giovedì 12 ottobre 2017

Venti di verità - 5^ puntata - di Mauro Bertoli

Per giorni, appena entrò nell’edificio scolastico, ebbe la tentazione di entrare prima nell’aula a fian­co la sua, ma poi entrava nella sua. Senza incrociare lo sguardo di compassione dei compagni. Si se­deva al suo banco e aspettava l’inizio della lezione.
« Abbi pazienza» gli ripetevano, ma ormai la sua stava finendo e l’agitazione aumentava sempre più ogni giorno. Negli allenamenti non riuscì più a concentrarsi, tanto che il Mister Sinfonelli lo ri­prese alla fine dell’ultima sessione d’allenamento prima della partita successiva.
« Daniele, ho sentito della tua rottura con la tua ragazza, ma non puoi lasciarti andare in questo modo. Stai rischiando di perdere il posto da titolare. Federico si sta impegnando molto per conquistare il posto. Per questa volta ti confermo titolare, ma riprendi il controllo di te stesso, altrimenti rimarrai in panchina».
Ebbe il posto da titolare ma l’allenatore dovette sostituirlo poco dopo la ripresa, dopo l’ennesimo passaggio sbagliato.
Prese a calci il suo posto nello spogliatoio e non volle parlare con nessuno, conclusa la partita.
Seppe che avevano vinto la partita grazie ad un goal di Federico, e questa notizia lo mise ancor più di malumore.
Temette che quel silenzio con Simonetta potesse durare ancora giorni e non lo avrebbe sopportato ma per sua sfortuna non fu così. Il giorno dopo, mentre stava facendo i compiti, il telefonino squil­lò.
Non dovette indovinare per capire che era lei che lo stava chiamando, grazie al suo nome compar­so sullo schermo.
« Simo, ciao. Per favore, parliamo...» provò lui, ma lei non aveva la stessa intenzione.
« Ti ho chiamato per dirti di non farti ne sentire ne vedere, e se cambierai squadra ti auguro buona fortuna. Te lo meriti»
« Per favore, parliamone. Non era mia intenzione...»
« Per te è più importante la tua squadra e lo accetto. Buona fortuna Daniele» tagliò corto lei e, senza dargli la possibilità di aggiungere altro, attaccò.
Daniele fissò il telefonino, completamente bloccato. Si sentì un brivido uguale a quello che lo scos­se prima della partita, poi un’angoscia profonda lo pervase, fino a farlo piangere.
« E’ pronta la cena, Dany. Stasera ti ho preparato… ma cos’hai? Non stai bene?» chiese preoccupa­ta sua madre, vedendolo piegato e singhiozzante.
« Mi ha lasciato… non posso crederci… mi ha lasciato… pensavo mi perdonasse dopo gli errori… in­vece no… non posso tornare in quella scuola… mamma...» le confidò tra i singhiozzi.
Lei rimase in silenzio ma lo abbracciò dal dietro e lo strinse forte.
Rimasero diversi secondi stretti, senza pronunciare una parola, poi, quando lui smise di piangere, si fece raccontare la chiamata.
Le raccontò ogni parola della chiamata e si fece confidare quel che stesse provando in quel mo­mento.
« Forza tesoro, non disperarti in questo modo… devi reagire. Mi rendo conto che non è semplice ma così facendo rischi di buttare all’aria tutto quel che hai fatto finora. Giochi in una squadra e sei vicinissimo al tuo primo trasferimento in una squadra di D. Studi, hai buonissimi voti e il prossimo anno avrai gli esami… avevi una bellissima fidanzata e sono certo che a breve si risolverà tutto. Forza Dany, riprendi il controllo della tua vita» lo esortò mamma. « Finisci i compiti e vieni a cena, è pronto» aggiunse e se ne andò.
Daniele si riprese, cercò di completare i compiti e uscì dalla stanza per andare a cenare.
Era difficilissimo per lui far quel che sua mamma gli consigliò ma si sforzò con tutto se stesso di ri­prendere a vivere.

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