Roma
Ginnasio Liceo Augusto. Luglio 2016.
De
Luca Maria 100/100.
Così riportava l’enorme foglio posto davanti all’entrata del
Liceo Classico Augusto di Roma, con i risultati della maturità.
“Finalmente
libera” pensò Maria che aveva considerato quei cinque lunghi anni
peggio di una condanna all’ergastolo. Aveva collezionato insulti e
prese in giro, si era sentita soffocare tra quelle quattro pareti e
soprattutto aveva dovuto sentire sempre su di sé l’ombra di sua
madre, la ragazza più votata della scuola nelle elezioni della
reginetta dell’Augusto del lontano 1988.
Se
la foto di Tiziana, sua madre, non fosse stata sistemata nel
corridoio che conduceva alla Presidenza e alla Segreteria,
probabilmente Maria non si sarebbe sentita così sotto esame. Ed
invece la fotografia di Tiziana era lì, insieme a quella di tutte le
altre ragazze popolari dell’istituto, insieme alle coppe dei tornei
vinti dai giovani sportivi dell’Augusto. E paradossalmente quella
foto attirava gli sguardi dei suoi compagni di classe che
domandavano: “Ma è davvero lei tua madre?”.
La
domanda in effetti aveva un senso perché lei e Tiziana non avrebbero
potuto essere più diverse. Maria era sempre in sovrappeso, indossava
vestiti larghi e sformati che erano spesso fuori moda e combatteva
una lunga e dura battaglia contro i suoi capelli crespi. I suoi
profondi occhi neri erano poi oscurati dagli occhiali. Tiziana invece
era l’opposto con i suoi capelli biondi e lisci, i suoi occhi
azzurri che si conservavano dalla miopia, il corpo snello di una
diciottenne.
Anche
Maria in realtà era riuscita ad ottenere un posto su di una teca
collocata nei pressi della Segreteria, ovvero in quella dei vincitori
del Certamen Taciteum. Doveva ammettere che era stata una bella
soddisfazione vincere quella coppa per ben quattro anni di seguito ma
la sua situazione con i compagni di classe non era migliorata, anzi.
Il fatto di essere una secchiona invece che una atleta o una ragazza
dall’aspetto fisico folgorante l’aveva penalizzata.
Sua
madre non faceva altro che ripeterle: “Gli anni del liceo sono i
migliori. Rimpiangerai i tempi della scuola. L’università sarà
decisamente meno interessante”. In effetti Tiziana aveva tanto
amato quegli anni di scuola da aver deciso di diventare una
professoressa di liceo. Il solo pensiero di trascorrere, tra quelle
aule grigie piene di adolescenti spesso crudeli e maleducati, tutta
la vita fino alla pensione, faceva veramente star male Maria.
“La
casa migliore della fine del liceo sarà non dover rivedere più
Andrea Moretti.” La ragazza si allontanò dall’atrio
dell’istituto, varcò per l’ultima volta il cancello e si diresse
verso la fermata dell’autobus.
Moretti
Andrea 65 /100.
Andrea si era recato a vedere i quadri circa un’ora dopo che Maria
si era allontanata per l’ultima volta, libera e felice da
quell’inferno chiamato liceo.
“Me
la sono cavata. Rendimento decente senza tanto sforzo.” Andrea
sorrise tra sé. In realtà non era felice. Il voto non c’entrava
nulla, anche un 60 gli sarebbe bastato. La cosa che lo faceva stare
male era il pensiero di lasciare quel liceo dove aveva trascorso
tanti anni felici.
Suo
padre Matteo non faceva che ripetergli che il liceo era solo una fase
terribile della vita e che sarebbe passata in fretta come
l’adolescenza. “Il futuro te lo costruirai da solo con una buona
laurea. Gli anni dell’università saranno fondamentali” ripeteva
il Moretti Senior al figlio, non sapendo che per Andrea frequentare
l’università sarebbe stato un enorme sacrificio.
Per
l’ultima volta Andrea entrò nella scuola e si diresse verso la
segreteria. Aveva conquistato un posto nella teca degli sportivi
dell’istituto, in quanto con la sua classe, la 3° A aveva vinto il
torneo di pallavolo del liceo per ben 5 anni di seguito e con il
ruolo di capitano. Osservò per l’ultima volta le coppe conquistate
e sospirò. Si allontanò dai trofei sportivi per avvicinarsi allo
spazio dedicato ai vincitori del Certamen. Lì avevano trovato il
loro posto due persone che stimava e che erano importanti per lui:
suo padre Matteo, che era stato un vero secchione e che si era
diplomato nel 1988 con il massimo dei voti, all’epoca il classico
60/60 e Maria De Luca, la ragazza di cui si era segretamente
innamorato cinque anni prima.
Andrea
invidiava a suo padre Matteo anche la capacità di essere coerente
con i suoi sentimenti. Il giovane sapeva di non essere così
coraggioso: per far parte di un branco aveva preso in giro la ragazza
che gli piaceva e che molto probabilmente non avrebbe rivisto mai più
dopo l’avventura del liceo.
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