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giorno seguente, alla partita in trasferta, in tribuna si
presentarono tutti i suoi amici per dargli un gran sostegno; apprezzò
molto la vicinanza dei suoi amici e si preparò per la partita,
osservandosi attorno per vedere se ci fosse ancora il signor
Arbettoli. Non lo vide.
«
Mi raccomando Daniele, oggi ti voglio carico. Cerca di non pensare a
chi sai tu, di non pensare a nulla, pensa solamente al pallone. Mi
raccomando Daniele… è la tua ultima occasione, poi ho le mani
legate...».
Cercò
di isolare la mente alla sola partita, indossò la maglia e scesero
in campo.
I
primi minuti riuscì nel suo intento, tanto da riuscire a sfiorare il
gol con un colpo di testa su cross che andò di pochissimo a lato,
scheggiando il palo. Le grida dagli spalti divennero sempre più
forti.
«
DANIELE, DANIELE, DANIELE, GRANDE IL NOSTRO “D” !!!»
Ma
questo entusiasmo non si allungò oltre la mezz’ora.
Chiamandolo
“D” gli venne in mente la sua Simonetta, che spesso lo chiamava
con quel nomignolo, che lui stesso gradiva.
Mentre
correva rivisse quei vecchi ricordi: il primo bacio… la prima gita
scolastica, nella quale aveva pure provato ad allontanarsi con lei
dal gruppo… il loro primo incontro… la sua prima lettera d’amore…
In
quell’istante dalla difesa sfrecciò il pallone che prese in
contropiede la difesa avversaria, e pure lui.
Cercò
di arpionarla all’ultimo ma il pallone gli schizzò via finendo sul
fondo.
«
DANIELE!».
Non
dovette voltarsi per capire che quel gridò proveniva dalla panchina
e capire chi lo avesse fatto.
Il
primo tempo si concluse dopo che sparò al cielo un tiro dopo una
bellissima azione, che lo aveva portato a pochi passi dalla porta.
Non
voleva nemmeno tornare negli spogliatoi, ma non ebbe scelta.
«
Daniele, sono costretto a cambiarti per Fede. Il Frantinate oggi
gioca contro la Virra Zeta, e sa bene che potremmo giocarci il finale
di stagione con entrambe le squadre… mi dispiace Dany, rimarrai
in panchina» decretò il Mister.
Federico
indossò la maglia e gli diede il cinque.
«
Forza Dany, ti vogliamo al più presto l’attaccante di prima» gli
disse.
In
panchina assistette alla vittoria della sua squadra. Una grande
prestazione di Federico che, saltando pure il portiere, insaccò.
Pochi minuti dopo, però, su calcio d’angolo vennero ripresi in
parità con un gol al volo di un centrocampista avversario.
I
minuti passarono e si avvicinò il recupero. Tre minuti di extra-time
che parvero infiniti. Ennesimo contropiede bloccato dalla difesa
della Selinese; Genny partì in uno slalom e saltò tre maglie
gialle, prima di passarla all’amico Ludovico. Questi fissò la
porta e fece partire un tiro dalla distanza.
«
GOOOOOOOAAAAL» fecero all’unisono dalla tribuna e dalla panchina.
Il tiro finì sotto l’incrocio destro con il portiere che tentò in
vano di arrivarci.
Ludovico
corse da una parte all’altra del campo, poi andò verso la
panchina.
«
Questo è per te “D” ! Ti voglio al più presto più forte di
prima!» gli disse, abbracciandolo.
Mentre
l’arbitro fischiò la fine della partita, a lui scese una lacrima
di commozione.
Quanto
sarebbe durato quel periodo nero? Sarebbe riuscito a dimenticarsi di
Simonetta?
L’euforia
post-partita si spostò fuori scuola.
Durante
il viaggio per giungere a scuola, pensando e ripensando a
quell’ultimo periodo, gli venne una tale inquietudine da dover
mettere le cuffie per calmare l’ansia. Quando si presentò, scoppiò
un nuovo grido.
«
FORZA “D”, TI RIVOGLIAMO QUELLO DI PRIMA, SENZA DI TE NON È LO
STESSO CLIMA!».
Ma
stavolta Daniele non si fermò a parlare con loro. Si trascinò in
classe e si sedette.
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