amici, questa Lucy!” commentò ottusamente Emile. Troppo chiuso per capire. Troppi cliché.
“Senti Emile, lo so che quel ragazzo ha un aspetto un po’ da delinquente e un look alquanto strano, però non è poi così male, se lo conosci bene. E’ un po’ grezzo, a dire il vero. Però è buono. Non è falso. E’... Frizzante e spontaneo...”
Emile sentì la gelosia corrergli su e giù lungo la schiena, prendergli a pugni lo stomaco. La voce di Elizabeth nel descrivere quel brutto ceffo dall’aspetto delinquenziale si era riempita di una nota sognante, di un’insolita dolcezza. E aveva lo sguardo assente, tra le nuvole.
“Non è che ti piace?” buttò lì Emile, non riuscendo trattenere la frase in gola. Le corde vocali partirono al di fuori di ogni controllo umano.
“Ma no, Emile! Che cosa vai a pensare? Perché, tu mi ci vedresti con un tipo così stravagante?” buttò lì Elizabeth, sperando di aver inventato una balla decente.
“In effetti, no.”
“Ecco, lo vedi? Ti sei risposto da solo! Ora andiamo, ché mia madre ci aspetta per la coreografia di Romeo e Giulietta!”
“Aspetta, Liz! Prima di entrare... Beh, insomma... Se ieri hai fatto lo sforzo di uscire con lui, oggi potresti sforzarti di prendere magari solo un caffè anche con me. Insomma! So che mi hai chiesto di non chiedertelo, però... E’ più forte di me! Ti prego, fai uno sforzetto!”
Elizabeth scosse la testa, rassegnata. “Oggi no. Vado a casa di Sandy”, tagliò corto, entrando in sala da ballo. “Scappa, scappa! Tanto prima o poi...” commentò Emile, prima di seguirla.
La gelosia lo caricava di energica determinazione ancora di più. Lo sguardo sognante di Elizabeth e i suoi occhioni acquatici da gattina non gliela raccontavano giusta. Possibile che quella vecchia, inguaribile romanticona di Elizabeth sentisse qualcosa per quel brutto ceffo senza infamia e senza lode? L’idea non gli sfagiolava affatto. Gli sembrava impossibile, ma se così fosse stato, avrebbe dovuto sfoderare gli artigli per prendersela. Non avrebbe mai accettato che Emile Woodsen, primo ballerino della compagnia più importante della città, ricco e unico rampollo di una delle famiglie più facoltose del quartiere, venisse soppiantato da una mezza cartuccia tatuata con la bandana in testa. No. Avrebbe fatto breccia nel cuore di Elizabeth. In un modo o nell'altro.

Come foglie al vento - Episodio 732 di Nunzio Palermo

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