Martin Serrano osservava Vale con i suoi occhi intelligenti
ma allo stesso tempo irriverenti, come aveva sempre fatto del resto, sin da
quando era piccolo e abitava nella casa difronte a quella della ragazza. Un
giovane con l’accento calabrese e il
nome spagnolo, visto che sua madre era una appassionata di serie tv e aveva
deciso di omaggiare il suo personaggio preferito, dando il suo nome al figlio
primogenito. Valentina non avrebbe mai voluto confessarlo ma da bambina aveva avuto
una terribile cotta per lui, che però si era rivelato un idiota anzi per essere
precisi, un idiota con una sorella ancora più sciocca di lui.
“Il mondo è davvero piccolo.
un piacere per me ritrovarti qui.” le rispose lui.
“Un piacere anche per me” Valentina completò
mentalmente la frase con un “una gioia
ritrovarti qui uguale a quella che si prova a farsi cauterizzare un dente senza
anestesia”
“La mia vita ha avuto dei cambiamenti ultimamente.
Finalmente sto raccogliendo i frutti del mio lavoro durato anni.” le spiegò lui, sedendosi accanto a lei sulla
panchina.
Valentina detestò il sorriso smagliante con cui parlava dei
suoi successi, degli anni di fatica che avevano dato i loro frutti. Aveva solo
quattro anni più di lei e si comportava come se avesse avuto il successo di un
milionario, di un ricercatore scientifico o di uno scienziato che aveva
scoperto l’invenzione del millennio.
Lei invece era una fallita che aveva buttato all’aria un
anno della sua vita e avrebbe preferito davvero farsi trapanare un dente senza
anestesia, piuttosto che ammetterlo davanti a quell’arrogante.
“So che sei un’ottima studentessa di ingegneria
informatica.” disse lui, per rompere il ghiaccio, davanti allo sguardo furioso
di Vale.
“Come lo hai saputo?” chiese lei,stupita. Un’ottima
studentessa non erano certo le parole che meglio la definivano e Vale lo sapeva
benissimo.
“Ho incontrato Chiara
a Reggio Calabria questa estate. Mi ha stupito non vederti accanto a lei
ma mi ha riferito che sei diventata una studentessa lavoratrice e che la
libreria di una vostra amica aveva bisogno di te anche in estate.” Il tono
pieno di ammirazione di Martin stupì Valentina, che credeva che la funzione del
ragazzo fosse sempre stata quella di disprezzarla.
Chiara era stata una amica e l’aveva salvata da l’ennesima
presa in giro dei due fratelli Serrano, Martin e Sabrina.
Sabrina aveva un anno in meno di Valentina e Chiara e aveva
reso la vita delle due un inferno durante gli anni del liceo. Esisteva un
termine per descrivere la sorella di Martin ed era bulla. Valentina era una
ragazza bionda, esile e piuttosto disinvolta
e il gruppo che “contava” sarebbe stato felicissimo di accoglierla, ma
lo stesso non poteva dirsi per Chiara e Guglielmo. Loro erano stati emarginati
sin da subito e senza troppi complimenti. Valentina però si era rifiutata di
entrare nel gruppo giusto senza di loro e mai avrebbe permesso a qualcuno di
far loro del male.
Così quando Sabrina
si era avvicinata a Chiara con l’intento di picchiarla, Valentina si era
messa tra le due e l’aveva sfidata con “Tocca la mia amica e ti faccio a
pezzi.” La Serrano mai aveva perdonato un simile affronto e da quel momento
Vale era entrata nella lista nera insieme a Chiara e a Guglielmo, e a tutti gli
altri che non erano mai considerati “abbastanza” o che solamente avevano il
coraggio di essere diversi.
Visto che Valentina si era persa nei suoi pensieri, Martin ruppe il silenzio.
“Mi sono trasferito anche io a Bologna, insieme a mia
sorella. Sono a Venezia per assistere alla Biennale di Architettura. Un mio amico riceverà un premio.”
“Ti sei trasferito a Bologna insieme a Sabrina?” domandò con
orrore Valentina. Nel bel mezzo della sua crisi esistenziale, si sarebbe
ritrovata accanto la sua peggiore nemica.
“Ho trovato un lavoro perfetto per me ma fino a quando non
avrò iniziato e sarà andato tutto bene,
non ti dirò di cosa si tratta. Sono parecchio scaramantico. Mia sorella
frequenterà Giurisprudenza.” spiegò lui.
“Sono felice per voi.” sospirò Valentina.
“Ti lascio il mio numero. Magari potremmo incontrarci e bere
un caffè insieme, qualche volta.” sorrise lui.
Valentina lo guardò come se fosse un marziano: possibile che l’uomo in
carriera fosse tanto tonto da non aver compreso che lei non avrebbe mai voluto
rivederlo, nemmeno sotto tortura.
“Grazie” rispose con un sorriso finto..
“Devo correre via altrimenti perderò il treno. A presto,
Valentina.”
Lei lo salutò con un finto tonto affabile, del resto sua
madre le aveva insegnato un po’ di educazione e tornò alla sua lettura.
Anna stava finendo di preparare le valige mentre Giorgia
scuoteva la testa energicamente,
osservandola.
“Non capisco per quale motivo tu debba complicarti la vita.”
disse.
“Ti riferisci al maglione blu che ho deciso di mettere in
valigia?” domandò la ragazza, fingendosi innocente.
“Credo che tu abbia ben chiaro di chi io stia parlando. Non
sei stupida. Non me ne importa nulla del tuo maglione. Mi chiedo solo perché
quello sciocco del tuo capo scout abbia chiesto a Marco di partire con voi per
il campo estivo. Il tuo bel prete non ha
deciso di lasciare il seminario per un po’?” domandò Giorgia, scuotendo di
nuovo la testa.
“ Non c’entra nulla. Proprio nel momento del bisogno c’è
bisogno la necessità di avere degli
amici accanto. Inoltre, vorrei ricordarti che, se non fosse stato per Marco, io
e altre trenta persone saremmo morte bruciate. Mi pare che tu dovresti essergli
grata per aver salvato la vita della tua migliore amica.” Anna osservò per
l’ennesima volta Giorgia scuotere la testa.
“Ne parli come se fosse stato un eroe, quando ti ricordo che
è per colpa sua se tu sei finita a Bologna. Inoltre hai un fidanzato che ti
adora anche se momentaneamente è lontano.
“Grazie Giorgia per avermelo ricordato.” il tono di Anna
divenne sarcastico. Era chiaro che non aveva dimenticato Andreas, ma la
lontananza poteva essere la mannaia per il loro rapporto.
In realtà Marco si era rivelato molto utile durante
l’incendio che aveva devastato il campeggio dove si trovavano lei e gli altri
scout. Mentre accendevano il fuoco per iniziare a cucinare infatti, qualcosa
era andato storto e un incendio era divampato, favorito dalle sterpaglie. Marco
si era messo a capo di tutto il gruppo, che aveva spento il fuoco prima
dell’arrivo dei pompieri. Quella volta e per la prima volta nella sua vita,
Anna aveva avuto paura di morire.
“Andrò a Bologna e non rivedrò Marco fino a Natale. Per
allora lui sarà diventato un sacerdote e
Andreas ed io saremo usciti dalla piccola crisi che stiamo vivendo.”
spiegò a Giorgia.
“Sto pensando di trasferirmi anche io a Bologna. Mi piacerebbe vivere con te e le tue
coinquiline. Siete degli esempi di pazze scatenate che mi piacerebbe studiare
da vicino. Inoltre mi manchi; mi sento
tanto sola senza di te.” sospirò l’amica.
Anna l’abbracciò. “Ma se sei diventata una delle ragazze più
popolari della facoltà. Hai tanti amici e sei sempre in giro a divertiti. Non
credo che resisteresti molto a Bologna.” le spiegò.
“Non sottovalutarmi. Porterei altro caos nelle vostre vite
disordinate. Con voi non mi annoierei mai.” Anna le sorrise. Poteva anche
essere piena di dubbi sulla sua vita sentimentale, oppure trovarsi lontana
chilometri da casa e dalla sua migliore amica, ma con Giorgia vicino si sentiva
sempre al sicuro e compresa.
A Reggio Calabria la nausea non dava tregua a Chiara, che
non sapeva spiegarsi il motivo di un simile malessere. Si sdraiò sul letto e
sperò di sentirsi presto meglio, visto che l’indomani lei e il fidanzato
sarebbero dovuti tornare a Bologna.
Nella stanza entrò Guglielmo, carico di opuscoli, che lasciò
cadere sulla scrivania.
“Non saranno per caso dei volantini legati a viaggi che non
potremo mai permetterci di fare?” domandò lei, osservandolo dubbiosa.
“Sto pianificando il nostro futuro. In realtà ho preso
spunto da Andreas. Potremmo cercare di dare una svolta alla nostra vita.
Pensavo che potremmo andare a studiare negli Stati Uniti. Siamo i migliori del
corso di ingegneria. Sto faticando tanto e desidero realizzarmi nella vita.” le
spiegò.
Chiara cercò di alzarsi ma sentiva che la testa le stava
girando come un vortice. Stava male ma Guglielmo, preso dai suoi progetti,
sembrava non essersene nemmeno accorto.
“Credo che ci stiamo costruendo un futuro pieno di
prospettive a Bologna. Sono certa che avremo molte opportunità di trovare un
buon lavoro dopo la laurea.” disse lei.
Ma dallo sguardo che le rivolse Guglielmo, si rese conto che
in realtà per lui quello che stavano costruendo a Bologna non era più
abbastanza.
Il giorno dopo la sua gita a Venezia, Valentina fu svegliata
da una euforica Angelica, che in cucina stava aprendo la confezione di un
ciambellone che aveva comprato al supermercato, per poi posizionare il dolce su
un enorme piatto elegante.
“Cosa stai facendo?” le domandò.
“Stiamo per portare un ciambellone fatto in casa ai nostri
nuovi vicini. Sono due fratelli, un maschio e una femmina e sono proprio
nell’appartamento difronte al nostro. Noi faremo un comitato di benvenuto. I
dolci fatti in casa sono sempre un modo per socializzare con i vicini.” le
spiegò Angelica, che in quel momento sembrava uscita da uno dei telefilm amati
da Anna.
“Ma quel dolce non è stato fatto in casa. Lo hai preso al
supermercato.” le fece notare Vale.
“Non guardare troppo per il sottile. Il gesto è ciò che
conta. Inoltre io non ho mai cucinato nulla in vita mia, e Chiara tornerà solo
questa sera. Lei sa fare i dolci, io so solo mangiarli.” Il sorriso furbo di
Angelica spinse Vale a ricordarle che aveva un fidanzato di nome Michele.
“Infatti non è per me che questo comitato di accoglienza è
stato ideato. Ma per te. Fatti bella, che andremo dai nostri nuovi vicini.” le
urlò Angelica, mentre Valentina tornava sconsolata nella propria stanza.
Dieci minuti dopo Angelica trascinò Vale fuori
dall’appartamento. Le due amiche attraversarono il pianerottolo e suonarono
alla porta dei loro nuovi vicini. Per la seconda volta nel giro di soli due
giorni, Valentina chiese : “ Martin Serrano, che cosa ci fai qui?.
Aveva gettato il biglietto con il suo numero di telefono nel
primo cassonetto per i rifiuti che aveva trovato, ma era stato tutto inutile.
Martin Serrano era il suo nuovo vicino di casa.
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