Marco grugnì di dolore e si coprì
la testa con le mani.
« Non siamo più amici io e te,
stronzo!» gli mollò un calcio sulla caviglia, sbottò « così ora
sai come fa male un colpo alla caviglia» e si allontanò verso il
centro della tribuna, in cerca di Simonetta.
« Complimenti amico, gran bel
colpo» si complimentò Stefano dandogli un cinque.
« Dany!» lo chiamò una voce
familiare.
Osservò la parte dei tifosi più in
alto e inquadrò Simonetta che lo stava richiamando verso di lei con
la mano aperta.
« Sei in ritardo!» gli gridò
quando si sedettero a suo fianco.
« Si, hai ragione, poi ti spiego.
Nonostante la rabbia che ribolliva
ancora in lui, si godettero la partita; dopo circa mezz'ora l’arbitro
suonò la fine del primo tempo con le squadre ancora in parità.
« Antonello è in combutta con
Marco, Celeste e gli altri» le sussurrò nell’orecchio, mentre le
squadre rientravano negli spogliatoi.
« Si… l’ho intuito quando ho
visto quel coso assieme ad Antonello… ma cos’è successo?»
chiese lei.
« Poi ti spiego, vi spiego» disse
Daniele, rivolgendosi a Simonetta e Stefano.
Durante il secondo tempo riprese a
piovere fortemente, tanto che dopo venti minuti dovettero fermare il
gioco, temporaneamente.
In attesa della ripresa della
partita Daniele raccontò quel che aveva sentito dirsi Marco e
Antonello.
« Quel maledetto… provarci lui
con me… se ci provava riceveva pure uno sberlone» commentò
Simonetta, irritata.
« A Marco però lo schiaffo non
l’hai dato...» puntualizzò Daniele.
« Solo perché mi ha preso in
contropiede… mi ha preso e baciato, senza preavviso. Come Celeste
con te» ricordò Simonetta, abbassando lo sguardo.
« Che cosa facciamo ora? Dobbiamo
pur capire perché vi hanno preso di mira» irruppe Stefano.
« Come “cosa facciamo”?
Scusami la freddezza ma… cosa centri tu?» chiese schietta lei.
« Dopo un amico che ci ha traditi,
direi che un amico che ci aiuti a scoprire che razza di complotto c’è
dietro ci serve» ammise Daniele, osservando una volta la fidanzata e
una volta l’amico.
« Ottimo… scusami… allora che
cosa avete in mente?» disse Simonetta.
« Io un’idea ce l’avrei ma
dovrete fidarmi di me. Poi vi racconto» disse Stefano.
I due fidanzati si guardarono e
accettarono. Nel frattempo aveva smesso di piovere e la partita era
ripresa, con la Selinese in possesso palla in attacco.
Il match si conclude con l’ennesima
vittoria della Selinese che, grazie ad un rigore, finì con il
risultato di 2-1. Daniele sapeva che, con partita seguente in
trasferta, avrebbe visto il suo ritorno in campo.
Quella settimana a scuola si
appesantì molto l’aria; ormai gli esami stavano facendosi sentire
tra i ragazzi delle quinte e l’aria divenne tanto densa che alcuni
ragazzi prendevano molto seriamente battute scherzose e spiritose.
« Ma dai… gli ho detto solamente
che un pochino di tensione le avrebbe fatto bene… sembra una
balena, un grammo di meno non le farebbe male!» gridava Daniele dal
corridoio.
« È LA MIA MIGLIORE AMICA, SEI UNO
SCEMO. Solo settimane fa ti ha aiutato ed ora…? La offendi? CHE
RAZZA DI AMICO SEI?» sbottò Simonetta.
« Ogni poco litighiamo, pure quando
non capite le battute… che poi tanto battuta non è… e quella
stupida ti segue come un cagnolino… ma andate a farvi friggere,
stupide oche» rispose con le rime.
« Se ripaghi così gli amici com’è
che fai con la fidanzata? Tanto vale chiudere qui, SUL SERIO
STAVOLTA» sbottò e corse verso i bagni delle femmine con Turchese a
suo fianco, lacrimante.
Daniele diede un calcio alla porta
dell’aula per la rabbia e si rimediò una strigliata dal professor
Tarni.
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