Daniele era chiuso da ore in camera, piegato sui libri ma gli occhi osservavano distratti le pagine.
Quel pomeriggio avrebbe avuto la partita di pallone più importante della stagione e quelle
pagine gli parevano insignificanti.
Passarono altre due ore ma non aveva inciso nella memoria nemmeno una parola. Chiuse il libro e si gettò sul letto.
La Selinese era riuscita, dopo anni, a raggiungere la seconda posizione in classifica e quella partita, contro la capolista, sarebbe valsa la vetta.
Daniele, studente al quarto anno di liceo, sognava di diventare, un domani, insegnante.
Ma il talento del calciatore, anno dopo anno, gli scombussolò un po' i piani; fisicamente era più slanciato e atletico di tanti amici e compagni di squadra e possedeva un piede particolarmente
preciso e potente.
La Selinese, squadra del suo paese, anni prima, decise di proporgli un contratto di cinque anni, sapendo di aver fatto l’acquisto più azzeccato degli ultimi anni. Difatti solo in due anni, con i
suoi goal e quelli del suo amico Genny, trascinò la squadra nella zona più alta della classifica,
senza riuscire a raggiungere la promozione. Quell’anno puntavano prepotentemente al grande obiettivo.
La partita successiva sarebbe stata proprio contro la prima classificata ed erano pronti a svolgere la partita migliore degli ultimi anni.
I pensieri su quella partita accompagnarono Daniele per altri minuti, finché...
« Forza Dany, devi andare allo stadio! Svegliati» gli ricordò sua madre, Serena, sbucando da
dietro la porta. Sua madre, una giovane trentasettenne, lavorava come maestra in una scuola dell’infanzia; il figlio, Daniele, aveva ereditato da lei la passione per l’insegnamento.
Si alzò, si sistemò e preparò il borsone.
« Tu mamma vieni a veder la partita?» chiese il ragazzo alla madre.
« Certo, mi sono mai perso una sola partita, in “casa”?» rispose, facendogli un sorriso.
Aveva ragione. Daniele giocava nella sua squadra da cinque anni e lei non si era mai persa una sola sfida di campionato giocata nello stadio del paese. Ora che aveva compiuto diciassette
anni, ed era stato inserito nella squadra del paese, stava vivendo un periodo magico della sua vita. Solo un mese prima era stato adocchiato da un signore che, secondo voci circolanti in
paese, cercava nuovi talenti e lo stesso uomo gli aveva fatto intendere esplicitamente che se avesse raggiunto quota quindici goal, e la sua squadra avesse conquistato l’eccellenza, avrebbe parlato di lui ai “piani alti”.
« Sono molto orgoglioso e fiero di te, Daniele, ma non scordarti la scuola» si raccomandò un po' di giorni prima sua madre, quando Daniele le raccontò dell’incontro con quel signore.
Aveva ragione, ma quell’osservatore aveva infuso in lui una carica emotiva tanto forte da aver perso la voglia di studiare.
Salirono in auto e risalì il breve vialetto per poi uscire dal cancello.
Il tratto di strada che separava la loro casa dallo stadio era breve e in pochi minuti ci giunsero.
La tribuna era colma di tifosi schiamazzanti; mentre si incamminava verso gli spogliatoi fece scorrere lo sguardo sui tifosi seduti, in cerca di quell’uomo, quando ad un tratto i due sguardi si
incontrarono e il cuore mancò un colpo.
Eccolo... era li per lui, per osservarlo, non poteva fallire!
« Daniele, so che c’è quel signor Arbettoli ad osservarti. Mi raccomando, ti voglio determinato» lo spronò il Mister dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
« Farò del mio meglio, Mister» rispose lui, mentre si legava le stringhe degli scarpini.
« Su ragazzi, andiamo!» li richiamò l’allenatore e, in fila, uscirono dallo spogliatoio.
l’entrata in campo della squadra venne accolta dai tifosi con un forte applauso.
In prima fila, scatenatissime, alcune ragazze gridavano parole d’incoraggiamento ai loro
fidanzati.
Ad un tratto si sentì gelare. Un brivido lo percorse da cima a fondo, fino ad arrivare al cuore.
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