Per
giorni, appena entrò nell’edificio scolastico, ebbe la tentazione
di entrare prima nell’aula a fianco la sua, ma poi entrava
nella sua. Senza incrociare lo sguardo di compassione dei compagni.
Si sedeva al suo banco e aspettava l’inizio della lezione.
«
Abbi pazienza» gli ripetevano, ma ormai la sua stava finendo e
l’agitazione aumentava sempre più ogni giorno. Negli allenamenti
non riuscì più a concentrarsi, tanto che il Mister Sinfonelli lo
riprese alla fine dell’ultima sessione d’allenamento prima
della partita successiva.
«
Daniele, ho sentito della tua rottura con la tua ragazza, ma non puoi
lasciarti andare in questo modo. Stai rischiando di perdere il posto
da titolare. Federico si sta impegnando molto per conquistare il
posto. Per questa volta ti confermo titolare, ma riprendi il
controllo di te stesso, altrimenti rimarrai in panchina».
Ebbe
il posto da titolare ma l’allenatore dovette sostituirlo poco dopo
la ripresa, dopo l’ennesimo passaggio sbagliato.
Prese
a calci il suo posto nello spogliatoio e non volle parlare con
nessuno, conclusa la partita.
Seppe
che avevano vinto la partita grazie ad un goal di Federico, e questa
notizia lo mise ancor più di malumore.
Temette
che quel silenzio con Simonetta potesse durare ancora giorni e non lo
avrebbe sopportato ma per sua sfortuna non fu così. Il giorno dopo,
mentre stava facendo i compiti, il telefonino squillò.
Non
dovette indovinare per capire che era lei che lo stava chiamando,
grazie al suo nome comparso sullo schermo.
«
Simo, ciao. Per favore, parliamo...» provò lui, ma lei non aveva la
stessa intenzione.
«
Ti ho chiamato per dirti di non farti ne sentire ne vedere, e se
cambierai squadra ti auguro buona fortuna. Te lo meriti»
«
Per favore, parliamone. Non era mia intenzione...»
«
Per te è più importante la tua squadra e lo accetto. Buona fortuna
Daniele» tagliò corto lei e, senza dargli la possibilità di
aggiungere altro, attaccò.
Daniele
fissò il telefonino, completamente bloccato. Si sentì un brivido
uguale a quello che lo scosse prima della partita, poi
un’angoscia profonda lo pervase, fino a farlo piangere.
«
E’ pronta la cena, Dany. Stasera ti ho preparato… ma cos’hai?
Non stai bene?» chiese preoccupata sua madre, vedendolo piegato
e singhiozzante.
«
Mi ha lasciato… non posso crederci… mi ha lasciato… pensavo mi
perdonasse dopo gli errori… invece no… non posso tornare in
quella scuola… mamma...» le confidò tra i singhiozzi.
Lei
rimase in silenzio ma lo abbracciò dal dietro e lo strinse forte.
Rimasero
diversi secondi stretti, senza pronunciare una parola, poi, quando
lui smise di piangere, si fece raccontare la chiamata.
Le
raccontò ogni parola della chiamata e si fece confidare quel che
stesse provando in quel momento.
«
Forza tesoro, non disperarti in questo modo… devi reagire. Mi rendo
conto che non è semplice ma così facendo rischi di buttare all’aria
tutto quel che hai fatto finora. Giochi in una squadra e sei
vicinissimo al tuo primo trasferimento in una squadra di D. Studi,
hai buonissimi voti e il prossimo anno avrai gli esami… avevi una
bellissima fidanzata e sono certo che a breve si risolverà tutto.
Forza Dany, riprendi il controllo della tua vita» lo esortò mamma.
« Finisci i compiti e vieni a cena, è pronto» aggiunse e se ne
andò.
Daniele
si riprese, cercò di completare i compiti e uscì dalla stanza per
andare a cenare.
Era
difficilissimo per lui far quel che sua mamma gli consigliò ma si
sforzò con tutto se stesso di riprendere a vivere.
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