giovedì 26 ottobre 2017

Venti di verità - 7^ puntata - di Mauro Bertoli


Come dargli torto… ad osservarlo ora, pareva più l’ombra di se stesso; la separazione con Simonetta lo stava riducendo rapidamente ad uno straccio. Possibile che non aveva più le forze per riprendersi?
Vide qualcuno entrare in classe. Tirò fuori il libro di storia, pensando fosse la professoressa Lentin.
« Basta, Dany. Smettila di farti del male» le si avvicinò Turchese, una delle amiche di Simonetta, l’amica che li fece incontrare quattro anni prima.
« Torna dalla tua amica e lasciami in pace, per favore» sbottò amareggiato, Daniele.
« Non ci stai male solo tu, pure io. Sono io che te l’ho presentata quattro anni fa, proprio qui…»
« Ecco, appunto, potevi evitare di disturbarti a farlo»
« Ora sei ingiusto...» borbottò risentita la ragazza.
« Ingiusto?! Ingiusto?! Sarei io ad essere ingiusto dopo che lei ha chiuso quattro anni di fidanza­mento per una dimenticanza? Ho dimenticato solamente di dirle della partita, non l’ho tradita con un’amica e non le ho mentito!» Si sfogò, Daniele. Era talmente in collera che non si era accorto che stava gridando e in aula lo stavano fissando tutti, professoressa compresa che era appena entrata in classe.
Si guardò attorno, abbassò il capo e aprì il libro.
« Lo dico per te, Dany, non pensare più a lei» disse, gli diede un tocco affettuoso sulla spalla e uscì dall’aula.
La lezione passò tra momenti di attenzione e attimi in cui la sua mente navigò tra tutti i pensieri che aveva in testa.
Dimenticarsela… semplice dirlo.
Chiuse gli occhi, tentò di sgomberare la mente da tutti quei pensieri per ascoltare la lezione; doveva riprendersi la squadra ed essere promosso.
I giorni passarono tra allenamenti e pomeriggi di studio intensivo.
L’ultimo allenamento del mese sarebbe stato contro la terzultima della classifica, un’ottima occasione per riprendersi nuovamente il posto in attacco.
L’allenamento proseguì benissimo, tanto che l’allenatore gli fece i complimenti più volte.
« Non so, caro Daniele, cosa o chi ha provocato questa reazione… qualunque cosa sia devo proprio ringraziarlo, ci hanno ridato il vecchio grande bomber della Selinese. VAI BOMBER!».
Quelle parole risvegliarono in lui una forza tanto grande quanto insperata.
Negli ultimi minuti prese il pallone e, con uno sprint pauroso, sfrecciò verso la porta; un difensore riuscì a restargli dietro, togliendogli la possibilità di lanciarsi verso la porta. Provò a dribblarlo ma il difensore provò a fermarlo con un tackle aggressivo.
Un dolore accecante lo fece crollare a terra.
Per molti secondi non trattenne le grida di dolore.
« Cirro, ma che razza di tackle hai fatto?!» intervenne il Mister. Lo sentì a suo fianco e cercò di vol­tarlo. Daniele si era piegato di lato e sentiva il fiato dell’allenatore sull’orecchio. « Girati Dany, fam­mi vedere la gamba. Gabry, vai a prendere il ghiaccio spray!».
Il dolore si calmò lievemente, abbastanza per poter voltarsi e allungare la gamba, ma era impossibile muovere il piede.
Il Mister Sinfonelli abbassò il calzino e analizzò la caviglia.
« Forse non è rotta… ma di certo è una forte distorsione. Devo accompagnarti in pronto soccorso per valutare la situazione. Chiamo tua madre per avvisarla. Mi dispiace Dany, domani non potrai giocare… un vero peccato, eri tornato il vecchio cecchino di prima» gli disse facendogli un lieve sorriso.
Quel pomeriggio fu, probabilmente, il più difficile della sua carriera da calciatore. Attendere in quella sala d’attesa con la caviglia dolorante parve la punizione peggiore che potesse avere.

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